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COSENZA – «Se non rinnovano i contratti qua non salta la gestione del Covid, salta l’ordinario». Il problema dei 1800 precari in scadenza a marzo, salvo l’ennesima proroga dello stato d’emergenza, potrebbe essere davvero l’ultima scintilla di una miccia cortissima. E non a caso l’intero comparto sanitario sarebbe anche pronto a dichiarare ufficialmente lo stato di agitazione nei prossimi giorni. Perché in questi due anni di epidemia il contingente (ridottissimo) chiamato a rafforzare gli ospedali nella gestione dell’emergenza è finito a tappare i buchi dei reparti ordinari.
Chiudere con questa esperienza, al netto delle procedure inserite nell’ultimo emendamento al Milleproroghe a firma Cannizzaro che vorrebbe autorizzare assunzioni a tempo indeterminato per 11 milioni di euro all’anno tra 2022 e 2023 ma dovrà passare ancora al Senato, significa bloccare nuovamente tutto.
C’è un muro, enorme, che è quello delle liste d’attesa. Liste che negli ultimi due anni si sono ingigantite in maniera quasi del tutto incontrollata per effetto dei blocchi imposti nei primi mesi dell’epidemia all’interno degli ospedali. La gente non si è curata, chi sceglie di farlo oggi dopo aver trascurato patologie anche importanti per effetto del lockdown e dei blocchi alle attività ordinarie. Insomma, in questa situazione di turni sempre più lunghi, gestione dell’epidemia faticosissima e lo spettro di un taglio netto sul personale all’interno delle strutture basta per dichiarare un possibile stato di agitazione. Le trattative sindacali al momento sono ancora in corso, si tratterebbe di una dichiarazione su scala nazionale.
Occhiuto intanto lancia il segnale di distensione almeno per quanto riguarda la situazione calabrese. «Il nostro sistema sanitario – dice – è come se avesse combattuto una guerra, è stato messo davvero a dura prova dal Covid. Ora, però, nella fase calante della pandemia, dovremmo fare degli investimenti anche perché in tutti questi mesi non siamo riusciti a fare prevenzione. Inoltre, dobbiamo considerare gli effetti del long Covid. Questa è una malattia che non conoscevamo e non sappiamo ancora bene cosa potrà produrre all’interno dei soggetti che l’hanno contratta. In generale non dobbiamo disperdere le esperienze acquisite. In Calabria abbiamo 127 centri vaccinali che hanno funzionato bene, con una forte organizzazione, e con capacità amministrativa: non credo che sia il caso di smantellarli. Piuttosto utilizzeremo una buona parte di questi centri per fare prevenzione su malattie come diabete, ipertensione o screening mammografici».
«Purtroppo in questi anni tutto si è concentrato sul Covid – conclude – e ci renderemo conto nei prossimi mesi e anni quale costo questo ha generato sulla salute degli italiani e sul sistema sanitario nazionale».
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