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Il treno deragliato a Centola che ha originato il blocco della circolazione

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COSENZA – Da oggi la Calabria è più isolata, e il Sud diviso in due: in seguito al deragliamento di un treno merci del 9 luglio chiude per quattro giorni la stazione di Centola, che diventerà un cantiere, la linea tirrenica è così spezzata con garantiti solo alcuni treni regionali, con trasbordo dei passeggeri dalle stazioni di Salerno o Battipaglia per chi arriva da Nord, e da Sapri per chi arriva da Sud (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ANNUNCIO DELLO STOP). Ed è finalmente stato chiarito cosa succederà per l’Alta velocità: nessun treno né servizio spola è previsto, perché il sistema di biglietteria non lo consente. Le persone che avevano prenotato sono state programmate su altri treni meno veloci, con una durata di oltre dieci ore per un Reggio-Roma.

Da ormai una settimana il sito/app di Trenitalia dava il “tutto esaurito” sui treni da e per il Nord, mentre su Italo nessuna corsa è disponibile. Intanto, i prezzi degli aerei e quelli dei bus nelle due direzioni sono schizzati. Trenitalia consiglia di rivolgersi ai Call Center dedicati soprattutto per le situazioni più difficili, ma il messaggio è chiaro: meglio non mettersi in viaggio sui treni da e per il Sud in questi quattro giorni.

LEGGI IL COMMENTO DEL DIRETTORE MASSIMO RAZZI

Nel frattempo, la politica calabrese si risveglia sulla questione e prende la parola. A farlo per primo è il senatore Nicola Irto, segretario del Pd Calabria che si rivolge direttamente ai ministri dei Trasporti e dell’Economia con un’interrogazione nella quale chiede soluzioni alternative e garanzie precise. «È un guaio serio – ha affermato il senatore dem – per le persone dirette in treno dal Sud al Nord e viceversa. L’impatto è molto pesante e ne paga il conto buona parte del Mezzogiorno, peraltro in un periodo di grandi spostamenti per motivi turistici, rientri a casa e viaggi della salute. Come Pd, abbiamo già chiesto che il ministro Salvini venga in Parlamento a spiegare. Lui e il ministro Giorgetti, che tiene i cordoni della borsa, non possono ignorare ancora il problema e le sue gravi conseguenze. Ci aspettiamo risposte immediate e concrete, senza scuse, tentennamenti e – conclude Irto – altre perdite di tempo».

A intervenire è anche il consigliere regionale e presidente del gruppo misto, Antonio Lo Schiavo, che chiede direttamente alla Regione Calabria se si sia attivata per porre argine alla circostanza «che, a quanto pare, sta passando del tutto in sordina, senza che si registri la minima presa di posizione o reclamo da parte delle istituzioni regionali che proprio sui trasporti e sui collegamenti hanno profuso grandi energie». Chiede Lo Schiavo a nome di tutti i cittadini calabresi «se la Giunta regionale si è attivata con Rfi per comprendere la reale portata dei disagi per chi viaggia sui treni al Sud; se la stessa Regione si è attivata per contribuire ad offrire soluzioni alternative di trasporto, facendo la propria parte per alleviare i disagi dei viaggiatori; se sono stati interpellati i ministeri competenti per intervenire su tale problematica; – e soprattutto – se si coglierà questo episodio per reclamare con maggiore forza ciò che si attende da troppo tempo: un investimento concreto e non più rimandabile sulla riqualificazione delle infrastrutture e, soprattutto, sull’Alta velocità».

Sulla medesima linea anche l’analisi di Tonino Russo, segretario di Cisl Calabria che afferma: «Il sostanziale blocco della circolazione dei treni certifica, se ancora ce ne fosse bisogno, l’isolamento della nostra regione per quanto riguarda la mobilità su rotaia. Il dato è che sia su ferro che su gomma, i calabresi possono contare su un solo collegamento».

Per il sindacato è arrivato il momento di prendere atto della «indispensabilità» di un nuovo tracciato che faciliti e renda raggiungibili tutti i territori. «Ciò aprirebbe non solo nuove opportunità di sviluppo, ma costituirebbe un’alternativa valida in caso di inagibilità dell’attuale linea, come accade in questi giorni – e conclude Russo – Il governo, la Regione, Rfi facciano attenzione: mentre il medico studia, l’ammalato muore».

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