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Uomini del Gico

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Intesa siglata tra la mafia garganica e le cosche di ‘ndrangheta degli Arena di Isola e dei Pesce-Bellocco di Rosarno


ISOLA CAPO RIZZUTO – Alleanza siglata in carcere tra la mafia foggiana e la cosca Arena di Isola Capo Rizzuto. Ma il clan dei Li Bergolis operante in territorio garganico era vicino anche ai Bellocco di Rosarno. Sono diversi i punti di contatto tra alcune delle famiglie più potenti della ‘ndrangheta e l’organizzazione mafiosa attiva da decenni nel territorio di Monte Sant’Angelo, Vieste e Manfredonia sgominata dalla Dda di Bari con una quarantina di arresti messi a segno nell’ambito dell’operazione “Mari e monti”. Dalle carte dell’inchiesta emerge che uno degli affiliati pugliesi, Matteo Pettinicchio, suggerisce al coindagato Enzo Miucci di allontanarsi dal Gargano e di affidarsi ad uno dei suoi conoscenti calabresi che avevano dato disponibilità ad accoglierlo a Isola. Il riferimento è alla famiglia Arena e, forse, alla disponibilità ad ospitare un esponente della mafia foggiana in un villaggio turistico controllato dalla cosca isolitana.

ACCORDO TRA MAFIA GARGANICA E COSCA ARENA DI ISOLA: LE INTERCETTAZIONI

 «Ha detto può stare pure ad una parte tranquilla, ad Isola Capo Rizzuto… ha detto lo facciamo stare là … tutta roba nostra, stanno le persone così… quello che gli serve … ha detto lo mandiamo a prendere sopra l’autostrada, lo prendono e se lo portano… ed ha detto ce la vediamo tutto noi, basta che mi dite di sì, ha detto che state a casa nostra», direbbe Pettinicchio.

E Miucci: «è arrivato una decina di giorni dopo di me questo ragazzo a Foggia, Giuseppe Arena, un bel ragazzo… è la famiglia Arena… la famiglia Arena, teneva il bar, un bravo ragazzo, sistemato ed educato…. il padre sta al 41». Pettinicchio precisa che «questo tiene il villaggio ad Isola Capo Rizzuto, di un parente che lui è il padrone, un bravissimo, bravissimo cristiano veramente serio… è venuto pure nelle zone nostre, una bravissima persona… questo ha detto davanti a tutti quanti, ha detto fammelo sapere, lo portiamo nelle zone nostre, ce la vediamo tutto quanto noi».

LA CORRISPONDENZA E IL “PRESIDENTE”

A suggellare queste conclusioni anche la corrispondenza, presso il carcere di Lanciano, tra Pettinicchio e Francesco Arena, figlio di Carmine, vittima di un attentato compiuto con l’utilizzo di un bazooka nell’ottobre 2004. Ma la corrispondenza era anche con altri esponenti delle cosche, tra i quali personaggi di spicco della famiglia Bellocco di Rosarno.

Da altri procedimenti penali erano già emersi legami tra i Li Bergolis e le cosche calabresi. Ma sono riemersi contatti con i Pesce-Bellocco attivi nella Piana di Gioia Tauro e in Piemonte in quanto, attraverso Luca Fedele detto “il presidente”, uomo di spicco dei calabresi nei traffici illeciti a Torino, i pugliesi intrattenevano rapporti con Fortunato e Benito Palaia, quest’ultimo coniuge della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce.

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