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Il Consorzio di tutela del pecorino crotonese Dop è pronto a sbarcare a Parma per il Cibus, il presidente Scarpino: «Dopo pandemia e caro energia il mercato torna a crescere»


CROTONE – Il pecorino crotonese Dop gode di ottima salute e lo dimostrerà, ancora una volta, al Cibus, il Salone internazionale dell’alimentazione, punto di incontro fra istituzioni, associazioni di categoria, aziende e professionisti dell’agroalimentare Made in Italy, in programma dal 7 al 10 maggio a Parma. Ne abbiamo parlato col presidente del Consorzio di tutela della Dop, Francesco Scarpino. C’è voglia di fare chiarezza sui dati anomali, presenti nella banca dati dell’Asp di Crotone, relativi alle denunce di smarrimento. Se si sommano quelli degli ultimi anni, si arriva a cifre preoccupanti, ma le aziende che aderiscono alla Dop sono immuni dal fenomeno, essendo peraltro sottoposte a rigorosi controlli. La qualità del formaggio non è in discussione, essendo il risultato di processi produttivi certificati da rigidi disciplinari che si sta cercando di rafforzare ulteriormente.

Presidente Scarpino, il Consorzio Pecorino Crotonese Dop si appresta ad affrontare l’importante appuntamento del Cibus di Parma. Facciamo il punto sullo stato di salute della Dop e i volumi di mercato. Dopo l’uscita da un periodo difficile come quello della pandemia, siete tornati a crescere anche in termini di esportazioni?

«Il pecorino crotonese, oltre ad essere un formaggio Dop, è protagonista di una storia antichissima, degna di essere conosciuta e valorizzata all’interno di una fiera internazionale agroalimentare quale il Cibus. La pandemia è ormai lontana, ma ha rallentato molto la nostra corsa. Poi le guerre con il caro energia hanno dato il secondo colpo. Tutto questo ha determinato un assestamento e ripensamento su alcuni sbocchi commerciali. Anche l’export ha subito un contraccolpo. Avevamo aperto una corsia preferenziale con il Canada, tanto da investire sul riconoscimento della IG (indicazione geografica) anche oltre oceano, ma gli eventi hanno cambiato un po’ le cose, ma adesso sembra che qualcosa si stia smuovendo. Anche per questo saremo al Cibus.
Abbiamo un incontro importante con un grosso importatore. Come le dicevo, i volumi di mercato hanno subito delle oscillazioni, ma nonostante questo la crescita c’è. Parliamo di un prodotto di grande qualità che nonostante l’inflazione continua a essere ricercato sul mercato. Quindi, se la domanda continua a crescere è perché la qualità è riconosciuta e anche il valore percepito è maggiore, questo anche grazie alle azioni di promozione e comunicazione che abbiamo messo in campo e grazie al supporto della 3.2.1 da parte della Regione Calabria».

La vostra capacità di innovazione vi ha portati a ottenere numerosi riconoscimenti varcando i confini regionali e nazionali. Ricordiamo quelli più significativi…

«Abbiamo lavorato a lungo per progettare il sistema migliore di marchiatura del pecorino crotonese, che fino a qualche anno fa non era distinguibile da tanti altri pecorini. Oggi il logo è marchiato in fase di produzione ed è ben visibile su una delle facce. Questo significa maggiore tutela contro le contraffazioni e maggiore attenzione verso il consumatore che in modo semplice potrà riconoscere un vero pecorino crotonese Dop da un’imitazione. Per quanto riguarda i riconoscimenti è da qualche anno che portiamo a casa riconoscimenti internazionali, tra questi due delle più importanti manifestazioni concorsuali: l’International Cheese & Dairy Awards e il World Cheese Award, dove siamo riusciti ad ottenere anche una medaglia d’oro come miglior formaggio stagionato d’Italia accanto ai giganti Gorgonzola e Parmigiano».

Negli ultimi mesi sta esplodendo l’emergenza sanità animale nel Crotonese. A parte la Tbc bovina, che per la prima volta rischia di determinare il divieto di transumanza, a che punto è il piano di eradicazione della brucellosi in provincia di Crotone? Inoltre, il Quotidiano nelle scorse settimane ha segnalato un dato anomalo relativo alle denunce di smarrimento di ovini, che sembrano eccessive rispetto al patrimonio complessivo di capi. Presidente Scarpino il fenomeno riguarda in qualche misura le aziende del Consorzio pecorino crotonese Dop?

«C’è in giro un certo allarmismo sulla brucellosi, specialmente in provincia di Crotone, ma i dati dicono altro. Nel 2023 i capi dispersi in Calabria sfiorano i 40mila. In secondo luogo, se ci si focalizza solo sulla provincia di Crotone, area in cui è prodotto il pecorino crotonese, la percentuale di capi smarriti è soltanto del 14,4%, cioè 7018 capi su un patrimonio ovi-caprino di 48478 capi. Se si continuano ad analizzare i dati di Reggio Calabria e Cosenza hanno una percentuale di capi dispersi ben più alta: 22,5% e 27,6%. Inoltre la filiera della Dop, e in questo caso del pecorino Crotonese, è soggetta a controlli costanti a partire dagli allevamenti a finire con la produzione».

Nessun problema, dunque, per il consumatore. I controlli sono anche sul foraggio…

«Gli animali sono alimentati con sistema semi brado, vuol dire che non possono stare per tutto l’arco dell’anno in stalla, ma devono nutrirsi con le specie erbacee del territorio, che rendono il sapore del latte e del pecorino crotonese così unico, in più è possibile foraggiarli solo con mangime Non-Ogm. Il latte prodotto è certificato come Dop da un organismo terzo di controllo esterno che si occupa della vigilanza e della certificazione del latte e quindi dell’intera filiera di produzione. Questo vuol dire che solo quel latte verrà utilizzato per la produzione del pecorino crotonese, ci sono dei range elevati di qualità da rispettare. Inoltre, il formaggio crotonese è pastorizzato, quindi sicuro da ogni punto di vista. Quindi per risponderle, il problema non riguarda assolutamente le aziende, gli allevamenti e i caseifici che producono il pecorino crotonese Dop».

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