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Una pensione di invalidità a un esponente di una delle cosche di ‘ndrangheta e una raccomandazione in cambio di voti, ecco l’accusa a Tesoriere

CROTONE – Una pensione di invalidità a un esponente di una famiglia di ‘ndrangheta e una raccomandazione di peso a una candidata all’esame per l’abilitazione alla professione forense. In cambio di voti. C’è anche un filone politico nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’operazione “Garbino”, coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalle Squadre Mobili di Catanzaro e Crotone contro le cosche di Isola Capo Rizzuto e che vede al centro delle accuse l’avvocato crotonese ed ex assessore regionale e comunale Ottavio Tesoriere.

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UNA PENSIONE IN CAMBIO DELL’APPOGGIO DELLE COSCHE: LE ACCUSE A TESORIERE

In occasione delle consultazioni elettorali regionali del 3 e 4 ottobre 2021, Fabrizio Pullano, presunto esponente dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta del gruppo di cosche attive ad Isola, avrebbe assicurato il sostegno elettorale a Tesoriere, candidato consigliere nella Circoscrizione V Centro con la lista “Forza Azzurri”, a sostegno del presidente Occhiuto, in cambio della possibilità di far ricevere a un suo figlio una pensione di invalidità, in passato percepita e che di recente gli era stata negata. L’intercessione sarebbe stata con il consulente tecnico nominato dal Tribunale di Lamezia Terme chiamato a decidere sul ricorso avverso il provvedimento di diniego della concessione dell’assegno assicurativo da parte dell’Inps. L’impegno sarebbe stato assunto nel corso di una riunione svoltasi nell’agosto 2021 a Isola.

Tesoriere si sarebbe anche impegnato a procurare lavori di appalto e incarichi mettendosi a disposizione per ogni evenienza a fronte della promessa, da parte di Fabrizio e Pasquale Pullano, di procacciargli preferenze nel territorio di Isola Capo Rizzuto e dintorni, «attraverso il ricorso a metodica di intimidazione mafiosa – correlata alla loro appartenenza a una consorteria attiva e notoria nel territorio – foriera di condizionamento della volontà dell’elettorato attivo, nei territori di Isola Capo Rizzuto, Papanice e Rocca di Neto, interpellando anche Domenico Megna, capo del locale di Papanice e legato anche alla ‘ndrina rocchitana», è detto nel capo d’accusa. L’ipotesi è quella di voto di scambio politico-mafioso. Fabrizio Pullano, del resto, è il fratello di Giuseppe, allora detenuto nell’ambito del processo Jonny.

NON SOLO UNA PENSIONE AD ESPONENTI DELLE COSCHE E NON SOLO TESORIERE NELL’OCCHIO DEL CICLONE

Ma non finisce qui. Spunta un altro indagato eccellente poiché Tesoriere, interloquendo con la crotonese Maria Alosa, allora aspirante avvocatessa, le avrebbe promesso di avvicinare il presidente della sotto-commissione di esami della Corte di Appello di Catanzaro per l’abilitazione alla professione forense, che avrebbe valutato, nella prova orale, la posizione della candidata, in cambio della promessa di voti di persone a lei legate. A parte la presunta violazione della legge elettorale contestata a Tesoriere ed Alosa, c’è un’ipotesi di abuso d’ufficio e falso ideologico di cui deve rispondere, in concorso con i due, il noto avvocato catanzarese Vincenzo Ioppoli.

Nella sua qualità di pubblico ufficiale, su indicazione di Tesoriere, che lo avrebbe appunto avvicinato per chiedere un suo intervento per assicurare il superamento della seconda prova orale dell’esame di abilitazione di Alosa, dopo avere acconsentito alla richiesta, si sarebbe fatto consegnare un appunto con l’indicazione degli argomenti sui quali si sarebbe incentrata la seduta.

Quindi, in sede di esame, Ioppoli avrebbe posto le domande su buona parte degli argomenti indicatigli: usucapione e il matrimonio per il diritto civile, il matrimonio per il diritto ecclesiastico; il Governo e il rapporto tra Governo e Camere, per il diritto costituzionale; argomento strettamente legato alle indicazioni della candidata: decreto – legge e de-creto legislativo; udienza preliminare e misure cautelari per la procedura penale; autorizzazione e concessione e differenze tra i due atti amministrativi, per il diritto amministrativo, argomento questo strettamente correlato alle indicazioni della candidata (atto amministrativo). Alosa avrebbe così superato l’esame abilitandosi.

IL PRESUNTO PATTO TRA TESORIERE E LE COSCHE CON IN PALIO LA PENSIONE E I VOTI

A svelare il patto elettorale con Tesoriere sarebbe stato Fabrizio Pullano in una conversazione intercettata. Durante la conversazione si lamentava del fatto che il figlio fino al 18esimo anno d’età aveva percepito il contributo poi negato. Lui stesso, secondo la ricostruzione del procuratore distrettuale antimafia Nicola Gratteri e dei suoi sostituti Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino, riferisce che l’avvocato Tesoriere gli aveva chiesto sostegno elettorale promettendogli di interessarsi con il giudice assegnatario e con il consulente che affermava di conoscere.

Fabrizio e Pasquale Pullano, oltre a chiedere voti a Isola per l’”amico di Crotone”, si sarebbero recati presso il quartiere rom di via Acquabona, a Crotone, poco dopo essere stati nello studio legale di Tesoriere, al fine di incontrare Antonio Berlingieri, esponente di vertice della criminalità nomade, e avrebbero parlato di trasferte anche a Rocca di Neto e volantini già stampati. «Quando escono i bandi… lui è nella possibilità di fare? Quello che può dare lo deve fare», pare dicesse Fabrizio Pullano, attivissimo nel sostenere il candidato del centrodestra.

«Tesoriere di Crotone, Occhiuto è! Porta tutta la razza tua là, stai sentendo?». Fabrizio Pullano, nel consegnare i volantini, specificava che Tesoriere era un “cristiano importante”, una “persona buona” a cui “ci possiamo rivolgere sempre”, ottenendo rassicurazioni dai suoi interlocutori. I vantaggi sarebbero stati per tutta la comunità isolitana. «Portali a tua mamma…vedi a qualcun altro della tua famiglia, portali a tutti… che questo qua è un amico buono… buono… buono…votiamo a questo qua… vi mettiamo a posto a parecchi di voi».

L’ATTITUDINE DI TESORIERE A PROMETTERE ASSUNZIONI

L’”attitudine”, osservano gli inquirenti, di Tesoriere a promettere assunzioni si rileva in una conversazione captata nel settembre 2021, nel corso della quale il politico – parlando con una donna non meglio identificata – si impegnava espressamente, a fronte della promessa del voto, ad assumere familiari di lei. Chiedevano una “sistemazione”, un uomo e una donna.

E Tesoriere: «O al Consorzio di bonifica o da qualche parte te lo trovo… o a Calabria Verde…. Statevi tranquilli». Intanto l’attività di proselitismo di Fabrizio Pullano continuava perché Tesoriere aveva bisogno di almeno 5mila voti. A Rocca di Neto qualcuno gli assicurò: «noi tutta la razza nostra… non solo la razza nostra… pure altri amici, altri paesi… votano a lui … si stanno impegnando al massimo». E tra gli “amici” questo qualcuno indicava lo “zio Mico”, ovvero il boss Megna. Nelle intercettazioni si parla anche di un incontro con Tesoriere svoltosi in un ristorante a Isola, gestito da un parente di Pullano.

ELECTION DAY

Arriva il giorno delle elezioni e Tesoriere sembra ottimista. «Mi stanno mandando una marea di messaggi con le foto-grafie che mi hanno votato tutti». La performance era buona anche a Papanice. «Ma quelli di Papanice… li ho convinti quel giorno, secondo me, ci votano quelli là… quelli dei…ci votano». A Cotronei, invece, Tesoriere pensava di contare sull’apporto del “gruppo Scalise”. In realtà Tesoriere non ce la fece ad essere eletto: conseguì 1104 voti complessivamente, di cui 772 a Crotone.

IL PRECEDENTE

Dieci anni fa, alle elezioni provinciali di Crotone, Tesoriere aveva chiesto l’appoggio della cosca Mannolo di San Leonardo di Cutro. Secondo il pentito Dante Mannolo, che ne ha parlato anche nelle aule giudiziarie, Tesoriere avrebbe incontrato il padre del collaboratore di giustizia, il boss Alfonso Mannolo, al quale avrebbe promesso 20mila euro in cambio dei voti procacciati dal clan. Ma il boss respinse l’offerta perché, a dire del pentito, i voti erano stati promessi a un altro candidato.

L’ESAME

A “corollario” del presunto patto elettorale col clan, gli inquirenti menzionano l’episodio della “raccomandazione”. «Io ora mi metto all’opera per i tuoi voti», avrebbe detto, ignara di essere intercettata, la candidata all’esame per l’abilitazione forense. E Tesoriere: «cinque giorni prima, sette giorni prima, chiamami…che io vado a Catanzaro e ti faccio tutto» (probabile riferimento alla sede della Corte di Appello dove si sarebbe tenuto l’esame, ndr).

E la donna: «Ok e io ora mi metto a lavorare, a prendere i voti». In un’altra conversazione intercorsa tra la candidata all’esame, un’altra donna e Tesoriere, si discute degli argomenti che dovranno essere indicati in un fogliettino e su cui verterà la prova orale. «Diritto costituzionale, diritto costituzionale e decreto legge e decreto legislativo va bene?», chiede la diretta interessata. Ultimata la stesura dell’elenco dei temi su cui avrebbe dovuto incentrarsi l’esame, Tesoriere chiama il collega Ioppoli per fissare un appuntamento.

Quindi va a Catanzaro ma non trovando il collega concorda con lui la consegna di un plico presso la cassettina postale dello studio. In realtà, Tesoriere avrebbe inserito il plico nella cassetta dell’abitazione del legale. Dell’avvenuta consegna, Tesoriere avrebbe informato Alosa poco dopo, fornendo, sempre secondo l’accusa, rassicurazioni sul buon esito della prova che si sarebbe tenuta il giorno successivo.

E mentre la donna avrebbe manifestato apprensione per la presenza di un determinato commissario, Tesoriere rassicurava anche su questo versante perché anche questo avvocato era stato «preventivamente allertato». Agli atti dell’inchiesta c’è anche la telefonata di ringraziamento di Tesoriere a Ioppoli. «Ti avevo chiamato per ringraziarti, Enzo». «Ce l’abbiamo fatta, è andata tutto bene».

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