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COSENZA – La cura dei tumori è il motivo principale dei viaggi della speranza di migliaia di calabresi. In Calabria i centri oncologici non sono ancora un punto di riferimento per molti pazienti, che scelgono di andare altrove, nonostante da tempo i ministeri cerchino di spiegare alla Calabria che la rete oncologica regionale va potenziata, sostenuta e supportata al massimo. E anche questa volta la ragione “chiave” del problema, almeno secondo le stesse osservazioni della Regione nell’ultimo tavolo Adduce, è stata l’emergenza Covid. Non la carenza di personale.
Stando ai dati dell’Agenas relativi al 2021 quasi la metà dei calabresi malati di cancro si spostano fuori dalla regione per trovare una ragione di vita. Peggio fa solo il Molise. E il sistema non è neanche “attrattivo”: solo uno scarso 1,62% che la mette al secondo posto tra le peggiori performance del Paese. I dati, nudi e crudi, nascondono bisogni di una popolazione con le spalle al muro, lì dove per esempio oltre l’88% delle diagnosi di cancro all’esofago nel 2021 sono state curate altrove. Ma questo vale praticamente per tutti gli indicatori.
L’Agenas individua quasi tremila ricoveri di Calabresi in direzione Nord Italia nel corso del 2021, con fasce d’età che si concentrano soprattutto tra i 65 e i 70 anni. I 2mila 757 ricoveri registrati fuori regione nel 2021 hanno un costo che supera i venti milioni di euro, in cinque anni hanno superato i 14mila ricoveri per quasi 106 milioni di euro. E il trend degli ultimi mesi sembra essere ancora una volta in risalita.
Guardando più in generale da una parte i calabresi scelgono di attraversare i confini per interventi anche giornalieri, dall’altra c’è il quadro generale che indica una drammatica mancanza di fiducia nel sistema calabrese. La maggior parte delle persone va via per sottoporsi ad interventi negli ambiti «ostetrico-ginecologico (compresa una quota legata alla gravidanza), ortopedico (segnatamente la protesizzazione), le terapie oncologiche, l’apparato cardiovascolare».
Ma in questa classifica spiccano anche due questioni che ben identificano l’assenza del sistema Calabria: tra i ricoveri più c’è anche l’ambito psichiatrico e neuropsichiatrico infantile.
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