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UN CONTRATTO regionale in attesa di rinnovo da dodici anni. Un budget che per ora copre il fabbisogno solo di metà anno. Un turn over che non c’è. No, la vertenza dei forestali calabresi non si è mai chiusa. «È tuttora in piedi – conferma Caterina Vaiti, segretaria regionale della Flai Cgil eletta lo scorso gennaio – Ed è una vertenza che non comprende solo le legittime rivendicazioni del settore, ma che chiede alla politica di adottare una visione strategica: la cura e la manutenzione del territorio ci permettono di tutelare e valorizzare una risorsa, le nostre foreste, di grande valore turistico ed economico. E mettiamoci alle spalle i vecchi pregiudizi».
I forestali calabresi – un tempo 30mila – oggi sono ridotti a un contingente di 4mila persone. Destinato ad assottigliarsi ancora, perché l’età media è abbastanza alta. In servizio presso Calabria Verde, i Consorzi e (in minima parte) il Parco delle Serre si occupano della cura del patrimonio boschivo, di sorveglianza idraulica e manutenzione antidissesto, di contrasto agli incendi. «Un lavoro che svolgono con forte senso di responsabilità, pur disponendo di mezzi in molti casi ridotti» spiega Vaiti. Il loro contratto, come detto, è vecchio di almeno 12 anni. Il nuovo era stata definito nel 2019 e sottoscritto, ma poi cambiò il governo regionale e non venne mai approvato. «Il contratto prevedeva un piccolo ma significativo aumento di stipendio: 80 euro mensili, che in una famiglia monoreddito sono un bonus spesa – continua Vaiti – Non ci sono risorse, però, o almeno questo è quello che ci viene ripetuto».
E veniamo alle risorse. Il budget previsto nel nuovo piano forestazione, licenziato a marzo dalla Giunta Occhiuto e in attesa di passare dall’esame dell’aula, ammonta a 66 milioni di euro. Di questi, 10 milioni arrivano dallo Stato, il resto sono risorse proprie della regione. «Bastano ad arrivare a giugno – dice Vaiti – Il fabbisogno annuo è di circa 120 milioni». Risorse che comprendono le spettanze dei forestali e il finanziamento di tutte le attività del piano. La quota che manca si confida di coprirla con i 50 milioni del Fondo per lo sviluppo e la coesione assegnati alla Calabria in sede di approvazione della legge di bilancio statale per il 2023, come previsto da un emendamento dei deputati Cannizzaro e Arruzzolo. Risorse che l’emendamento destinava agli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico e idraulico in Calabria nonché «per le finalità di cui al decreto-legge 20 maggio 1993, n. 148». Il riferimento, anche se non esplicitato, era al finanziamento per i lavoratori forestali calabresi, previsto dall’articolo 3, comma 9 del decreto legge citato.
Fondi, però, che devono ancora arrivare. Anche per quest’anno, insomma, si tratterà di inserire risorse per coprire il fabbisogno, mentre in realtà – dice la Flai Cgil – sarebbe il momento di «spiccare il volo» e potenziare il comparto. Servono finanziamenti, come detto, per approvare il nuovo contratto ma anche per procedere a nuove assunzioni. «Serve nuove personale. Molti dipendenti sono avanti con l’età o non più in salute e non possono garantire il 100 per cento in quello che è un lavoro usurante. Si potrebbe anche pensare a incentivi all’uscita e creare così opportunità di lavoro per i giovani, che terminata la scuola finiscono per lasciare i loro paesi, nelle aree interne, e partire – continua la segretaria di Flai Cgil – E anche così che si dà una chance di sopravvivenza alle aree montane e si frenano lo spopolamento e la progressiva chiusura dei servizi». Sul servizio antincendio, in particolare, serve una riflessione, secondo la sindacalista. «Io non sono per il premio obiettivo. Piuttosto chiederei nuove assunzioni, anche a tempo determinato. Non è il contratto che amo, ma servirebbe almeno a dare una prima risposta, anche in termini occupazionali» spiega. E si garantirebbero anche maggiori servizi. «Lo scorso anno si è registrato un calo di incendi sul demanio regionale e questo grazie all’impegno dei forestali – prosegue – Ma è chiaro che tante attività, viste le risorse umane ridotte, non si riesce a garantirle in pieno. Penso ad esempio alle fasce parafuoco».
Il Pnrr poteva essere l’occasione giusta, dice Vaiti. «Ma non vedo segnali, non vedo ambizione – continua – Il governatore Occhiuto, così come l’assessore Gallo e i parlamentari si sono mostrati attenti e vigili nell’emergenza, com’è accaduto con l’approvazione della legge di bilancio statale e i fondi ballerini. Ma vorrei che lo fossero anche nella programmazione a lungo termine. Posso dire che nutrivo grandi speranze nell’assessore Gallo, pur essendo distante da lui per sensibilità politica, perché ne vedevo l’attivismo sul fronte agricolo. Ma sulla forestazione mi sembra tutto fermo. Eppure se la montagna non parla con le valli e le marine, non andiamo avanti. Se si trascurano i canali, aumenta il rischio alluvioni, con quello che ne consegue anche per l’agricoltura – conclude la sindacalista – Serve una visione sinergica».
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