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Tasso di occupazione dei posti letto, emergenza personale, stato degli accreditamenti delle strutture private, idee sul superamento di un’emergenza diventata ormai strutturale relativa ai piani di potenziamento delle strutture ospedaliere per l’emergenza Covid.
Sono tutti i punti affrontati pochi giorni fa in commissione Salute al consiglio regionale, nel giorno dell’audizione di Filippo Maria Larussa, membro dell’esecutivo nazionale dell’Anaao Assomed. Al centro dell’audizione, dunque, le criticità del servizio sanitario regionale a partire dalla saturazione dei posti letto in area non critica. In sostanza le attuali condizioni strutturali degli ospedali calabresi non consentono la costruzione delle cosiddette “bolle” necessarie per decongestionare i reparti di malattie infettive e pneumologia.
Questo nonostante nell’ultima relazione del tavolo Adduce viene aspramente ribadito l’enorme ritardo accumulato dalla Calabria nella realizzazione di nuovi posti letto e adeguamento dei Pronto soccorso (in questo ultimo caso nessun intervento è partito a distanza di due anni da decreto 91). Un intervento con il senno di poi necessario, visto che attualmente si registra un tasso di occupazione di posti letto superiore alla soglia del 30% mentre l’anno scorso si attestava intorno al 2%. Questo oltretutto in un momento in cui gli organici sono ridotti sia dalle ferie che dal cronico sottodimensionamento degli organici.
A tal proposito Larussa ha rilevato come finora «le strategie a breve termine per implementare il numero di medici e dirigenti sia in Pronto soccorso che nelle corsie non ha sortito gli effetti sperati anche per oggettive difficoltà di reclutamento e soprattutto perché molti concorsi vanno deserti o vedono partecipare pochissimi specialisti». Di fatto in mancanza di condizioni e fattori attrattivi è l’università a doversi fare avanti. «Un ruolo cruciale – continua Larussa – lo potrebbe svolgere l’unica facoltà di Medicina della Calabria purché sia disposta ad aumentare in tempi brevissimi la propria attività clinica e assistenziale, a partire dall’attivazione del Pronto soccorso e dando la possibilità agli specializzandi del penultimo e ultimo anno di corso di entrare in maniera massiccia nelle corsie ospedaliere della rete formativa, sia su base volontaria che prevedendo un periodo di tirocinio formativo retribuito obbligatorio».
L’altro passaggio dell’audizione ha riguardato una puntuale verifica delle condizioni di accreditamento delle strutture private, in modo da portare «da un lato ad un reale concorso delle medesime al soddisfacimento dei bisogni di assistenza non soltanto per interventi differibili o a bassa intensità di cure ma anche nei settori dell’emergenza, Pronto soccorso e grandi complessità chirurgiche a fronte dei quali le case di cura dovrebbero chiaramente dotarsi di strumentazioni e personale regolarmente retribuito in maniera tale da garantire standard quali-quantitativi simili alle omologhe strutture del nord Italia».
Ultimo passaggio quello sull’effettiva attuazione della medicina di prossimità e le strutture indicate nel Pnrr «che dovranno indicare una attiva partecipazione di medici di Medicina generale e specialisti ambulatoriali attraverso un protocollo di intesa la cui stipula è in itinere. Intese che una volta firmate dovranno tradursi in una corretta e completa attuazione».
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