Francesco Gumari
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Dalle carte di Grecale emerge che Francesco Gumari compose i dissidi tra i clan di Crotone e scongiurò un agguato al boss Megna
CROTONE – Sarebbe stato Francesco Gumari, esponente di una storica famiglia di ‘ndrangheta crotonese, a tentare di appianare i contrasti che covavano negli ambienti della criminalità organizzata e a scongiurare un progetto di omicidio nei confronti del boss di Papanice, Domenico Megna, figura egemone nel territorio stando alle più recenti inchieste antimafia. C’è anche questo nei voluminosi faldoni dell’indagine che ha portato all’operazione Grecale, con cui la Dda di Catanzaro e la Squadra Mobile di Crotone hanno sgominato una presunta organizzazione dedita al narcotraffico mettendo a segno 49 misure cautelari.
I dissidi erano tra i papaniciari e il gruppo criminale che aveva la supremazia nel quartiere Fondo Gesù, guidato da Antonio Macrì, che avrebbe manifestato il proposito di uccidere il boss. Uno degli arrestati nell’operazione, Salvatore Santoro, sembrava nutrire ammirazione nei confronti dei Macrì e proponeva di appoggiarli.
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MACCHINA DA GUERRA
Ma Gumari obiettava: «non ti mettere contro una macchina da guerra». Un riferimento all’ascesa criminale di Megna che, approfittando dello stato di detenzione dei capi delle principali organizzazioni criminali della zona, si era ritagliato un ruolo importante nella ‘ndrangheta del Crotonese e non solo. Piuttosto, il suggerimento di Gumari era quello di chiedere l’autorizzazione a Megna per rendersi autonomi riconoscendogli comunque un “fiore”.
GRECALE, LA FAMIGLIA GUMARI
Balza di nuovo all’attenzione degli inquirenti la figura di Francesco Gumari, esponente di vertice della famiglia di ‘ndrangheta che negli anni Ottanta diede vita, insieme ad Alessandro Covelli, a una fazione criminale, stanziata nel quartiere Fondo Gesù, che si contrapponeva alla cosca Vrenna, egemone nella città di Pitagora. Gumari è stato arrestato più volte per droga negli anni Novanta. Nel ’95 venne condannato dalla Corte d’Assise di Catanzaro a 25 anni di reclusione, insieme ad Alessandro Covelli, per l’omicidio di Vittorio Cazzato, figlio di Egidio, elemento di vertice della cosca Vrenna.
Nel 2008 venne coinvolto nell’operazione Herakles. Gumari, in particolare, già all’inizio degli anni Novanta avrebbe avviato un fiorente traffico di stupefacenti a Bologna, dove era emigrato. Tramite corrieri di fiducia faceva arrivare fiumi di droga a Crotone, nella piazza di spaccio del Gesù, come raccontano almeno tre collaboratori di giustizia. Antonio Macrì era uno dei suoi uomini di fiducia, insieme a Luciano Vaccaro e Pasqualino Trusciglio, suocero di Maurizio Valente. Proprio quest’ultimo è indicato come il capo della nuova organizzazione sgominata l’altra notte con la maxi retata.
GRECALE, LA PAX MAFIOSA E L’INTERVENTO DEI GUMARI PER SVENTARE L’AGGUATO A MEGNA
Proprio i Gumari avrebbero riappacificato i Macrì con i Megna. Anche se Antonio Macrì diede il benecplacito a differenza di Salvatore Macrì, che non aveva inteso accettare la pax mafiosa. Torna in auge, dunque, Francesco Gumari, detto Amsterdam. Prima muovendosi sotto traccia e poi alzando il tiro. Avrebbe percepito 2mila euro per ogni partita di narcotico e pur essendo la somma esigua non aveva accampato pretese. Almeno fino a quando Pasqualino Trusciglio non spese il suo nome, una volta “convocato” dai papaniciari per avere una quota della droga. Trusciglio avrebbe obiettato che una parte dei proventi dei traffici andava a Gumari. A quel punto lui impose un aut aut. Interrompere la fornitura o aumentare la sua quota. Alla fine Gumari scelse la seconda opzione.
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