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L’ingresso del villaggio turistico “Il Tucano”

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ISOLA CAPO RIZZUTO – I tentacoli sul turismo ricrescono anche se li spezzi. Sono un po’ come la coda delle lucertole. Nonostante le condanne divenute definitive da oltre dieci anni, una nuova inchiesta della Dda di Catanzaro avrebbe fatto luce sull’ennesimo sistema di imposizioni di guardianìa, assunzioni e appalti al villaggio Tucano, e nomi e cognomi di condannati di un tempo e indagati di oggi ricorrono.

La novità stavolta è che assieme a presunti esponenti della cosca Arena, che storicamente, e sin dai tempi della sua costruzione, controlla il Tucano, tra gli inquisiti c’è anche un amministratore del villaggio. Il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Pasquale Mandolfino hanno fatto notificare un avviso di conclusione delle indagini a Emilio Candigliota, di 59 anni, di Crotone, e agli isolitani Paolo Lentini (64), Francesco Scerbo (57) e Romolo Scerbo (60), gli ultimi due fratelli. Francesco Scerbo è stato assolto e Romolo è stato condannato nel processo conclusosi nel 2012. Sono accusati, insieme ad altre persone per cui si procede separatamente, di aver fatto parte di un’associazione mafiosa dedita al controllo delle attività economiche all’interno del Tucano, letteralmente nelle mani del clan.

Dalla vigilanza alla pulizia degli spazi condominiali, dal giardinaggio alla cura della spiaggia alla gestione del bar attraverso imprese gestite dagli indagati o presso cui erano assunti, gli indagati avrebbero depauperato le casse del villaggio. Lo schema ricalca quello dell’inchiesta che nel giugno 2009 portò a una retata perché a spolpare il Tucano ci sarebbe sempre la famiglia Scerbo, costola della cosca Arena, con al vertice Francesco Scerbo, figlio di Vincenzo, già custode dei terreni su cui fu costruito il villaggio nel 1989, ucciso nel 1991 in un agguato di mafia proprio là dentro e fratello di Romolo, che fu arrestato nel blitz del 2009 insieme ad altri congiunti. Paolo Lentini, quale gestore di fatto di una ditta che costruisce edifici residenziali e svolge lavori di tinteggiatura e giardinaggio, avrebbe imposto al condominio la propria impresa per la pulizia del verde negli anni dal 2013 al 2016.

Romolo Scerbo, invece, avrebbe imposto al condominio, ovviamente col placet della cosca, l’affidamento di servizi di cura dell’edilizia e di gestione del bar sulla spiaggia. Il ruolo dell’amministratore Candigliota sarebbe stato quello di mantenere contatti con componenti delle famiglie Scerbo e Lentini assegnando loro servizi senza preventivamente consultare i condomini in assemblea oppure presentando loro fittizi preventivi gonfiati di concorrenti in modo che la scelta ricadesse sulle imprese del clan.

Stando alle accuse, Francesco Scerbo pare che addebitasse a Angelo Fabiano, amministratore della Tucano immobiliare srl e del condominio, la responsabilità degli arresti dei suoi parenti e nel periodo immediatamente successivo alla retata del 2009, prospettandogli un chiaro pericolo qualora non fossero state soddisfatte le pretese del clan, lo avrebbe costretto a mantenere con contratti prima periodici e poi stabili, quali addetti alla guardianìa, altri esponenti della famiglia Scerbo. Il danno è stimato in quasi due milioni di euro, e si riferisce agli emolumenti per l’attività “lavorativa” svolta dal 2009 al 2020. Gli addetti, però, più che lavorare si allontanavano dalla struttura turistica che subiva continui danneggiamenti, eventi, sempre secondo l’accusa, funzionali a giustificare la necessità delle loro “prestazioni”.

Ancora, Francesco e Romolo Scerbo e Candigliota sono accusati di estorsione ai danni del condominio. All’assemblea del 28 giugno 2015, infatti, avrebbe preso parte lo stesso Francesco Scerbo, che ai condomini avrebbe prospettato conseguenze negative qualora fossero state coinvolte imprese concorrenti alla sua Sce.Fra. srls che si sarebbe accaparrata i servizi di giardinaggio grazie a un ribasso immediato e strategico. La Dda aveva chiesto misure cautelari respinte dal gip distrettuale ma è già stato fissato l’appello dinanzi al Tribunale del riesame.

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