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I 74 camici bianchi sono tutti medici convenzionati già in servizio in Calabria che (finalmente) avranno un contratto vero e proprio, il concorsone non basta a risolvere l’emergenza


L’emergenza-urgenza ne esce con le ossa rotte dal concorsone regionale. E non solo sui freddissimi numeri. Su 145 posti a disposizione in graduatoria sono 74 i camici bianchi inseriti in graduatoria, più 32 specializzandi. Già questo basta a non coprire i buchi. Ma c’è di più. L’operazione in sé non immetterà nuova linfa nel sistema sanitario calabrese. Questo perché i 74 medici sono in realtà già presenti all’interno del soccorso regionale.

Sono in sostanza medici convenzionati, in larga parte in servizio nel 118, che dopo un triennio di lavoro hanno avuto accesso ai concorsi, come dispone la legge. Una vittoria per loro, visto che si tratta di un passaggio cruciale anche dal punto di vista contrattuale.
Ma l’operazione resta a saldo zero: resteranno nelle loro aree di competenza, solo con un contratto diverso.

Non solo: nella graduatoria ci sarebbero almeno quattro medici del 118 a processo dopo l’operazione “Moliere” all’Asp di Catanzaro. Gli operatori erano accusati di assenteismo nel 118 proprio durante il periodo Covid. Una sorta di “ritorsione”, secondo l’accusa, al taglio delle indennità 118 disposta dall’Asp all’epoca sotto gestione prefettizia. Avrebbero presentato certificati medici falsi mettendosi in malattia.

L’altra questione riguarda proprio gli specializzandi, sui quali probabilmente si dovrà fare battaglia (politica). Salvo due o tre in specializzazione in emergenza urgenza in Emilia Romagna e in Lombardia, si tratta di giovani in formazione in Calabria. Qui, l’università Magna Graecia non ha mai avuto un Pronto soccorso (le operazioni per la nascita della struttura sono in corso da quando è nata la Dulbecco), quindi neanche una scuola di specializzazione in emergenza-urgenza.

EMERGENZA MEDICI IN CALABRIA, LA SITUAZIONE DEGLI SPECIALIZZANDI

Di fatto i ragazzi sono in fase di specializzazione con discipline considerate “equipollenti” (Cardiologia, Geriatria ecc.) e bisognerà vedere se l’università autorizzerà il loro ingresso nei Pronto soccorso.
Intanto la Regione vuole accelerare. Entro il 15 marzo bisognerà chiudere la partita e assumere gli idonei. Non ci sarà problema su alcune discipline (Anestesia in prima battuta), mentre bisognerà capire cosa fare nell’emergenza urgenza.

L’altro aspetto riguarda Ortopedia, sostanzialmente nessun medico specialista si è presentato al concorso, soltanto tredici specializzandi. Il problema non è di poco conto: nei piani di Occhiuto c’è il potenziamento della disciplina, lo chiarisce il programma di riorganizzazione ospedaliera ancora in fase di revisione. Si tratta infatti di una di quelle branche maggiormente colpite dall’emigrazione sanitaria. E non solo per interventi altamente complessi. Al primo posto c’è la chirurgia generale, a seguire gli interventi di ortopedia e traumatologia e al terzo l’ostetricia ginecologica. Oltre la metà di tutti questi interventi non rappresentano urgenze, il 60% circa dei ricoveri fuori regione è programmato.

La questione è che, almeno in Calabria, l’intera branca sembra essere in mano al privato convenzionato con il sistema sanitario nazionale. Ma nei piani c’è comunque la volontà di invertire una tendenza.
Al momento ci sono i medici cubani a dare una grossa mano anche su questo, ma l’accordo sul loro servizio in Calabria non potrà superare il 2025. In altre parole sulla carta c’è già necessità di impostare una nuova procedura concorsuale.

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