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Le nuove leve dei clan di Isola dal fascino per le affiliazioni al distacco da antiche regole. Nel carcere di Crotone 5 “battesimi” a sabato
ISOLA CAPO RIZZUTO – Da una parte, un’evoluzione delle dinamiche criminali che ormai prescindono da arcaici rituali di affiliazione. Bisogna pensare ai soldi, ai profitti illeciti, non alle “doti”, i gradi della gerarchia di ‘ndrangheta, come dice Francesco Masciari, padre di Luigi, figura emergente nei nuovi assetti criminali delineati dall’inchiesta che ha portato all’operazione “Blizzard Folgore”. Dall’altra parte, però, prevale il rispetto della tradizione con il reclutamento dei nuovi affiliati attraverso i “battesimi”. Nel carcere di Crotone, se ne registrerebbero cinque o sei ogni sabato. Oscillano tra modernità e tradizione le nuove leve della complessa galassia delle cosche di Isola Capo Rizzuto.
LE INTERCETTAZIONI
Francesco Masciari, che non è un giovane, in una conversazione intercettata sottolineava che in questo periodo non sarebbe opportuno farsi affiliare. E il suo interlocutore, Carlo Alberto Savoia, evidenziava che molti ragazzi si erano rivolti a Salvatore Nicoscia perché li “battezzasse” ma lui si sarebbe rifiutato offrendosi comunque di proteggerli. I due osservavano che le attuali affiliazioni avvengono in maniera più blanda. E che la caratura criminale dei nuovi affiliati è di basso spessore.
IL PROTOCOLLO
In un altro brano, Vincenzo Savoia farebbe menzione di affiliazioni in carcere, sottolineando l’importanza del “protocollo”. Antonio Giardino aggiungerebbe che nel carcere di Crotone i “battesimi” sono nell’ordine di cinque o sei a sabato. In molte conversazioni si rimpiange il carisma delle vecchie generazioni che garantivano l’ordine. Il lignaggio mafioso è sempre importante, secondo gli indagati. Francesco Antonio Arena si vanterebbe di essere affiliato da 15 anni, nonostante abbia poco più di 30 anni, rivendicando con orgoglio di essere figlio di Pasquale, pezzo grosso dell’omonimo clan. Mica è un “pagliaccio”, diceva.
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