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COSENZA – La crisi dei rifiuti in Calabria è sempre strisciante e sul punto di scoppiare. Una crisi che in Calabria ha una doppia natura. Da un lato c’è l’emergenza ambientale che rischia di esplodere da un momento all’altro soprattutto nella provincia di Cosenza; dall’altro c’è la crisi economica perchè la situazione attuale rischia di diventare insostenibile per i Comuni. Poichè in Calabria gli impianti sono quasi tutti saturi esportiamo i nostri rifiuti attualmente in Svezia.

Recentemente però il costo di questo particolare tipo di smaltimento è aumentato di 30 euro a tonnellata a causa dei rincari dei costi di trasporto. Il risultato finale è che ai calabresi smaltire i rifiuti costa 330 euro a tonnellata. I sindaci quindi dovranno rimodulare le tariffe e chiedere ulteriori esborsi ai cittadini.

Insomma accade quello che accade nella sanità: paghiamo più di tutti ed abbiamo servizi pessimi. Il paradosso è che la Svezia non prende i nostri rifiuti per magnanimità, bensì perchè li trasforma in energia, li ricicla e crea materie prime o seconde. Insomma gli forniamo materia prima a nostre spese per fare cose che potremmo benissimo fare noi se avessimo gli impianti adatti.

«Il problema – spiega Marcello Manna, presidente dell’Ato rifiuti di Cosenza – è che si rischia una Caporetto dei Comuni. Già l’evasione fiscale sulla Tari è alta, se aumentiamo le tariffe rischiamo di non trovarci più con i conti ed avere buchi in bilancio di una certa consistenza. Se non c’è un cambio di rotta c’è il buio. Ora è il momento delle scelte, qualsiasi territorio che sarà chiamato ad ospitare un impianto non deve rifiutarsi».

A chi gli fa notare che toccava all’Ato Cosenza, ad esempio, individuare dove realizzare l’ecodistretto per la Calabria nord, Manna spiega che «i sindaci non sono in condizioni di scegliere perchè ogni volta che hanno scelto sono stati lasciati soli, anzi con qualcuno che fomentava la rivolta. Per questo abbiamo chiesto alla Regione di commissariarci sotto questo aspetto».

Anche questa vicenda ha subito assunto aspetti paradossali. Il commissario nominato dalla Regione dopo tre anni ha individuato un sito al confine dei comuni di Altilia e Grimaldi. Il problema è che il sito è stato giudicato non idoneo dal progettista dell’ecodistretto, sempre nominato dalla Regione. Insomma un capolavoro burocratico. Adesso l’allora commissario è stato comandato nella segreteria del presidente Occhiuto e nessuno sa dove e soprattutto quando verrà realizzato l’ecodistretto. Eppure il quando, soprattutto, è fondamentale perchè i pochi impianti disponibili sono al collasso.

Nei giorni scorsi Crescenzo Pellegrino, della CalabraMaceri di Rende, ha scritto al presidente dell’Ato di Cosenza e al dirigente del Dipartimento Ambiente della Regione. La missiva è un vero e proprio grido d’allarme nel quale l’azienda sostiene che l’impianto privato ad uso pubblico è sull’orlo del collasso per cui, «a partire dal prossimo 1 marzo, ridurrà del 25% le quantità di Rur (Rifiuto urbano residuale quello cioè che non viene differenziato) ricevibili per ciascun Comune, sulla base delle medie conferite nei primi 15 giorni di febbraio». Una decisione necessaria scrive Pellegrino visto che «è sempre più difficile  ricorrere allo smaltimento di tali scarti sul circuito estero, con tutti gli aggravi economici e logistici che ciò comporta. Nelle ultime settimane c’è stato un blocco che dovrebbe risolversi in questi giorni con un  aumento dei costi determinato da maggiori oneri per ecotassa richiesti dallo stato di arrivo, e da  maggiori costi di logistica (il costo del trasferimento di un container di 40 piedi da Gioia Tauro alla  Svezia è aumentato di circa 400 euro)».

Per questi motivi Pellegrino sollecita «azioni risolutive alla problematica che prevedano  l’utilizzo di impianti ATO e lo sblocco delle quote da conferire al termovalorizzatore di Gioia Tauro, i  cui scarichi sono bloccati da mesi».

L’avvio della seconda linea dell’impianto di Gioia Tauro è una situazione che si prospetta da anni e che potrebbe risolvere di colpo l’emergenza, ma non si è mai realizzata. «Sui rifiuti il mio orientamento, così come ho detto anche in campagna elettorale, è quello di fare in modo, per esempio, che l’impianto di Gioia Tauro possa diventare meno inquinante e più performante. L’obiettivo è quello di rendere la regione autosufficiente sul piano dello smaltimento dei rifiuti in 24 -36 mesi al massimo». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto. Che sia la volta buona?

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