INDICE DEI CONTENUTI
Dal rapporto Bes dell’Istat emerge che in Calabria la speranza di vita in salute è 11 anni più bassa rispetto a Bolzano
TERZULTIMI in Italia per aspettativa di vita alla nascita. E pure per speranza di invecchiare in buona salute. Giunto alla sua undicesima edizione, il rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat scatta ancora una volta una fotografia impietosa della Calabria. Mettendo in fila una serie di dati che alla fine consegnano un quadro coerente: possiamo immaginare di vivere a lungo e bene con un servizio sanitario come quello calabrese? E non solo: se si guarda ai dati che descrivono lo stile di vita, si vedrà che è anche la prevenzione spesso a mancare.
IL RAPPORTO BES
Gli indicatori presi in esame dall’Istat sono 152, suddivisi su 12 ambiti. A livello nazionale, l’andamento per quest’anno è prevalentemente positivo: poco più della metà dei 129 indicatori per cui è possibile il confronto sono migliorati rispetto all’anno precedente. Si conferma, come l’anno scorso, anche «un chiaro gradiente tra le regioni del Centro-nord, su livelli di benessere migliori, e quelle del Mezzogiorno», spiegano i ricercatori. Per le regioni del Sud in particolare, oltre il 55% degli indicatori si attestano nelle classi di benessere bassa e medio-bassa.
SALUTE
La speranza di vita alla nascita, in Calabria, è di 82 anni, un anno in meno circa rispetto alla media nazionale (83,1), oltre due anni e mezzo in meno rispetto a Trento che guida la classifica. Peggiore però appare un altro dato, quello che fotografa la speranza di vita in buona salute. In Calabria, in media, è pari a 55,4 anni (in crescita rispetto al 2022, quando si attestò a 53,1). Peggio fanno solo Molise (54,9) e Basilicata (52,8). La media nazionale è di 59,2 (quasi quattro anni in più del dato calabrese). Ma se guardiamo la testa della classifica il divario si amplia ancora: a guidarla è la provincia autonoma di Bolzano con 66,5 anni.
La Calabria è ultima, purtroppo, per mortalità infantile: a fronte di una media di 2,6 decessi per mille nati vivi, in Calabria il tasso (dati 2021) è di 4,2.
Ancora, la regione è quartultima per mortalità evitabile (ovvero decessi la cui causa di morte è considerata trattabile o prevenibile), mortalità per tumore, multicronicità e limitazioni gravi.
SERVIZI
Le difficoltà del sistema sanitario calabrese sono note. Non è un caso insomma se, in questa nuova edizione del rapporto Bes, la Calabria è tra le regioni (con Basilicata, Campania e Puglia) con maggiori flussi in uscita, per emigrazione ospedaliera, non compensati da flussi in entrata. Nelle parti basse della classifica anche per numero di posti letto, la Calabria, in particolare, è fanalino di coda per numero di infermieri e ostetriche e per anziani serviti dall’assistenza domiciliare.
La percentuale di calabresi, invece, che ha dichiarato di aver rinunciato, nell’ultimo anno, a visite specialistiche o esami diagnostici, per ragioni economiche o difficoltà di accedere al servizio, è del 7,3%. Un problema, tuttavia, che non è solo calabrese: la regione, per questo indicatore si piazza a metà classifica, e la media nazionale è del 7,6.
STILE DI VITA
Non bisogna però trascurare l’impatto dello stile di vita sulla salute. Qui gli indicatori calabresi sono in miglioramento rispetto allo scorso anno, tuttavia i risultati non sono ancora incoraggianti. La Calabria resta tra le regioni più sedentarie d’Italia – è quinta, con il 48,2 per cento della popolazione sopra i 14 anni che non pratica alcuna attività sportiva, a fronte di una media nazionale del 34,2 – e per abitudini alimentari. In Calabria, infatti, poco meno del 13 per cento della popolazione, dai tre anni in su, consuma almeno quattro porzioni di frutta e verdura al giorno. La media nazionale è del 16,5, ma le regioni che guidano la classifica, Piemonte e Marche, superano il 20 per cento.
ABUSIVISMO EDILIZIO
Altro indicatore per il quale la Calabria non brilla si conferma l’abusivismo edilizio: la regione è ultima in Italia per numero di costruzioni abusive.
SERVIZIO IDRICO
Calabria fanalino di coda anche qui: quasi il 40 per cento della popolazione dichiara irregolarità nella fornitura idrica (a fronte di appena l’8,9 per cento nazionale).
LAVORO
Calabria ultima per tasso di occupazione: c’è un lieve miglioramento rispetto al 2022 (+1,4%), ma il dato non va oltre il 48,4% (media nazionale del 66,3). In fondo alla classifica anche per occupati non regolari e al secondo posto per numero di Neet, giovani che non studiano e non lavorano (27,2% a fronte della media nazionale del 16,1).
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA