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L'area del Sin di Crotone

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Bonifica di Crotone, i siti all’estero ci sono. Nuovo fronte al Tar aperto dal gruppo Vrenna. Dubbi su struttura e compensi del commissario

CROTONE – Ci sono troppe cose che non tornano, quando si parla di (mancata) bonifica industriale a Crotone. L’unica cosa certa è che la volontà della multinazionale Eni Rewind e quella del ministero dell’Ambiente coincidono con quella del gruppo Vrenna, titolare di una mega discarica già assurta a pattumiera di mezza Calabria. Ad accentuare dubbi e perplessità è il ricorso al Tar Calabria della società Sovreco dei fratelli Raffaele e Gianni Vrenna contro il rinnovato Piano rifiuti della Regione che impedisce di ampliare la loro discarica, indicata con un decreto del ministero dell’Ambiente del primo agosto scorso come sito in cui smaltire 360mila tonnellate di scorie pericolose, contenenti tenorm e norm con e senza amianto. Un decreto emesso in barba a quanto prescritto dal Provvedimento autorizzatorio unico regionale (Paur) che dal 2019 impone il divieto di smaltimento in Calabria dei rifiuti pericolosi derivanti dalla bonifica.

BONIFICA DI CROTONE E SITI: IL RICORSO

Il ricorso è stato presentato alla vigilia dell’udienza al Tar della Calabria al quale si sono rivolti il Comune e la Provincia di Crotone, la Regione, il Pd con altri tre Comuni, l’Arci e il Wwf che hanno impugnato il decreto ministeriale che, nonostante l’opposizione degli enti territoriali e pareri tecnico-scientifici negativi, approvava lo stralcio al progetto operativo di bonifica (fase 2) presentato da Eni Rewind nel corso di una conferenza di servizi.

E proprio mentre sta per avviarsi la discussione, davanti ai giudici amministrativi, sulla legittimità o meno dell’imposizione dello smaltimento in loco delle scorie, l’azienda dei fratelli Gianni e Raffaele Vrenna apre un altro fronte ritendendo illegittimo il nuovo criterio di localizzazione (fattore di pressione areale) introdotto nel luglio 2024 dalla Regione che vieta l’ampliamento delle due discariche del gruppo crotonese che, invece, ha in programma un ulteriore ampliamento per tre milioni di metri cubi.

BONIFICA DI CROTONE, SITI “PRELIMINARI”

 In ballo c’è la neutralizzazione della prospettiva, contrastata dal Ministero, dalla multinazionale e dal gruppo Vrenna, di portare i rifiuti fuori dalla Calabria come sancito dal Paur nel 2019. Il Paur vincolava i siti preliminari D15 e D9, per il conferimento provvisorio delle scorie, all’utilizzo solo in caso di certezza, con tanto di contratto della società autorizzata a smaltire i rifiuti tenorm e norm con e senza amianto. Destinazione finale: fuori dalla Calabria.

Dopo il decreto del primo agosto in cui il dg del Ministero Luca Proietti utilizzava l’imperativo “deve” chiedendo alla Regione di superare il Paur, imperativo che ha fatto scattare i ricorsi al Tar non avendo il Ministero potere ordinatorio su una materia di competenza regionale, lo stesso Ministero ha diffidato Eni Rewind ad iniziare la bonifica. Con una nota del 24 settembre, il Ministero ha intimato al mostro a sei zampe di utilizzare la struttura “preliminare” D15 dei rifiuti pericolosi per il deposito “temporaneo”.

GIOCO DI PAROLE

Non è un gioco di parole, ma una questione sostanziale. Nella risposta della multinazionale del successivo 25 settembre (un giorno dopo), si parla, infatti, di “originale interpretazione autentica (attribuita al dg Proietti) del proprio decreto che introduce, in base all’assenza di alternative consentite dalla bonifica, un obbligo per Eni Rewind di utilizzare come temporaneo il deposito D15, progettato e autorizzato come preliminare”.

Tradotto, potrebbe significare che l’escamotage per eludere il Paur starebbe nella conversione della natura preliminare del deposito in temporanea. I dubbi a Crotone sono se si trasformerà anche il concetto di “temporaneo” in “definitivo”, non per ottenere nuovi costrutti dal punto di vista semantico ma per superare il Paur che prescrive che “prima dell’inizio delle attività di deposito sia individuato il sito di smaltimento finale che deve trovarsi fuori regione”.

BONIFICA DI CROTONE, SITI “IDONEI”

Da marzo 2020, data di un decreto ministeriale (il numero 7) che sanciva la volontà unanime di una conferenza decisoria dell’ottobre 2019 che approvava il Paur e il Pob fase 2, ad oggi, Eni non ha avviato la bonifica col progetto da lei stessa presentata col vincolo di portare i rifiuti fuori dalla Calabria. Secondo Eni, non esistono discariche autorizzate in Italia con i relativi codici Cer (Codice europeo rifiuti) e l’unico impianto disponibile è a Crotone, presso Sovreco.

Eppure, nel maggio scorso l’azienda aveva dichiarato di non essere autorizzata a ricevere rifiuti pericolosi rendendo noto di aver manifestato indisponibilità a riceverli a Ispra, incaricata di un censimento dal commissario per la bonifica, il generale in pensione Emilio Errigo. Secondo la relazione di Isin (Ispettorato per la sicurezza nucleare) allegata al verbale della conferenza di servizi terminata col diktat del Ministero, «non è chiaro in che termini» Eni faccia riferimento alla disponibilità della discarica di Sovreco «per la gestione dei rifiuti pericolosi contenenti tenorm senza presenza di amianto, anche in considerazione del fatto che non esistono attualmente in Italia impianti autorizzati».

LEGGI ANCHE: Bonifica di Crotone, il Ministero impone la scelta gradita al presunto comitato d’affari di Glicine – Il Quotidiano del Sud

BONIIFICA DI CROTONE, SITI ESTERI

Gianfranco Giolitti, direttore Circular Economy di Edison Next, in una recente intervista ha passato in rassegna un nutrito elenco di siti idonei allo smaltimento di rifiuti tenorm e norm contenenti amianto. Siti che spaziano dalla Germania che, in particolare, ha una capacità complessiva di circa 320mila tonnellate, alla Francia, all’Austria, alla Spagna, all’Ungheria. A questo elenco si potrebbe aggiungere che Isin faceva riferimento, nella sua relazione, alla società Geiger Italia S.r.l., operatore attivo nell’ambito del trattamento e smaltimento, dotato di una piattaforma di inertizzazione ad Agnosine, nel Bresciano, che «pur non potendo esportare rifiuti Tenorm in Germania nell’immediato (si parla del 2021, ndr), tuttavia non escludeva la possibilità di effettuarlo previa preventiva notifica con tempi di ottenimento di 3-6 mesi». La stessa relazione menziona una discarica nei Paesi Bassi.

SERVIZI SEGRETI

Ancora non si sa molto sulle diverse tipologie di materiali contenute nella discarica ex Fosfotec e le concentrazioni di attività dei radionuclidi di origine naturale, una quota di scorie non oggetto del decreto e per la quale non ci sono impianti autorizzati in Italia (fonte Isin). Ci si chiede se, nell’ambito dello scouting eseguito dal commissario Errigo, limitatamente ai rifiuti pericolosi con tenorm e pericolosi con tenorm e amianto, anche all’ estero, siano stati sentiti gli organismi di informazione e sicurezza nazionale e gli organi collaterali esteri, come egli stesso annunciava. Intanto, è stata presentata dal generale una lista di quattro siti calabresi (due dei quali del gruppo Vrenna, a Crotone e Celico) tanto che il dg Proietti raccomandava di verificare se fossero “autorizzati o autorizzabili per ricevere rifiuti con presenza di materiali tenorm, contenenti radionuclidi”. Non sono comunque autorizzabili in presenza del Paur.

BONIFICA DI CROTONE: SITI, INERTIZZAZIONE E PERPLESSITÀ

Proietti, nei giorni scorsi a Crotone, ha incontrato comitati e associazioni proponendo un altro escamotage per eludere il Paur: inertizzare i rifiuti pericolosi privi di tenorm e amianto così da convertire il codice Cer e magari smaltirli fuori dalla Calabria. Prospettiva che fa storcere il naso a qualche ingegnere ambientale perché a Crotone nel ‘96 c’è stata un’alluvione che ha travolto anche quel sito. In un contesto di dissesto idrogeologico, fronte mare e a due passi dalla foce del fiume Esaro, si potrebbe esporre la popolazione a ulteriori rischi poiché il processo di inertizzazione, che si protrarrebbe per anni, potrebbe essere compromesso da possibili mareggiate e alluvioni.

SUPER STRUTTURA E INDENNITÀ

Intanto, fa discutere, in diversi ambienti, la super struttura messa in piedi per un commissario straordinario che ha competenze per «interventi diversi dal Pob» (citiamo una sentenza del Tar). A Roma, tramite accordo quadro con Sogesid, il commissario è stato dotato di sede legale e supporto tecnico-amministrativo con durata biennale, dal 14 settembre 2023 al 13 settembre 2025, per la modica cifra di quasi due milioni di euro provenienti dalla somma di 70 milioni stabilita dal Tribunale di Milano nel lontano 2012 per il risarcimento del danno ambientale provocato da 70 anni di industria pesante nel Sin di Crotone.

Sempre grazie a fondi attinti dal risarcimento, il commissario Errigo ha avuto a disposizione oltre un milione e 400mila euro investiti in una seconda struttura a Crotone come previsto sempre dall’accordo quadro con Sogesid. Il presidente del Consiglio dei ministri, con decreto legge numero 153 del 17 ottobre scorso, all’articolo 7, comma 2, ha, inoltre, previsto un compenso aggiuntivo, rispetto ai 28mila euro del 2024, “a titolo di parte  fissa,  fino  al  raggiungimento  del  compenso determinato nella misura massima di euro  50.000  annui  lordi”.

Prevista anche un’ulteriore struttura di supporto con un contingente di cinque figure non dirigenziali più una dirigenziale (non generale) appartenenti ai ruoli delle amministrazioni pubbliche.

A ciò si aggiunge, sempre grazie all’intesa con Sogesid, l’affidamento diretto del servizio di informazione e divulgazione istituzionale nell’ambito delle “convenzioni Sin Crotone e Pnrr”, per 24 mesi, al costo di 130mila euro, al commendatore Massimo Cherubini, classe 1951 da Piena (provincia di Siena). Il giornalista toscano, collaboratore della Nazione e già direttore di una rivista di Poste Italiane, è stato ritenuto l’unico munito delle professionalità necessarie per il servizio ma nessun collega pare lo abbia visto da queste parti. Risultati? Ai posteri l’ardua sentenza.

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