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COSENZA – Sul prossimo piano di rientro la Regione potrebbe giocarsi tutto. L’opportunità è nel passaggio della sentenza della Consulta dell’estate appena trascorsa che ha dichiarato parzialmente incostituzionale il decreto Calabria bis.
In sostanza i giudici hanno strappato dalle mani del commissario (e quindi dei ministeri dell’Economia e della Salute) l’esclusività sulla redazione del piano di rientro. Il documento di programmazione può essere messo a punto dalla Regione, d’intesa con i ministeri.
La questione non è affatto di poco conto perché scardina l’assioma del commissariamento ad oltranza e velocizzerebbe anche l’accesso ai 60 milioni attualmente accantonati proprio per mancanza del programma operativo 2022-2023.
Piano che il commissario Longo da un anno prova a mettere in piedi ricavando soltanto tirate d’orecchi da parte del tavolo di verifica e che oggi si troverebbe in fase di redazione. Un’apertura importante al netto di una eventuale “fusione” dei ruoli di commissario e presidente della Regione, al momento evanescente quanto le promesse elettorali.
IL PUNTO OGGI – A leggere l’ultimo verbale del tavolo di verifica non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Il commissario, il dipartimento salute della Regione e anche il presidente facente funzioni Nino Spirlì che in questi mesi ha svolto anche un ruolo di commissario ad acta in molte uscite pubbliche, ne escono con le ossa rotte non solo per la questione dello “stralcio” del debito. Non si è riusciti neanche ad informare i tecnici ministeriali sullo stato di attuazione del programma.
C’è un “rilevante ritardo nell’attuazione degli obiettivi previsti dal Programma Operativo 2019-2021 – si legge nel verbale – sul quale, peraltro, la struttura commissariale non ha fornito un recente aggiornamento degli stati di avanzamento. Tavolo e Comitato esprimono una valutazione di forte preoccupazione in ordine alle rilevanti criticità che continuano a registrarsi nell’attuazione del Piano di rientro della Regione Calabria, aggravate dalle criticità nella gestione dell’emergenza sanitaria. Esortano la struttura commissariale ad implementare le attività connesse al mandato commissariale conferito e a superare le criticità evidenziate nel corso della riunione”.
IL FUTURO – Il prossimo piano, l’ennesimo, dovrà spiegare in che modo tagliare il debito e migliorare la performance del sistema, predisporre un futuro che al momento non c’è. I Lea azzerati, le assunzioni e gli investimenti fermi al palo e un piano Covid inviato ai ministeri, rimandato al mittente e ancora in fase di “aggiornamento”. E poi l’edilizia sanitaria, l’aumento dei posti letto, il miglioramento della rete emergenza-urgenza, il potenziamento della sanità territoriale. In poche parole tutto.
IL CASO ASSUNZIONI – L’inerzia commissariale nel frattempo ci sta costando cara. L’intera procedura straordinaria per rinforzare il sistema sanitario regionale è stata rimandata al “redigendo” piano operativo per mancanza di un piano straordinario a firma del commissario. Nella riunione di luglio non è stata allegata alcuna documentazione, solo una “promessa” a voce. “Il piano straordinario per l’assunzione di personale medico, sanitario e sociosanitario – si legge – verrà inserito nel redigendo Programma operativo 2022-2023”. Tutto rimandato mentre a fatica si è riusciti a ricavare 24 posti letto in più in terapia intensiva sui 134 previsti dal piano.
IL DEBITO – Altro aspetto è quello delicatissimo del debito e la sua preventiva ricognizione. Quanto previsto nell’attuale piano operativo è sostanzialmente disatteso e la ricognizione del debito è ancora in corso. Questo è anche uno dei passaggi chiave relativi alla bocciatura della gestione stralcio, largamente pubblicizzata da Spirlì in questi mesi. “È necessario – dicono Mef e Salute – che il Commissario ad acta della Regione Calabria, affronti la questione del debito pregresso, nell’ambito del previsto Programma Operativo 2022-2023 di prosecuzione del Piano di rientro”.
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