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La testimonianza davanti agli studenti di San Mauro Marchesato di Rosaria Ribecco, figlia di Vincenza, vittima del femminicidio di San Leonardo di Cutro dell’8 marzo scorso
SAN MAURO MARCHESATO (KR) – «Mi chiamo Rosaria Ribecco. Ma ufficialmente il mio cognome è ancora Diletto. Otto mesi fa ho perso mia madre per mano di mio padre». È iniziata così, inframezzata da lacrime di dolore, la testimonianza toccante della figlia della vittima del femminicidio compiuto lo scorso 8 marzo a San Leonardo di Cutro dinanzi alle scolaresche raccoltesi nell’auditorium “Vitale” di San Mauro Marchesato.
Rosaria e suo fratello Domenico hanno fatto istanza per il cambio del cognome in seguito alla tragedia, ripercorsa dalla giovane il giorno dopo la prima udienza del processo in cui lei e suo fratello si sono costituiti parte civile contro il padre, Alfonso Diletto, ex marito della vittima.
«Alla vostra età ho subito violenza insieme a mio fratello ma non ho mai avuto la forza di denunciare un padre padrone che vuole comandare su tutto. Se potete fare qualcosa fatela, vivere con il rimorso di non aver fatto nulla è la cosa più brutta», ha detto Rosaria facendo riferimento all’eventualità che, forse, la tragedia si sarebbe potuta evitare. Inevitabili i riferimenti all’udienza, il cui ricordo è vivissimo il giorno dopo. «Me lo sono trovato davanti e non ho avuto il coraggio di dirgli nulla, ma mi sono reso conto di quanto una persona possa essere malvagia, mi sarei aspettato una sua parola o una lacrima, vedere un po’ di rimorso nel suo volto ma è stato impassibile. E così mi sono davvero resa conto che mia madre non c’è più».
Lo aveva detto l’assistente sociale del Comune Denise Scerbo, introducendo la manifestazione, non a caso denominata “L’amore è un’altra storia”, che l’équipe dei Servizi sociali dell’ente aveva organizzato in vista della Giornata per l’eliminazione della violenza contro la donna (la ricorrenza del 25 novembre) che «non va ricordata soltanto in una data specifica». C’era, infatti, «la possibilità di avere con noi Rosaria Ribecco e quindi di dedicare l’evento alla memoria di sua madre Vincenza».
I figli di “Cecè”, com’era chiamata la vittima nella frazione costiera di Cutro, risiedono al Nord ed erano in Calabria appunto per partecipare all’udienza dinanzi la Corte d’Assise di Catanzaro. È stata la prima uscita pubblica di Rosaria dopo il dramma dell’8 marzo scorso, una festa della donna trasformatasi in tragedia.
Gli interventi delle personalità presenti
Ma ci sono state altre voci. Il sindaco di San Mauro Marchesato, Carmine Barbuto, ha ringraziato le scolaresche, oltre che della città, di Isola Capo Rizzuto e Crotone intervenute, sottolineando che, al di là degli aspetti punitivi, «di violenza alle donne bisogna parlare sempre perché la prevenzione è più importante della repressione». Il parroco, don Luca Belcastro, peraltro in passato in servizio a San Leonardo di Cutro, attingendo alle Scritture ha spiegato che l’amore è anche «voler bene l’altra/o».
Francesca Falcone, docente e ricercatrice dell’UniCal, dopo aver spiegato meravigliosamente ai ragazzi i diversi tipi di violenza (sessuale, fisica, psicologica, economica, stalking) che implicano violazione dei diritti umani, si è soffermata sulle radici di un problema che è “culturale” e risale al «patriarcato divenuto pratica concreta». Quindi ha invitato i ragazzi a riconoscere gli stereotipi maschilisti ancora dominanti nella società e a farsi «costruttori di consapevolezza e di relazioni umane sane» perché, anche alla luce dei dati che attestano una escalation di casi di femminicidio, «oggi c’è ancora molto da fare».
Francesca Zimatore e Luca Greco, del social housing Dame, hanno illustrato la loro mission, un’attività intrapresa da chi ha “conosciuto” la violenza. Mentre il maggiore Giuseppe Del Sole, comandante della Compagnia dei carabinieri di Petilia Policastro, si è soffermato sull’importanza della denuncia e rivolgendosi a Rosaria si è detto “frustrato” e non “soddisfatto” per l’arresto del padre.
«“Perché non ce l’avete detto prima?” – ha raccontato l’ufficiale parlando alle scolaresche – Non avete idea di quante volte abbiamo detto questo a donne che ci hanno riferito violenze che andavano avanti da anni. Denunciate, altrimenti noi carabinieri vivremo ancora la frustrazione e continueremo a trovare gente stesa per terra».
Gli interventi dei ragazzi sul tema e i video da loro realizzati, insieme a un’opera donata dall’artista Emanuel Vizzacchero (“Donna”), hanno toccato molti. In primis Rosaria.
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