CROTONE – Che il territorio crotonese, ed in particolare, quello che va da Crotone a Isola Capo Rizzuto sia interessato da smottamenti sottomarini, è un’ipotesi che circola da molto tempo. Su questa ipotesi, adesso, c’è anche il timbro ufficiale della scienza. Un team di ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), del Cnr (Igag), delle Università di Roma Tre, Messina, e della Calabria (Cosenza), infatti, ha scoperto una mega frana nel Mar Ionio, al largo di Crotone. Gli autori della ricerca, dal titolo “Discovery of an active salt-detached megalandslide, Calabria, Ionian Sea, Italy”, che è stata annunciata recentemente sul sito del Cnr, sono Liliana Minelli, Claudio Faccenna, Anna Gervasi, Ignazio Guerra, Barbara Orecchio, Giulio Speranza e Andrea Billi.
E proprio Andrea Billi, ricercatore del Dipartimento Scienze della Terra, Università Sapienza, sentito telefonicamente, ha sottolineato come all’ampio movimento franoso, i ricercatori sono arrivati per una anomalia dei rilevamenti della stazione Gps di Crotone. Mentre, infatti, i dati provenienti dalle adiacenti stazioni Gps calabresi registravano movimenti verso Est, quello crotonese mostrava movimenti verso Nord. Approfondendo le indagini, poi, i ricercatori, usando batimetrie, rilievi di terreno, sismica a riflessione, sondaggi profondi, e gli stessi dati Gps, hanno avuto la conferma di quello che era un loro sospetto, individuando “un corpo franoso di dimensioni molto grandi che ha origine a terra nella penisola di Crotone-Capo Rizzuto e si estende verso mare, coinvolgendo una superficie di circa mille chilometri quadrati”.
Per Billi, un’altra particolarità che caratterizza il corpo franoso in questione, è il fatto che “si muove molto lentamente verso sudest “galleggiando” su uno strato di poche centinaia di metri di rocce saline di età Messiniana. Tale strato salino giace ad una profondità di circa uno o due chilometri”. Anche se occorrerebbero rilievi più approfonditi, i ricercatori ipotizzano che, proprio tali anomalie potrebbero essere legate alla presenza della mega frana nella zona di Crotone ed al suo attuale e lento movimento verso mare. E che sia una ricerca importante, lo testimonia il fatto che i risultati raggiunti sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale Geophysical Research Letters.
«Si tratta – ha detto Billi – di una ricerca che si basa su alcuni rilievi effettuati e dati acquisiti negli ultimi 5 anni, che noi abbiamo esaminato e studiato per dar vita alla pubblicazione. Tra i dati utilizzati, molti dei quali già pubblici, ci sono anche quelli che le società che effettuano estrazioni minerarie sono obbligate a fornire al Ministero». Per il ricercatore, l’enorme movimento franoso ha origine diverse migliaia di anni fa e sui possibili effetti del territorio sottolinea che «si tratta di movimenti verso il mare pari a pochi millimetri all’anno. Anche in questo caso ci vorrebbero rilevazioni più approfondite per studiarne i possibili effetti. Uno degli aspetti da monitorare, per esempio, è quello di eventuali lesioni ad edifici».