Il sequestro di un depuratore in Calabria (archivio)
3 minuti per la letturaScende la sanzione semestrale a carico dell’Italia per la mancata depurazione delle acque reflue. La Commissione Europea ha infatti quantificato in 22,7 milioni di euro la quarta penalità riferita al periodo dicembre 2019 – maggio 2020, contro i 23,8 versati nei sei mesi precedenti.
Un costo che si ridurrà ulteriormente, perché sulla base delle informazioni fornite dalle autorità nazionali sul mancato progresso di venticinque agglomerati a causa dell’emergenza Covid, la stessa Commissione ha rinunciato al recupero di circa 3,6 milioni di euro, portando la sanzione effettiva per questo semestre a poco più di 19 milioni.
Oltre alla pandemia, però, l’Italia ha anche migliorato la sua condizione intervenendo soprattutto in Calabria. In particolare, la realizzazione di depuratori e reti fognarie, assieme al lavoro negoziale delle autorità italiane, ha consentito nei tre successivi semestri di stralciare agglomerati idrici o quote parte degli stessi.
E’ stata infatti validata la raggiunta conformità di un milione e duecento mila abitanti equivalenti, permettendo così il risparmio di 6,2 milioni di euro. La quarta semestralità tiene invece conto della raggiunta conformità di quote parte di cinque agglomerati (Acri, Motta San Giovanni, Reggio Calabria, Sellia Marina, Battipaglia) accogliendo inoltre riesami e correzioni su quelli di Palermo (espunti oltre 58mila abitanti equivalenti dalla sanzione) e Taviano.
Dunque, una parte importante l’ha avuta proprio la Calabria con le aree del Reggino e del Catanzarese.
«Un risultato significativo – commenta il commissario unico per la Depurazione Maurizio Giugni – in un periodo di riferimento che è quello del mio predecessore, il professor Rolle, cui va dato merito di un’azione importante che da un anno a questa parte stiamo intensificando. Lavoriamo contemporaneamente su ben 98 interventi, contando anche le altre tre procedure d’infrazione contro l’Italia non ancora sfociate in multa. Crediamo che i risultati di questo profondo lavoro si vedranno nei prossimi mesi, non solo nella regressione della sanzione, ma con benefici effettivi su un territorio contraddistinto da evidenti carenze, in primis nella definizione del Servizio Idrico Integrato».
La Corte di Giustizia Europea, con sentenza C-251/17, ha condannato l’Italia al pagamento di una sanzione di circa 30 milioni di euro per 74 agglomerati della procedura 2004/2034, con un carico generato pari a quasi sei milioni di abitanti equivalenti.
«I progressi registrati non solo nell’avanzamento delle opere, ma anche a seguito della corretta informativa alla Commissione sull’effettiva realtà dei singoli territori – osserva il subcommissario Stefano Vaccari – attestano l’accurato lavoro del Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio, dei ministeri della Transizione Ecologica e della Coesione, oltre ovviamente della Struttura Commissariale».
Sono oggi quattro le procedure d’infrazione a carico dell’Italia in campo fognario e depurativo, per 939 agglomerati. Nell’unica procedura in cui l’Italia paga una sanzione economica (2004/2034) la Sicilia è la Regione maggiormente coinvolta con 45 agglomerati sui 68 complessivi.
Nella relazione annuale trasmessa alle istituzioni di riferimento, il Commissario ha dettagliato il lavoro in corso su ogni singola area: sette sono i lavori completati e quattordici i cantieri in corso, cui si aggiungono gare di lavori e progettazioni.
Composta dal commissario Maurizio Giugni e dai due subcommissari Riccardo Costanza e Stefano Vaccari, la struttura nominata nel maggio 2020 si avvale del supporto di società e istituzioni pubbliche (Invitalia, Sogesid, Studiare Sviluppo, UTA, Provveditorati alle Opere Pubbliche, ENEA) per portare a termine la realizzazione delle opere.
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