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CATANZARO – Dall’influenza della massoneria deviata nei territori all’abilità della ‘ndrangheta nel governare l’economia calabrese ricorrendo a professionalità attinte dalla zona grigia, per esempio nella sanità, grazie all’affidamento diretto di servizi e appalti. Per finire con la capacità di sfuggire persino alla stringente normativa antimafia e quindi di eludere le interdittive, ormai insufficienti perché i clan reinvestono i proventi illeciti in attività apparentemente legali.
Continua a sfornare documenti la Commissione parlamentare della XVIII Legislatura, quella presieduta dal calabrese Nicola Morra, e l’ultimo pubblicato si riferisce a due missioni svolte in Calabria nel settembre e nell’ottobre 2020. Un leit motiv è che, in sintonia con gli elementi acquisiti nelle indagini condotte in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, i rapporti con imprenditori, amministrazioni locali e politici sono così stretti da non risultare «quasi mai riconducibili al paradigma intimidazione – assoggettamento, ma connotati da una condivisione di intenti ed obiettivi, perseguiti da entrambe le parti e quasi sempre rispondenti ad interessi di natura economica o di conquista di potere e di acquisizione di consenso». Ma vediamo cosa era emerso durante quelle missioni, provincia per provincia.
CATANZARO
Innanzitutto sono emersi i rapporti della comunità rom con la criminalità organizzata che la utilizza come manovalanza per attività illecite. Un avvicinamento che ha determinato alleanze tant’è che alcuni esponenti dei clan degli zingari hanno assunto un «ruolo preminente rispetto a quello dei componenti dell’organizzazione mafiosa». Ma soprattutto è venuta fuori «la capacità di intessere relazioni con le istituzioni, con professionisti, burocrati, politici e pubblici amministratori, l’abbandono della violenza o dell’intimidazione, sostituite da metodi corruttivi o collusivi, sono tutte caratteristiche che rendono difficile individuare le pericolose ramificazioni della ‘ndrangheta». L’elevata attenzione alle ingerenze mafiose negli apparati pubblici da parte della Prefettura traspare dai numerosi scioglimenti di enti locali per infiltrazioni. Un quadro di «grande allarme» offre in particolare la sanità calabrese che «risente della presenza della criminalità organizzata stante il ricorso pressoché generalizzato agli affidamenti diretti dei lavori e dei servizi pubblici, in totale assenza di procedure di gara, in favore di soggetti economici destinatari di interdittive antimafia. A ciò si aggiunga l’abilità della ‘ndrangheta nel governare l’economia calabrese così come dimostrato dal modo in cui ha operato nel settore della sanità, ricorrendo alle professionalità della zona grigia».
Ecco perché l’Ufficio territoriale del Governo di Catanzaro ha modificato le strategie operative. Sempre più rara ormai l’emissione delle comunicazioni antimafia interdittive: «la criminalità organizzata, infatti, si è adeguata alle prescrizioni della normativa e della giurisprudenza ricorrendo a strumenti nuovi per penetrare nell’economia legale». Dalle audizioni era emerso anche coe la ‘ndrangheta riesca ad «assorbire le aziende sane o a sostituirle con quelle già a essa riconducibili, grazie alla liquidità che può offrire, anche praticando tassi usurari a imprese in difficoltà che non sono riuscite ad accedere alle misure di sostegno e ai finanziamenti degli istituti bancari».
VIBO VALENTIA
L’insieme delle audizioni ha chiarito la forte incidenza della criminalità organizzata su tutti gli aspetti della vita sociale, economica ed amministrativa del territorio anche grazie alla complicità della “zona grigia”. «I sodalizi criminali di stampo ‘ndranghetistico si contraddistinguono, infatti, sia per l’impiego di strumenti di pressione di tipo collusivo e corruttivo miranti a condizionare le strutture amministrative, sia per la loro spiccata impostazione imprenditoriale, con crescente infiltrazione nelle attività economiche. Nonostante il cospicuo numero di ‘ndrine e locali che operano nel comprensorio di Vibo Valentia, l’egemonia della famiglia dei Mancuso rimane comunque insindacabile».
Anche le cosche operanti nella provincia di Vibo Valentia hanno quale principale elemento di forza la capacità di infiltrarsi nella pubblica amministrazione, come dimostrato anche in questo caso da numerosi scioglimenti per infiltrazioni mafiose dei Comuni. Nella relazione vengono riportati i dati più importanti dell’operazione Rinascita Scott che ha fornito la più recente e completa fotografia della ‘ndrangheta. Sia il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, che quello di Vibo, Camillo Falvo, hanno insistito su quanto sia rilevante l’influenza di una parte della massoneria.
COSENZA
L’originaria richiesta di “contributo” si è mutata in estorsione e quanto dato a titolo di prestito volge in usura, per poi risolversi nella compartecipazione societaria e nel subentro e controllo dell’attività, che formalmente rimane di proprietà dell’imprenditore. Questo il modus operandi con cui le organizzazioni criminali «penetrano nel tessuto economico e sociale del territorio gestendo le attività produttive più redditizie, ovvero le attività imprenditoriali che consentono di riciclare capitali». Ecco perché viene segnalata la presenza di appartenenti alla criminalità organizzata cosentina in diversi settori produttivi della zona, quali «la ristorazione, la pubblicità, la logistica e la distribuzione di abbigliamento e di beni di prima necessità, nonché la gestione di sale slot e scommesse».
La criminalità organizzata cosentina ha storici legami con le famiglie del Reggino, del Vibonese e del Crotonese ed è ripartita in 19 cosche dotate di un’organizzazione verticistica che esprime l’azione criminale attraverso l’estorsione, l’usura, i danneggiamenti e le minacce aggravate. Inoltre, «le evidenze giudiziarie dimostrano che esiste una forte compenetrazione della criminalità organizzata cosentina nelle attività commerciali ed imprenditoriali del territorio e nel governo della cosa pubblica. In particolare, le cosche storiche danno segnali di riorganizzazione attraverso il ricorso a nuove leve criminali, talvolta al comando dei vecchi boss in fase di scarcerazione».
CROTONE
Balza all’attenzione la «grande discrasia fra la povertà risultante dalle statistiche ufficiali e le ricchezze della criminalità dimostra la forza di attrazione esercitata dal crimine sulla società civile». Inoltre, «La circostanza che le operazioni di polizia svelino collegamenti con numerose altre regioni italiane e con Stati esteri, lascia intendere quale sia il livello di penetrazione e preparazione della ‘zona grigia‘ costituita da professionisti e pubblici ufficiali complici della criminalità ‘ndranghetista».
REGGIO CALABRIA
Focus innanzitutto sulla capacità della ‘ndrangheta di «organizzare il traffico di tonnellate di stupefacente ad ogni carico, operando da stakeholder su scala mondiale, dacché la sua ricchezza è fondata proprio sui suoi addentellati all’estero». Questa disponibilità finanziaria garantisce oggi alla ‘ndrangheta «potere economico e politico, consentendo alle cosche di infiltrarsi nel tessuto locale tramite il riciclaggio, facendo ingresso nel mondo degli appalti e negli assetti politico-istituzionali, con un rovesciamento del rapporto di bisogno». Ma sono emerse anche le infiltrazioni nel resto d’Italia e la dismissione dell’attività violenta per cui l’estorsione «non si configura più come semplice richiesta di denaro, ma si esplica in richieste quali l’imposizione di una guardiania o di determinati fornitori o l’imposizione agli imprenditori di operare come riferimento della cosca, salvo poi dover corrispondere una percentuale, all’incasso di ogni stato di avanzamento lavori degli appalti aggiudicati».
Rilevante anche la capacità di gruppi ‘ndranghetisti di inserirsi nelle attività commerciali, nel settore delle scommesse e nel settore internazionale. Evidente la diffusione di condizionamenti e infiltrazioni nella pubblica amministrazione anche alla luce del primato della provincia di Reggio Calabria per provvedimenti di scioglimento di Comuni. Ma c’è anche un focus analitico sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nell’ambiente sanitario partendo da un’analisi di quanto avvenuto all’Asp di Reggio Calabria attraverso l’osservazione degli esiti dei lavori della Commissione d’indagine che ha poi portato allo scioglimento. «Gli accertamenti sono stati, in prima battuta, indirizzati su: appalti e forniture; convenzioni con strutture private; gestione del personale; gestione del servizio farmaceutico e della morgue; situazione economico-finanziaria; stato generale delle strutture ospedaliere della provincia e dei macchinari in dotazione con possibilità di ampliamento delle materie d’indagine su motivata richiesta di questa Commissione. Le attività investigative hanno evidenziato come la penetrazione delle organizzazioni criminali nei settori delle pubbliche istituzioni sia stata resa possibile dalla presenza di soggetti che hanno messo a disposizione delle cosche il ruolo istituzionale ricoperto, in un’ottica di totale asservimento della funzione pubblica».
Il core business della ‘ndrangheta reggina rimane il traffico di stupefacenti, settore nel quale è leader mondiale; un ruolo che svolge anche grazie all’utilizzo di nuovi mezzi di pagamento (i bitcoin, ad esempio) e dei più potenti broker, tanto che Cosa Nostra ha dovuto fare ricorso a famiglie di ‘ndrangheta per dare garanzie ai fornitori esteri.
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