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COSENZA – Una montagna di soldi rimasta nei cassetti, “accantonata” nonostante l’epidemia, l’emergenza personale, un piano di ampliamento dei posti letto.
Alla fine del 2020 nei cassetti di Asp e aziende ospedaliere c’erano oltre 50 milioni degli 83 totali stanziati dal Governo per procedere alle assunzioni, i 175 milioni di euro di fondi Por riprogrammati per far fronte all’emergenza sanitaria in corso erano stati già “stornati” a ottobre 2020, ad oggi sono immobilizzati. Ed era un patrimonio importante.
Con quei fondi era previsto il potenziamento delle attività i diagnostica molecolare degli Hub regionali sia per i pazienti Covid che per quelli oncologici. Ma soprattutto era stato previsto un potenziamento dei servizi di primo soccorso, con assunzioni di medici, infermieri e soccorritori.
Stando all’aggiornamento effettuato nell’ultimo tavolo Adduce ci sono 81,759 milioni di euro accantonati, che la struttura commissariale specifica che “non è possibile ricondurre analiticamente la rendicontazione fornita dalle aziende ai singoli provvedimenti di assegnazione delle somme destinate all’emergenza Covid”.
Insomma, non si è riusciti a tenere traccia neanche di questo a fronte di un finanziamento Covid di 115,059 milioni di euro. Il 71% del finanziamento è sostanzialmente fermo. Agli 81 milioni c’è da mettere i 175 di fondi Por al momento rimasti solo sulla carta. In due anni sono rimasti inutilizzati 250 milioni di euro.
Una cifra enorme che avrebbe fatto enormemente la differenza in questi anni di epidemia. I numeri sono impietosi. Sul fronte personale a tempo indeterminato tra il personale medico risultano assunte 830 unità nel 2020 e 245 unità quest’anno. Il contingente Covid a tempo determinato invece è di 1.080 unità di personale, divise in 139 unità dirigenti medici, 30 unità dirigenti non medici, 771 personale non dirigente comparto sanità, 140 unità altro personale. Più della metà di questo personale a tempo determinato è stato impiegato presso i 5 Hub regionali.
Sulla questione è intervenuto anche il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Cosenza, Fausto Sposato. «Non ci spieghiamo perché i fondi regionali, 250 milioni di euro suddivisi in 175 per i Fesr 2020 e 81 per l’emergenza Covid, siano ancora fermi alla cittadella regionale. Non ci spieghiamo perché non siano stati utilizzati per le assunzioni e, ancora peggio, investiti in strutture, attrezzature, tecnologie. Ancora oggi non è stata pagata l’indennità Covid agli operatori e nessuno sa darci una spiegazione».
«Possibile – si chiede Sposato – che nessuno se ne sia accorto? A prescindere dai colori politici e dalle diverse appartenenze nessuno ha controllato, programmato e verificato? Sono anni che lo ribadiamo, se non si individuano le responsabilità che causano tale immobilismo la nostra terra è destinata al fallimento sanitario. Occorre invece monitorare costantemente e garantire, in continuità, il diritto ai cittadini. Come? Con nuove strutture, con l’assunzione del personale a tempo indeterminato e con l’aumento degli standard qualitativi imposti in questo periodo. I soldi ci sono. Il 15 % del personale assunto per curare ed assistere svolge altre funzioni, per motivi di salute o per “altre motivazioni”. Si cambi la loro qualifica oppure si consenta di fare ciò per cui si è stati assunti ed inquadrati. Garantire gli operatori equivale a garantire maggiormente la salute e la sicurezza dei pazienti che rappresentano il terminale di questa filiera. La qualità delle cure deve essere oggetto di attenzioni da parte delle istituzioni. Se ciò non si riesce a fare sottolinea il presidente dell’Opi di Cosenza – intervenga direttamente il ministero della Salute».
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