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L’AUTORITA’ giudiziaria di San Marino ha disposto stamane il sequestro della società ‘La Seas’ coinvolta nell’inchiesta della Dda di Catanzaro sul parco eolico di Isola Capo Rizzuto. La Seas, secondo gli inquirenti, rientra in un sofisticato sistema di società, alcune delle quali con sedi anche in Svizzera e Germania, attraverso le quali gli esponenti della cosca Arena gestivano il parco eolico. I particolari dell’inchiesta sono stati illustrati stamane nel corso di una conferenza stampa alla quale ha partecipato il Procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, ed i vertici della guardia di finanza del capoluogo calabrese.
IL SEQUESTRO DEL PARCO – I finanzieri dei Gico della polizia tributaria di Catanzaro hanno posto sotto sequestro il parco eolico composto da 48 pale eoliche. Un impianto considerato tra i più grandi d’Europa: era già entrato in funzione el suo valore è stimato in alcune centinaia di milioni di euro. Il sequestro preventivo del parco eolico, disposto dai sostituti procuratori della Dda Salvatore Curcio e Paolo Petrolo, è il «passo iniziale delle indagini. Abbiamo avuto la necessità – ha detto Borrelli – di bloccare il trasferimento delle quote che stavano per essere cedute ad una società che è completamente estranea a tutta la vicenda. Da questa inchiesta emerge con c’era contatti tra gli esponenti della cosca Arena con i componenti del Nucleo di valutazione di impatto ambientale che ha rilasciato la certificazione malgrado non ci fossero una serie di requisiti».
IL NIPOTE DEL BOSS – Sarebbe stato gestito da Pasquale Arena, di 59 anni, nipote del boss Nicola Arena, di 75, capo storico dell’omonima cosca della ‘ndrangheta, l’affare legato alla realizzazione del parco eolico di Isola Capo Rizzuto. Pasquale Arena è un dirigente del Comune di Isola Capo Rizzuto. Secondo l’accusa, avrebbe avviato e realizzato, per conto della cosca Arena, l’impianto attraverso la fitta rete di società estere che serviva ad occultare la riconducibilità della proprietà dell’impianto alla cosca. Pasquale Arena, anche se il suo nominativo non compare in alcun atto, avrebbe curato tutte le fasi realizzative del Parco sia direttamente che indirettamente attraverso altri affiliati alla cosca. Dalle indagini è emerso inoltre l’interesse per il Parco eolico dello stesso Nicola Arena, che, dopo essere uscito dal carcere a conclusione di un lungo periodo di detenzione, avrebbe chiesto al nipote Pasquale notizie sul punto cui era giunto l’affare decidendo anche di riappropriasi della guida di tutta la vicenda.
La Guardia di finanza, nel corso dell’inchiesta, ha perquisito le abitazioni di otto dei 31 indagati e le sedi di tre società, la Vent1 Capo Rizzuto, la Purena e la Veda. la prima ha la sede legale a Crotone e le altre due ad Isola Capo Rizzuto.
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