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Il rappresentante legale della municipalizzata di Lecco, secondo quanto emerso nell’operazione Karpanthos, assumeva uomini vicini alle cosche

PETRONÀ – I tentacoli arrivavano fino a Lecco. Nella città feudo del boss marcedusano Franco Coco Trovato, un tempo signore della Presila catanzarese e poi divenuto capo della ‘ndrangheta lombarda, i picciotti di Petronà e Cerva si sarebbero avvalsi dell’apporto del presunto concorrente esterno Beniamino Bianco, responsabile tecnico, commerciale e rappresentante legale della società municipalizzata che là gestisce la raccolta dei rifiuti, la Silea (società intercomunale lecchese per l’ecologia e l’ambiente) spa, per ottenere assunzioni.

È appena il caso di rilevare che la richiesta della Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri non è stata accolta dal gip distrettuale di Catanzaro Gabriella Pede che per Bianco non ha inteso adottare misure cautelari, a differenza di altri 52 indagati nell’ambito dell’inchiesta che l’altra notte ha portato alla maxi operazione Karpanthos. Dagli elementi compendiati dall’ufficio di Procura verrebbe fuori che Bianco si sarebbe adoperato per favorire l’assunzione di Stefano Rocca, nipote di Giuseppe Rocca, colui che in un summit svoltosi a Isola Capo Rizzuto qualcuno aveva indicato come il futuro “boss della montagna”, ma anche di altri ritenuti vicini al clan come Claudio Gentile, Vincenzo Marchio, cognato del sorvegliato speciale Vincenzo Antonio Iervasi, ed Edoardo Carpino.

Quest’ultima assunzione non sarebbe andata a buon fine in quanto la società fu raggiunta da un provvedimento di diniego d’iscrizione nell’elenco dei fornitori di beni e prestatori di servizi (la cosiddetta White List) emesso dalla Prefettura di Lecco. Secondo il gip, la condotta di Bianco non avrebbe contribuito a favorire o rafforzare la cosca Carpino in modo “causale”.

Eppure, risulta alla Dda catanzarese, Bianco, alla guida della società composta da Comuni della provincia lecchese con quota di maggioranza per quello del capoluogo, avrebbe frequentazioni con personaggi di spicco delle cosche calabresi. Nelle carte dell’inchiesta sono confluiti elementi d’indagine della Guardia di finanza di Lecco secondo cui Bianco sarebbe vicino ad ambienti della criminalità organizzata.

Sotto la lente erano finiti i suoi «rapporti personali e di carattere economico-finanziario» con una figlia di Luigi Alcaro, pluripregiudcato condannato nel processo Oversize, e con la sorella del noto boss Franco Coco Trovato, vertice indiscusso dell’omonimo clan stanziato a Lecco e sottoposto al 41 bis. La figlia di Alcaro è la compagna del Marchio assunto alla Silea. Lo stesso Marchio era stato arrestato nel febbraio 2021 con l’accusa di essere stato promotore e organizzatore di un’associazione mafiosa dedita ad estorsioni (operazione “Cardine”) ed è figlio del più noto Pierino, affiliato di spicco della cosca Coco Trovato già condannato nel processo Oversize.

Non a caso, sempre secondo quanto ricostruito nella dettagliata informativa dei finanzieri di Lecco, Bianco era stato notato al funerale di Pino Trovato, fratello del capocosca, e si intrattenne a parlare con vari pregiudicati, tra i quali colui che secondo vari collaboratori di giustizia è l’uomo di fiducia del boss, Palmerino Sacco. Per la Dda catanzarese, quella partecipazione al funerale sarebbe stata un “segno di solidarietà” in favore del clan. Ma, soprattutto, assecondando le richieste di assunzioni di uomini vicini al clan, secondo gli inquirenti, Bianco avrebbe trasformato la municipalizzata (di cui oggi è dipendente e non più rappresentante legale) del Comune di Lecco in una «succursale al Nord delle cosche della Presila catanzarese».

Insomma, Bianco sarebbe stato «uno strumento a disposizione degli associati per l’assunzione di persone a loro vicine». Sarebbe stato Giuseppe Rocca a contattarlo per far assumere il nipote Stefano e Edoardo Carpino. «Appena c’è il posto lo assume», diceva, parlando alla propria convivente, Rocca, che in un altro brano intercettato lamentava che per l’assunzione del nipote Stefano era passato un anno ma che sarebbe passato meno tempo per reclutare Carpino tra i dipendenti della Silea,e quindi annunciava che voleva invitare Bianco al ristorante o a «mangiare qua». Mentre Gentile, già assunto, esultava per il Covid da sfruttare a fin di lucro. «Allora… se entra un’altra volta il lockdown, le persone vanno in ospedale… speriamo che non vadano…non noi… il lavoro c’è… ma si triplica». E Rocca: «Lo so che voi dovete raccogliere tutte le cose dagli ospedali».

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