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Gratteri intervistato da Nuzzi sulla riforma della giustizia al Premio Caccuri

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Al Premio Caccuri Gratteri contesta la riforma della giustizia di Nordio. Il caso Palamara? «Non è cambiato nulla»


CACCURI – «Vi sembrano norme utili per combattere le mafie? Vi sembra giustizia questa?». Il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, lancia strali sul ministro Nordio e su una riforma che «in due, massimo tre anni provocherà la paralisi». Lo fa dal palco del Premio Caccuri, rispondendo alle domande di Gianluigi Nuzzi ed esaminando nei dettagli un pacchetto di misure che «ci riportano indietro», perché «rallenteranno le indagini preliminari e il processo» e sembrano essere state varate «da gente che non è mai entrata in un’aula giudiziaria». Cominciamo dalle intercettazioni.

GRATTERI AL PREMIO CACCURI, LE INTERCETTAZIONI E LA RIFORMA NORDIO

«Il telefonino che abbiamo in tasca ha un software più potente di quello che abbiamo usato per andare sulla luna. Quando Nordio dice “torniamo ai pedinamenti”, dice “torniamo indietro”. Col telefonino si possono ordinare chili di cocaina senza andare nella foresta amazzonica, si possono comprare un bazooka o il corpo di una persona, chi devo pedinare se uno fa tutto col telefonino?». Gratteri, però, vuole «sorvolare sull’indispensabilità delle intercettazioni per ottenere prove». «Parliamo di soldi, visto che Nordio ha detto che le intercettazioni costano troppo». E ricorda una recente inchiesta della Dda di Napoli che ha scoperto una banca online clandestina: «abbiamo sequestrato solo con quella operazione 280 milioni di euro, così abbiamo finanziato un anno e mezzo di intercettazioni».

Già. Perché «170 milioni costano in un anno tutte le intercettazioni che si fanno in Italia. Nordio ha approvato un listino prezzi che abbiamo costruito alla Procura di Catanzaro ed è stato già utilizzato da quelle di Napoli, Milano e via via dalle altre. Due settimane dopo va in Parlamento e dice che le intercettazioni costano troppo. Intercettare un telefono costa due euro al giorno. La polizia giudiziaria ogni giorno sequestra, a seguito di indagini con intercettazioni, banconote, ori, argenti».
E se il problema è, per usare un «termine aulico», quello dello “sputtanamento” che bisogna evitare, «ricordo che già con la riforma Orlando era impossibile per un giornalista riportare intercettazioni sulla vita privata delle persone».
Né regge la tesi delle «intercettazioni a strascico, espressione che usa qualche avvocato nelle arringhe. Che interesse ha la polizia giudiziaria di fare intercettazioni a strascico? Sono talmente pochi che non c’è personale neanche per fare le trascrizioni».

Gratteri è un fiume in piena. «Noi non toccheremo le intercettazioni su mafia e terrorismo, dice Nordio. E ci mancherebbe. Ma quando lo dice, fa una pausa. E dimentica di dire che il blocco riguarda i reati contro la PA. Ma non c’è indagine di mafie in cui non finisca in mezzo qualche incaricato di pubblico servizio o qualche rappresentante delle forze dell’ordine».

PREMIO CACCURI, LE MISURE CAUTELARI NELLE RIFORME NORDIO E I DUBBI DI GRATTERI

Due pesi e due misure, insomma. «Con le riforme degli ultimi due mesi non si potrà più arrestare una persona che riceve una mazzetta di 200mila euro. Immaginate che questa piazza sia un negozio di telefonini. E che il proprietario vende cocaina e per questo è intercettato. Arriva un politico e compra 100 grammi di cocaina, parla e gli confessa la mazzetta. Ma quella è un’intercettazione finalizzata a scoprire traffici di stupefacenti e trattandosi di corruzione non la posso utilizzare. Il politico la farà franca perché non è previsto l’arresto in flagranza. Subito dopo arriva un tossico con una bottiglia di whisky e dice che l’ha rubata al supermercato. Questa intercettazione, invece, la posso utilizzare perché è previsto l’arresto e ci sarà un processo. Vi sembra giustizia?».

«L’ultima perla – incalza Gratteri – riguarda il sequestro dei telefonini. Oggi viene fatto dal pm, il cellulare finisce in un cellophane e gli inquirenti esaminano la copia forense alla ricerca di riscontri. Dalla riforma emerge che il pm non può sequestrare quel telefono, deve farlo un giudice che impiegherà quattro, cinque giorni in più. Se l’id del mio telefonino ce l’ha un mio amico, può svuotarne il contenuto». L’ordinanza di custodia cautelare? «Deve essere firmata da tre giudici, la metà dei Tribunali calabresi è composta da sette giudici, si arriverà ad applicazioni da altri tribunali che già sono in difficoltà. Gli effetti si vedranno tra due, tre anni». Per Gratteri si arriverà alla «paralisi» del sistema giustizia.

GRATTERI AL PREMIO CACCURI, LE CRITICHE ALLA RIFORMA NORDIO SU PARTI OFFESE E BENI CONFISCATI

Ma le indagini, con queste riforme, non tutelano neanche le parti offese. «Pensate alle truffe agli anziani, per il truffatore che magari ha tre condomini si procede solo se la vecchietta fa denuncia, esponendo quella persona che magari ha paura di chi le passa davanti vestito tutto luccicante più di un carretto siciliano».
Strali anche sulla gestione dei beni confiscati. «La riforma dell’Agenzia nazionale è stata approvata in direzione contraria a quella che avevo proposto. Hanno vinto i palermitani, poi qualcuno è stato indagato. Avevo detto che quella riforma non serviva, che un giudice non è in grado di capire se un’azienda si regge sulle sue gambe, che chi amministra ha interesse a che il sequestro duri e che occorrono economisti».

NAPULE È

Il magistrato parla anche delle contraddizioni di Napoli. Appena Nuzzi gli chiede come si trova a Napoli, Gratteri la descrive come una città «piena di contraddizioni». «Napoli è una città colta, si vendono più biglietti di teatro che a Roma o Milano e ci sono salotti letterari e filosofici che non ci sono nelle altre città d’Italia. È una città viva. Ma è anche piena di contraddizioni. Dal punto di vista criminale, ho trovato tante camorre – spiega – da quella che fa le “stese”, cioè spara nel mucchio, a quella addentrata nell’imprenditoria a quella che lavora nel dark web. Per contrastare quest’ultimo aspetto ho istituito una sezione che lavora solo sul dark web».

DARK WEB

Gratteri parla molto anche dell’evoluzione tecnologica delle mafie, oggetto del suo ultimo libro scritto insieme al professor Antonio Nicaso, “Il grifone”. «Il grifone è una creatura ibrida, come lo sono le mafie». Nuzzi ricorda i 280 milioni di bitcoin già sequestrati dalla Procura di Napoli e cita le risultanze di un’inchiesta che ha scoperto una banca online con sede in Lituania che riciclava 3 miliardi e 600 milioni di euro. «Nelle nostre riflessioni io e il professor Nicaso abbiamo tentato di immaginare il futuro delle mafie», spiega Gratteri.

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KNOW HOW INVESTIGATIVO

Le mafie programmano tutto, a differenza dei politici. «Sette, dieci anni fa sapevamo che oggi avremmo avuto bisogno di anestesisti, radiologi e chirurghi. Chi è stato ministro all’epoca non ha programmato che c’era bisogno di un certo numero di specializzandi. E oggi siamo costretti a far arrivare in Italia medici albanesi e cubani».
L’amarezza di Gratteri è anche per la perdita di un know how investigativo. «Nessuno in questi anni ha programmato il futuro del Paese dal punto di vista giudiziario e normativo. Avevamo una polizia giudiziaria tra le migliori al mondo, davamo le carte su tutti i tavoli internazionali. Da sei, sette anni non è più così. I grandi cartelli internazionali, tra cui la ‘ndrangheta, sono in grado di farsi costruire da hacker piattaforme, come dei nuovi Whatsapp e Telegram, con software che buttano dopo sei mesi. Non siamo riusciti a bucare una di queste piattaforme a differenza di francesi e olandesi. È umiliante che ci chiami il procuratore di Rotterdam e ci consegni 20mila file audio in cui poi troviamo una miniera di informazioni. Così è ridotta la punta avanzata dell’investigazione in Italia, mentre Nordio dice che dobbiamo tornare indietro ai pedinamenti».

CASO PALAMARA

Gratteri affronta anche il tema della «perdita di credibilità» della magistratura, incalzato a parlare del caso Palamara. «Siamo al 36 per cento di consenso, la fiducia è dimezzata, ma ce lo meritiamo. È improprio parlare di caso Palamara, perché non è cambiato nulla ed ha pagato solo lui. Palamara era un magistrato medio, normalissimo, non era un genio. I primi anni li ha fatti a Reggio Calabria, io ero un pm della Dda, lui uditore. Dopo tre anni va alla Procura di Roma. Dopo quello che  è successo avrebbero dovuto dimettersi tutti i componenti del Csm».

BIGLIETTI

Cosa bisogna fare perché la magistratura riconquisti credibilità? La ricetta di Gratteri è semplice. Basta essere «coerenti», altrimenti «la gente ci vedrà come predicatori al vento e contribuiremo ancora di più al decadimento dell’Italia». Incalzato da Nuzzi, Gratteri rispolvera un aneddoto emblematico, quello della “restituzione” dei biglietti per la partita del Napoli. «C’era una mazzetta così di biglietti. Mi dicono: “presidente”, che dobbiamo fare?». A Napoli il procuratore lo chiamano “presidente”, chissà perché. Dico di ringraziare e di restituirli. Se fossi stato un operatore ecologico me li avrebbero mandati? Se voglio il biglietto della partita, me lo compro, lo stesso vale per quelli del teatro». Gratteri racconta anche che non ama le cene di gala a cui spesso viene invitato. «Sto meglio con una “frisa”, un po’ di formaggio e una mela, sdraiato sul divano di casa come Fantozzi». Applausi in una gremita piazza Convento.

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