Un rogo in Aspromonte
6 minuti per la letturaResta critica la situazione degli incendi che, da giorni, stanno interessando l’area aspromontana divorando ampie porzioni di vegetazione e causando ingenti danni al patrimonio naturale e in termini di vite umane, con quattro morti legate proprio all’espandersi dei roghi.
Un’emergenza che non è limitata al territorio reggino ma che interessa diverse altre aree sul territorio regionale: dal Tirreno Cosentino al Vibonese fino al Catanzarese dove nella giornata di ieri è andata a fuoco la pineta di Siano. La Regione ha chiesto lo stato d’emergenza e il dipartimento nazionale dei vigili del fuoco ha disposto l’invio di 130 uomini.
Al fine di contrastare l’emergenza, è da giorni attiva in Prefettura, a Reggio Calabria, la Sala operativa di protezione civile. Richiesto anche l’intervento dell’Esercito e disposta dal prefetto l’attivazione del Centro coordinamento soccorsi (Ccs), al quale hanno preso parte i vertici delle forze di Polizia e dei Vigili del fuoco, nonché i rappresentanti della Città metropolitana, del Comune di Reggio Calabria, della Protezione Civile della Regione Calabria, dell’Azienda Calabria Verde ed il presidente dell’Ente Parco d’Aspromonte; costante collegamento è stato assicurato con la Protezione civile nazionale.
La stessa Prefettura reggina parla di un unico fronte di fuoco, di vaste proporzioni, che ancora persiste nelle frazioni di Cardeto, Roghudi e Roccaforte del Greco.
Relativamente al comune di Cardeto, alcune famiglie sono state allontanate dalle proprie abitazioni, mentre tre nuclei familiari sono stati tratti in salvo nella frazione Iriti dai Vigili del fuoco, ancora presenti sul posto con tre squadre e volontari della protezione civile.
Attivati interventi per la realizzazione di fasce tagliafuoco a Roccaforte del Greco e Roghudi, secondo le indicazioni di Calabria Verde, in raccordo con i Comuni interessati.
Analogo intervento, con il supporto dei mezzi del XXI Reggimento G. Gua, è stato previsto nel territorio del comune di San Luca, ove perdura un incendio di notevole entità che lambisce una faggeta, patrimonio dell’Unesco.
Fronti incendiari persistono nei comuni di Mammola, Gioiosa Jonica, Grotteria e San Giovanni di Gerace; in questi ultimi due sono state disposte in serata evacuazioni della popolazione.
Nella giornata di ieri, sono stati registrati due decessi, uno nel territorio del comune di Cardeto e l’altro nella contrada Scaletta di Grotteria.
Ulteriori incendi di particolare entità si sono verificati nei comuni di Cittanova, Caulonia e nella frazione Vinco, dove tre civili, rimasti ustionati, sono stati ricoverati al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria che ne ha disposto, in due casi, il trasferimento presso Centri specializzati.
Convogliate squadre di intervento dei Vigili del fuoco e volontari nelle zone colpite, in costante collegamento tra il Ccs e i sindaci interessati che hanno attivato i rispettivi Coc; le operazioni di spegnimento sono state supportate anche dai mezzi aerei disponibili. La situazione continua ad essere costantemente monitorata dalla Prefettura.
L’intercessione di San Giovanni a Samo
In queste ore di preoccupazione e paura per la violenza del fuoco, a Samo, ci si affida ai Santi e l’effige del patrono San Giovanni Battista è stata esposta verso l’Aspromonte. Come riferisce Tuttosamo.it: “In queste ore di emergenza incendi, Samo si affida al proprio patrono San Giovanni Battista, esponendo la sua venerata immagine verso i monti affinché questo incendio che da diversi giorni divora il parco Nazionale dell’Aspromonte, si possa fermare”.
La condanna dei vescovi calabresi
I piromani? Assassini ambientali. Ma le istituzioni possono e devono fare di più, per fermare il fuoco anche attraverso una coscienza collettiva più attenta e diffusa.
È questo, in sintesi, il monito che arriva dalla Conferenza Episcopale Calabra in riferimento agli incendi che negli ultimi giorni in particolare hanno assalito la Calabria. A esprimere la posizione dei vescovi calabresi è il presidente della Cec, monsignor Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace.
«Non si è ancora spenta la vasta eco suscitata dalla nostra recentissima Nota “Vita buona della Regione” – dice monsignor Bertolone – ed ecco che la mano assassina di piromani e di gente che sfrutta le temperature più elevate sta infliggendo un nuovo attacco alla nostra bella Calabria. Come Pastori, lamentavamo già, tra l’altro, “la svendita della nostra terra… immiserendo e deturpando l’immenso suo bacino di bellezza, di energia e di risorse ambientali”. Qualcuno ha commentato queste parole augurandosi che ad esse potessero seguire comportamenti coerenti. E invece il Sud Italia e con esso la Calabria bruciano di nuovo e spesso, quasi sempre, tutto parte dalla mano perversa dell’uomo, a volte per riaffermare con la violenza del fuoco un dominio sul territorio che si vuole sottratto alla legalità e piegato ad interessi di parte».
Prosegue il presidente della Cec: «Ultimi in ordine di tempo sono i roghi che interessano l’Aspromonte, ma anche la macchia boschiva catanzarese. Ad oggi sono almeno una decina gli incendi ancora attivi. Ed un incendio, oltre a depredare il corpo vivo della Madre Terra, distrugge migliaia di specie vegetali, rischia di far scomparire per sempre alcune specie animali, dilava il territorio e i corsi d’acqua. A parte i costi economici per arginare gli incendi e ripristinare lo stato dei luoghi della Calabria verde, fanno male certi atteggiamenti di sufficienza, e talvolta di strafottenza di alcuni cittadini. Da qui la necessità di una coscienza collettiva, ma anche di una più incisiva azione delle istituzioni, ad ogni livello, perché prevenzione e monitoraggio possano divenire barriera sempre più alta a difesa dai continui attacchi».
Conclude monsignor Bertolone: «Ricorrere agli incendi è del tutto estraneo ad ogni etica umana e cristiana! Il Signore fermi la mano degli sciagurati piromani e dia forza a tutti coloro che stanno lavorando per frenare il disastro».
A Pizzo si fa la conta dei danni
Migliora la situazione nel Vibonese dopo il vasto rogo che ha devastato la collina tra Pizzo e Maierato lambendo anche l’autostrada A2 del Mediterraneo.
Intorno alle 16 di martedì, infatti, il fuoco ha iniziato a iniziato a propagarsi ai bordi della strada che dalla zona industriale di Maierato conduce fino a Pizzo. Immediato l’allarme lanciato, ma le fiamme si sono propagate ad una velocità impressionante, complici le alte temperature e l’incuria in cui versavano i terreni della zona.
Tutta la collina ha iniziato a bruciare, con la strada che è stata chiusa alla circolazione ed il traffico della vicina autostrada rallentato a causa del fumo che ha invaso le corsie; diverse famiglie sono state costrette ad allontanarsi dalle proprie abitazioni seriamente minacciate dalle fiamme. Mentre le squadre dei vigli del fuoco, coadiuvate anche dall’intervento del canadair, cercavano di impedire che il fuoco arrivasse a distruggere le diverse abitazioni ed il ristorante Go, (la struttura ha subito danni all’impianto elettrico e ci vorranno un paio di giorni prima che possa riprendere l’attività) il fuoco ha attecchito anche nella parte bassa della collina, arrivando fino alle case giù a Pizzo.
Altre famiglie sono state evacuate, così come un vicino residence vacanze. Sono state ore di apprensione, le fiamme sono arrivate a distruggere tutta la campagna e l’incendio è stato domato solo intorno alle 23,30, appena prima che potesse raggiungere le abitazioni e la vicina ferrovia, con il conseguente pericolo per i cavi dell’elettricità. Fortunosamente non si segnalano danni alle abitazioni o feriti. (Erica Tuselli)
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