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COSENZA – Una montagna di soldi in pancia e i conti in avanzo considerevole a scapito dei Livelli essenziali di assistenza, screening in peggioramento, emergenza-urgenza in peggioramento, il riordino della rete ospedaliera neanche inviato al ministeri e attualmente ancora in fase di redazione, criticità su quello per l’assistenza territoriale. Poca chiarezza nell’accordo con Cuba e soprattutto Azienda Zero: una legge che strappa competenze inscindibili da quelle del commissario ad acta che ancora oggi, a giugno 2023, nessuno ha intenzione di modificare.
Nessuna notifica ai ministeri sui bilanci mai presentati dalle Asp e tempi di pagamento di tutte le aziende in peggioramento. E ancora: fondi covid 2020 ancora accantonati e non spesi, il piano di potenziamento dei posti letto da tre anni fermo allo stesso punto, la “fase due” della ricognizione del debito ancora fumosa. Il verbale del Tavolo Adduce riferito alla riunione del 21 marzo scorso è l’ennesimo colpo su un 2022 sostanzialmente insoddisfacente. Le conclusioni dei tecnici raccontano lo stato dell’arte del piano di rientro calabrese, mettendo a nudo troppe criticità. La Calabria esce di nuovo con le ossa rotte a partire proprio dalle riforme strutturali, Azienda Zero in primis, perseguite dal presidente commissario.
AZIENDA ZERO
L’atto aziendale della superstruttura in primo luogo resta “congelato”. E questo perché la legge istitutiva ancora oggi, a due mesi dalla riunione, non è stata modificata. Per il tavolo Adduce ci sono ancora competenze che si sovrappongono e che il commissario Profiti non può gestire proprio perché il mandato commissariale è riferito esclusivamente ad Occhiuto. Lo stesso atto aziendale è generico soprattutto «nel modello e nell’assetto organizzativo». Non chiaro neanche «il perimetro delle competenze tra il dipartimento salute e Azienda Zero». Di quella modifica, però, se ne sono perse le tracce. In altre parole governance e risultati a zero.
FONDI COVID E POSTI LETTO
L’inchiesta di Catanzaro sui posti letto inventati per evitare le zone rosse ha riaperto la questione dei fondi mai spesi. A marzo 2023, stando al verbale, la Calabria aveva ancora in pancia 62 milioni di euro di fondi Covid del 2020 non spesi. I restanti invece, compreso quello speso nel 2021, non è rendicontato in maniera dettagliata. In altre parole non si sa che cosa è stato fatto. Il tavolo segnala «la bassa attuazione del provvedimento a tre anni dalla relativa adozione». In sostanza dei 134 posti letto in terapia intensiva ne sono stati realizzati 24 (17,9%), in semi-intensiva dei 136 previsti solo 11 effettivamente realizzati (8%). Sono invece 18 i Pronto soccorso da ristrutturare, solo 1 è stato realizzato (5%). Delle nove ambulanze ne sono state consegnate solo 6. Una bocciatura su larga scala nonostante «la struttura commissariale, in sede di riunione, fa presente che i cronoprogrammi delle aziende saranno rispettati».
CONTI E DEBITO
La Calabria è in avanzo di 140,3 milioni. Con le coperture fiscali e la quota sociale si arriva a 261,3 milioni di euro totali. Soldi per l’assistenza che sono rimasti accantonati. Qui c’è il colpo più duro. «Si segnala tuttavia che l’elevato avanzo sull’anno 2022 – si legge nel verbale – è collegato al ritardo degli interventi che avrebbero dovuto essere messi in atto per l’erogazione dell’assistenza sanitaria per il potenziamento dei Lea, auspicati dalle numerose iniziative legislative nazionali a sostegno della Regione Calabria intervenute negli anni e dall’iscrizione dei contributi dello Stato a sostegno del Piano di rientro della Regione Calabria che appaiono non utilizzati». In pratica si salvano i conti senza guardare alle cure. Altra grana è la circolarizzazione del debito, ad oggi posticipata alla fine del mese. A Marzo i tavoli chiedevano quantomeno chiarezza sulle procedure.
«Con riferimento alla ricognizione della situazione debitoria pregressa prendono atto di quanto relazionato. Chiedono di conoscere la tempistica della conclusione della “fase due” della circolarizzazione ed in generale dell’intero processo di ricognizione del debito».
I dati forniti dalla Calabria sono gli stessi di gennaio scorso. Capitolo a parte la Gestione sanitaria accentrata che ha in pancia ben 526 milioni di euro non trasferiti agli enti sanitari. Il paradosso è che a fronte di questi milioni il tavolo Adduce chiede ancora chi sia il responsabile della Gsa, atteso che sarebbe competenza del commissario Profiti. La preoccupazione maggiore per il Tavolo Adduce resta comunque l’Asp di Reggio Calabria
TEMPI DI PAGAMENTO
Nel frattempo la performance delle aziende non migliora. I tempi di pagamento sono ben oltre la soglia massima del 30% fuori tempo. peggio fanno proprio le aziende appena fuse: le aziende Mater Domini e Pugliese Ciaccio hanno rispettivamente effettuato il 78% e l’84% dei pagamenti fuori tempo massimo. Ma non si salva nessuno tranne la Gsa. Cosenza è al 33%, Crotone al 72%, l’Asp di Catanzaro al 33%, quella di Vibo al 53% assieme all’Asp di Reggio Calabria e l’Azienda ospedaliera di Cosenza. Il Gom invece è al 42% delle fatture liquidate entro il tempo massimo. Tutte questioni che generano contenzioso e quindi altro debito e che camminano di pari passo con il fatto che ancora non è stato neanche ripartito il fondo. Anche questa competenza di Profiti.
AMBULANZE SEMPRE PIÙ IN RITARDO
Peggiorano ulteriormente i tempi di risposta delle ambulanze sul territorio: la media dalla chiamata all’arrivo sul posto adesso è salita a 30 minuti. Il de profundis del sistema 118 che dovrà essere riformato e che Profiti ha delegato all’Asp di Cosenza.
SCREENING
La documentazione già fornita dalla Corte dei conti conferma quanto sottolineato dal Tavolo Adduce. Nel 2021 l’adesione ai programmi di screening è stata molto bassa. Caso limite, come anticipato dal Quotidiano, è stato quello dell’Asp di Vibo che ha segnalato 620 adesioni agli screening della mammella a fronte di zero inviti trasmessi ai cittadini. In altre Asp invece non si è sostanzialmente fatto nulla. Zero inviti, zero adesioni.
RETE OSPEDALIERA
Nonostante le rassicurazioni di Occhiuto di pochi mesi fa rispetto al piano di riorganizzazione ospedaliera si è trattato soltanto di un bluff. Quel documento ancora non esiste e il tavolo Adduce lo sta ancora aspettando. In realtà la redazione del documento è iniziata nell’ultimo mese, mentre pochi mesi fa era stato detto che il piano era stato già sottoposto a controllo ministeriale. La tirata dell’Adduce è un sollecito: «rammentando che il programma operativo 2022-2025 ne aveva previsto la definizione entro dicembre 2022.
L’ACCORDO CON L’UNICAL
Sotto osservazione anche il piano con l’Università della Calabria. «Il modello organizzativo di riferimento – scrive il Tavolo – per l’integrazione tra attività assistenziale, didattica e di ricerca in sanità, è rappresentato dall’Azienda Ospedaliero Universitaria. Ciò premesso – si legge ancora nel verbale – si chiedono maggiori chiarimenti ed elementi informativi, anche in ordine all’impatto economico-finanziario ed alla coerenza delle unità operative a direzione universitaria con l’emanando documento di programmazione della rete ospedaliera».
Le osservazioni proseguono anche sull’estensione delle strutture sanitarie coinvolte nel progetto. Situazione per la quale è necessario «procedere alla dettagliata e motivata individuazione delle strutture e delle relative articolazioni e modalità organizzative attraverso cui realizzare le suddette attività assistenziali integrate».
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