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Nel piano oncologico regionale dati drammatici di una Calabria in gravi difficoltà nella cura dei tumori; il 40% dei pazienti si cura altrove


COSENZA – Il 40% dei pazienti oncologici lascia la Calabria per curarsi altrove e la presa in carico di chi resta risulta «discontinua»: i programmi di screening per i tumori restano «molto carenti», la rete cure palliative è scarsamente sviluppata e in generale c’è una «scarsa definizione delle fasi del processo». Non solo, la Calabria utilizza «fonti nazionali» per raccogliere i dati sui tumori nella regione. E questo perché «il registro tumori regionale, o la somma dei registri tumore in parte operativi, non ha ad oggi raccolto le informazioni sui diversi fenomeni». In altre parole è difficile programmare perché mancano dati certi.

Sono i punti drammatici messi nero su bianco nel piano oncologico regionale 2023-2025 approvato nei giorni scorsi. Una relazione che racconta come la Calabria sia ancora oggi in grande difficoltà nella gestione delle patologie oncologiche, a partire proprio dal punto primo: la prevenzione. I dati sugli screening oncologici delle varie Asp nel 2023 sono ancora una volta sotto la soglia. La Calabria continua a non garantire i livelli essenziali di assistenza. I tre “segnali” sono i programmi per cervice uterina, mammella e colon retto. Per il collo uterino su 131mila donne soltanto 85mila hanno ricevuto gli inviti per i test di controllo. Ancora più basse le adesioni, 20mila circa. Il 65,2% di inviti totali a fronte del 23,9% di adesioni. Stesso vale per i test mammella: 134mila le donne, 71mila gli inviti. Bassissime le adesioni 11mila 383 (il 15,9%).

E ancora i programmi di screening del colon-retto: 265mila circa i calabresi che hanno accesso a questo tipo di controlli gratuiti, 200mila gli inviti trasmessi dalle Asp per sottoporsi ai test. Nonostante il 75,4% di inviti l’adesione è stata bassissima: soltanto il 6%. Le cose sono ancora più complesse se si guarda alle singole Asp. A Cosenza per il colon retto c’è un tasso di adesione del 1,99%: circa 1600 persone su oltre 100mila. E’ il dato più basso di tutta la Calabria. E sempre a Cosenza ci sono i dati peggiori di adesioni per cervice uterina: 6,08%. Vale a dire 327 adesioni su 41mila 500 donne.

La Calabria sta pensando in primo luogo ad una campagna permanente per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questi controlli preventivi, ma resta il problema strutturale: poco personale, difficoltà strumentali e mancate comunicazioni da parte delle aziende sanitarie provinciali. Sul registro tumori invece ragiona in maniera titanica. Individuare una «figura dedicata» che recuperi i dati relativi a cittadini calabresi «che si sono rivolti a strutture fuori regione per cure oncologiche». Le cose diventano ancora più complesse se si guarda ai tredici centri oncologici regionali con totali 166 posti letto a disposizione. Alcuni centri continuano a produrre dati sotto le soglie delle linee guida, abbastanza da generare l’idea che ci sia qualche problema più complesso da affrontare sul piano clinico.

«Per alcune patologie – si legge nella relazione – oggi, alcuni dei centri rappresentati nelle Linee Guida presentavano nel 2022 dati sotto soglia: in tali casi si dovrebbero prevedere valutazioni di contesto anche rispetto al livello di clinical competence effettivamente presente e alla opportunità di strutturare affiancamenti o altre modalità che garantiscano uniformemente risultati eccellenti».

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