3 minuti per la lettura
CROTONE – Il gup distrettuale di Catanzaro Arianna Roccia ha disposto il rinvio a giudizio, all’udienza del prossimo 9 gennaio, per l’ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto e vice di quella nazionale, Leonardo Sacco, e per il funzionario della Prefettura di Crotone Carmelo Giordano, nei guai per una presunta tangente da 10mila euro. Si tratta di una propaggine dell’inchiesta che avrebbe fatto luce sui tentacoli della cosca Arena di Isola Capo Rizzuto sul business dei migranti, ruotante attorno al centro d’accoglienza S. Anna, gestito all’epoca dei fatti dalla Misericordia. Sacco, infatti, è la figura chiave del processo Jonny ed è stato condannato, anche in Appello, per associazione mafiosa e altro.
Stralciata, per omessa notifica, la posizione dell’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto Gianluca Bruno, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sua sindacatura terminò nel 2017 con lo scioglimento del Comune di Isola per infiltrazioni ‘ndranghetiste. Gli si contesta di essersi messo “a disposizione” degli imprenditori di riferimento della cosca, i cugini Antonio e Fernando Poerio e lo stesso Sacco, consentendo a «membri di vertice del sodalizio di acquisire lotti immobiliari nel comune di Isola Capo Rizzuto ponendosi quale figura di riferimento istituzionale capace di interloquire con diversi enti (Provincia e istituzioni governative) al fine di garantire alla Misericordia e ai suoi fornitori il controllo degli appalti serventi il Cara e il recupero dei crediti ivi afferenti».
Il filone politico dell’inchiesta si intreccia peraltro con quello dell’usura ed è alimentato dalle dichiarazioni rese dall’ex presidente del consiglio comunale isolitano Antonio Frustaglia, che riferì agli inquirenti di presunte ingerenze dell’ex sindaco. Uno dei numerosi immobili venduti dai familiari di Frustaglia, vittime di usura appunto, fu oggetto di una variante al Prg votata in Consiglio per il cambio di destinazione ad uso mensa; sul lotto di terreno con annesso capannone aveva sede la principale azienda servente il catering per la struttura per migranti tra le più grandi d’Europa.
Giordano, invece, risponde di corruzione con l’aggravante mafiosa poiché quale pubblico ufficiale, e precisamente nella veste di ragioniere in servizio presso la Prefettura, avrebbe ricevuto 10mila euro da Sacco, accusato di essere stato appunto il corruttore, al fine di omettere controlli sul subappalto da parte della Misericordia in favore di imprese terze del servizio di mensa per gli ospiti della struttura.
In particolare, avrebbe omesso di richiedere documenti attestanti i pagamenti effettuati dalla Misericordia alle imprese di ristorazione subappaltatrici succedutesi nel tempo, “La Vecchia locanda” di Antonio Poerio, “Catering La vecchia locanda” di Stefania Muraca, “Catering La Vecchia locanda srl”, “Quadrifoglio snc” di Pasquale Poerio &co, la “Quadrifoglio srl” imprese, secondo l’accusa, gestite di fatto da Angelo Muraca e dalla figlia Stefania, da Antonio Poerio e dalla moglie Maria Lanatà, da Fernando Poerio e dalla moglie Aurora Cozza (imputati già condannati nel processo Jonny). Giordano avrebbe così consentito alla Misericordia di liquidare in modo incontrollato e non tracciato le imprese impedendo alla Prefettura di verificare l’effettività delle forniture.
Ipotesi d’accusa che vanno lette in raccordo con le sentenze Jonny con cui, oltre che condanne per svariati secoli di reclusione, furono inflitte bacchettate al sistema dei controlli. La condanna di Sacco a 20 anni di reclusione per associazione mafiosa e altro è stata comunque annullata con rinvio.
Sacco è difeso dall’avvocato Francesco Verri, Bruno dall’avvocato Luigi Villirilli, giordano dall’avvocato Panuccio.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA