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Riprese di videosorveglianza degli indagati

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Operazione Nemesis, le indagini dei carabinieri dal presunto patto con i clan ai “favori” per appalti e assunzioni


CASABONA – «Dopo le elezioni facciamo quello che dobbiamo fare». Lo diceva il sindaco Francesco Seminario, noto esponente del Pd, tra i dieci arrestati nell’ambito di un’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha fatto luce sul presunto voto di scambio politico-mafioso alla base delle elezioni da lui stravinte nell’ottobre 2021 con oltre il 60 per cento dei consensi. Seminario è finito in carcere; ai domiciliari, invece, è finito l’assessore allo Sport, Spettacolo e Turismo del Comune, Anselmo De Giacomo, mentre tra gli indagati non sottoposti a misure cautelari ci sono il vicesindaco Leonardo Melfi e il consigliere comunale Vincenzo Poerio, all’epoca dei fatti direttore di un istituto di credito a Catanzaro.

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Tra gli otto finiti in carcere ci sono presunti affiliati alla ‘ndrina dei Tallarico, articolazione a Casabona del “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, i cui tentacoli si erano già allungati sul Comune tanto da determinare lo scioglimento per infiltrazioni mafiose nel 2018, alcuni mesi dopo la mega operazione “Stige”. In cambio di denaro, ma anche e soprattutto di appalti e assunzioni, la ‘ndrangheta avrebbe garantito un pacchetto di voti alla lista “Ripartiamo” che candidava a sindaco Seminario.

Operazione Nemesis, l’hanno ribattezzata, quella messa a segno dai carabinieri del Nucleo investigativo di Crotone che, su disposizione del gip distrettuale di Catanzaro Arianna Roccia, hanno portato otto in persone in carcere e due ai domiciliari. Sono in tutto 14 gli indagati nell’inchiesta coordinata dal procuratore distrettuale vicario Vincenzo Capomolla e dai sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino.

OPERAZIONE NEMESIS, IL PATTO COL CLAN

Di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio sono accusati, in particolare, oltre al sindaco e all’assessore con delega allo Sport, anche Carlo Mario Tallarico, presunto reggente della ‘ndrina, uno dei presunti affiliati, Luigi Gagliardi, e il presunto intermediario con la politica Francesco De Paola. Gagliardi, per conto del clan, avrebbe raccolto i voti nella frazione Zinga, dove risiede l’assessore, e De Paola avrebbe mantenuto i contatti col sindaco che, una volta eletto, avrebbe favorito la “famiglia” di ‘ndrangheta. La ‘ndrina, dal canto suo, avrebbe rassicurato Seminario che un parente di Tallarico non si sarebbe candidato nello schieramento opposto, “Il Bene in Comune”, capeggiato dal candidato Domenico Capria, in modo tale da spostare pacchetti di voti a sostegno del sindaco poi eletto.

ASSUNZIONI, FAVORI E APPALTI

Il sindaco si sarebbe impegnato così a garantire l’assunzione di uno degli arrestati, Giuseppe Pullerà, ritenuto esponente del clan, presso la Tecnew srl, esercente l’attività di raccolta dei rifiuti per il Comune, così come quella della compagna di un altro affiliato quale addetta alle pulizie dei locali dell’ente che peraltro all’epoca del Covid era sfornita di green pass non essendosi sottoposta a vaccinazioni. Tra gli assunti al Comune anche l’ingegnere Francesco Alessio, figlio di Domenico Alessio, il capoclan ucciso nella strage del giugno ’96.

Favoritismi poi alla Edil Tallarico di Ludovico Tallarico, figlio di Carlo Mario, ritenuta impresa di riferimento del clan, alla quale il sindaco avrebbe consentito di operare in area Pip pur avendo a suo tempo la commissione straordinaria del Comune dichiarato la decadenza di una convenzione. Tra le contestazioni a Seminario anche l’assegnazione di un alloggio popolare a un esponente del clan e l’impegno, insieme al vicesindaco, per evitare sanzioni dopo il rinvenimento di un allaccio abusivo alla rete elettrica presso il cantiere della ditta dei Tallarico. Impegno, quello del sindaco, volto anche ad agevolare la costituzione di una coop in seno al Comune che poi assunse un affiliato.

Dalle contestazioni al sindaco e al capomafia, emergerebbe l’interesse di Tallarico ad accaparrarsi nuovi appalti nonostante l’estromissione dalla white list dell’azienda della Prefettura di Crotone dopo l’operazione Stige. Seminario si sarebbe mostrato disponibile a intercedere presso il prefetto. Di rilievo, dal punto di vista investigativo, viene ritenuta la conversazione nel corso della quale Tallarico e l’ex vicesindaco Domenico Cerrelli (coinvolto nell’operazione Stige) parlano del precedente sindaco, Natale Carvello, come quello che “non ha saputo fare un c….” mentre Seminario “sa giostrare più di lui”.

TENTACOLI SULL’AGRICOLTURA E NARCOTRAFFICO

Interesse del clan anche per il settore della lavorazione della paglia e del fieno. Un settore controllato dalla cosca Giglio prima dell’operazione Stige, ma sarebbe emersa una spartizione di territori e a Casabona l’affare sarebbe monopolizzato dal presunto reggente del clan e dai figli Sergio e Ludovico.

Luce anche sul traffico di stupefacenti. La “piazza” locale veniva gestita dal clan e non erano ammessi spacciatori al dettaglio. “Dobbiamo fare spaventare questo ragazzo che non ci deve ventre qua”.

NEMESIS, DAL PATTO CON IL CLAN AGLI “INFEDELI”

L’egemonia della cosca sarebbe stata rafforzata da pubblici ufficiali infedeli. Da alcune intercettazioni sarebbe emerso l’asservimento al clan di un brigadiere dei carabinieri e di un luogotenente in pensione della Guardia di finanza. Sarebbero stati a disposizione del clan. Addirittura, il carabiniere definiva un militare, evidentemente non colluso, come uno “dell’altra sponda”.

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