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L’immobile sequestrato era il quartier generale dei traffici

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Inchiesta su un gruppo rom, sequestrata la villa dell’indagato chiave, generato un asse della droga tra Crotone e San Luca: la Dda chiede 21 arresti, il gip decide dopo 1 anno: «Esigenze cautelari inattuali»


CROTONE – La Dda di Catanzaro aveva chiesto un anno fa 21 arresti per un vasto traffico di stupefacenti ad opera di un gruppo organizzato, di matrice rom, che si approvvigionava a Napoli, San Luca e nel Catanzarese ma il gip distrettuale Luca Bonifacio si è pronunciato soltanto ora: non disponendo le misure per inattualità delle esigenze cautelari, poiché i fatti risalgono al 2019, ma riconoscendo in toto la gravità indiziaria.

Alla fine, le 500 pagine di cui si compone la richiesta della Dda, firmata dall’allora procuratore distrettuale Nicola Gratteri e dai sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino e frutto degli esiti di un’articolata indagine compiuta dai carabinieri della Sezione operativa della Compagnia di Crotone, ha portato comunque al sequestro della villa del 48enne Massimino Berlingieri, figura chiave dell’inchiesta. L’immobile era il quartier generale dei traffici.

Tutto inizia nel marzo 2019, quando venne fermato a Crotone, dopo un incontro con Bevilacqua, il napoletano Guido Milucci. Non è un caso che i due siano poi finiti al centro di un’inchiesta della Dda di Napoli che, nel febbraio scorso, ha messo a segno l’operazione Cocaine Valley che ha visto l’arresto di entrambi. Milucci, durante quella trasferta a Crotone, sarebbe stato peraltro arrestato dalla Guardia di finanza di Crotone che lo trovò in possesso di quasi dieci chili di hashish nella sua auto. Il ruolo di Berlingieri sarebbe stato quello di rivendere la droga sul mercato calabrese dopo averla acquistata dalle “staffette” napoletane.

LE INDAGINI DEI CARABINIERI E LA SCOPERTA DEL NUCLEO ORGANIZZATO

I carabinieri trassero da quei contatti con il napoletano Milucci l’input per indagare sul versante crotonese dei traffici. Scattarono le intercettazioni e venne fuori che Berlingieri sarebbe stato al centro di una serie impressionanti di cessioni di stupefacenti ma anche a capo di un nucleo organizzato, che utilizzava un gergo criptico per eludere le intercettazioni. La droga era chiamata, allusivamente, “schedina”, “ricarica”, “biglietti per giostre”, e la conferma ai sospetti degli investigatori è venuta dalle videoriprese che inquadravano la villa poi sequestrata. Numerosi gli episodi di compravendita che si materializzavano davanti al cancello ma anche quelli di occultamento degli stupefacenti. L’immobile, infatti, era il punto di raccolta dei sodali ai quali Berlingieri impartiva ordini, ma anche un luogo di accoglienza dei fornitori. Dai dialoghi intercettati emergevano peraltro discussioni sui pagamenti di debiti pregressi.

A parte il ruolo di vertice di Berlingieri, il gip rileva, avvalorando gli esiti dell’attività investigativa, anche l’esistenza di due sottogruppi operativi che facevano capo anche ad Antonio Manetta, anche lui in posizione verticistica. Dopo l’arresto di Berlingieri nel giugno 2019, gli sarebbe subentrata, con ruolo di organizzatrice, la moglie Romina Manetta. Alla fine è lo stesso gip che, pur non disponendo gli arresti, riconosce la capacità del presunto gruppo criminale di «far convergere nel quartiere crotonese di Acquabona significative quantità di stupefacente».

CROTONE, STRUTTURATO UN ASSE DELLA DROGA ANCHE CON SAN LUCA

Tre i canali di approvvigionamento. Quello napoletano, come emerge anche dai colloqui carcerari tra marito e moglie che commentano l’arresto di Milucci; quello di Sellia Marina, anche questo avvalorato da intercettazioni e rinvenimenti consistenti di droga; quello di San Luca, dove l’indagato chiave compiva numerose trasferte. Là andava per “ambasciate buone”, come svelava ai sodali. Ma erano anche i sanlucoti ad andare da lui. Davanti al cancello dell’abitazione è stata monitorata l’auto intestata ad Antonia Giorgi, moglie di Antonio Giampaolo detto Escobar, ritenuto vicino alla ‘ndrina dei Nirta e inserito in un traffico internazionale di stupefacenti nel Venezuela, dove fu arrestato nel 2001 dopo 12 anni di latitanza. Nell’auto c’era suo figlio Giampaolo Bruno, entrato a casa di Berlingieri mentre l’uscio era presidiato da “vedette”.

Due giorni dopo Berlingieri fu arrestato per il possesso di due chili di cocaina (la sostanza era occultata in un bidone sotterrato accanto a un pollaio).
A conferma di un legame coi sanlucoti ci sono dichiarazioni spontanee rese nel 2020 dallo stesso Berlingieri, che ammetteva di avere un debito con la famiglia Giorgi. Del resto, il collaboratore di giustizia Francesco Oliverio rivela che uno dei canali di approvvigionamento di Domenico Berlingieri detto “Terranostra”, fratello di Massimino e considerato esponente di spicco della criminalità rom, era appunto Sebastiano Giorgi di San Luca. Un altro elemento che deporrebbe per contatti consolidati tra il gruppo rom crotonese e l’aristocrazia della ‘ndrangheta.

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