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COSENZA – La sanità calabrese sprofonda come mai prima. Il dato sui livelli essenziali di assistenza (Lea) relativo al 2019 è 125.

A certificare in maniera definitiva una cifra già nota è il report del ministero della Salute pubblicato ieri. Ultimo oltretutto con questa metodologia, dal 2020 in poi l’intero sistema di monitoraggio è stato  riformato. Il 2019 è l’anno di Saverio Cotticelli, del “bagno di sangue” al tavolo Adduce e delle dimissioni ad orologeria televisiva, del primo decreto Calabria approvato dopo lo scioglimento dell’Asp di Reggio per mafia. In questo contesto l’ultima analisi a disposizione mostra una regione in evidente peggioramento dopo un solo anno, il 2018, sopra soglia per due punti. Mai la regione era andata così in basso rispetto al punteggio-soglia fissato a 160. La Calabria continua a non far funzionare il sistema dell’assistenza domiciliare integrata per gli anziani sopra i 65 anni, mentre il 29,5% dei parti in strutture di primo livello o sotto i 1000 parti annui è ancora cesareo.

L’altro aspetto è quello degli screening. Il dato del 2019 replica quello del 2012: in Calabria si fa pochissima prevenzione attraverso programmi organizzati. Molto bassi i numeri sugli screening per cervice uterina, mammella e colon-retto.

Ma nella regione non si riesce neanche a tenere sotto controllo il “tesoro” agroalimentare. Tra le allerte ci sono anche gli indicatori in calo relativi all’efficacia dei controlli per il contrasto delle malattie animali trasmissibili all’uomo. Nel caso specifico si parla di tubercolosi bovina e brucellosi. Viene poi segnalato l’abbassamento drastico (66,6%) dei controlli delle popolazioni animali-  L’altro aspetto riguarda il programma di ricerca di fitosanitari nel cibo che arriva sulle nostre tavole. La percentuale dei campioni disponibili e inviati autorità europea per la sicurezza alimentare è praticamente zero se si guarda al vino, solo il 40% per l’olio. 100% invece nella categoria frutta e ortaggi. Ma il risultato così scadente è legato anche e soprattutto ad un problema che l’anno precedente sembrava (quasi) superato.

Continua l’andazzo legato  alla mancata trasmissione dei dati necessari per il calcolo complessivo dei Lea. L’intero gruppo che riguarda hospice ed Rsa resta estremamente confuso. I numeri sono insufficienti nel numero di posti per assistenza agli anziani nelle strutture residenziali e semiresidenziali e quelli equivalenti in strutture che erogano assistenza ai disabili. E ancora  “assenti” i posti letto attivi in hospice sul totale dei deceduti per tumore.  Come con il sistema di trasmissione dei dati sui tamponi, la Calabria continua a pagare un prezzo altissimo di fronte ad un evidente gap informatico.

E poi c’è il dato macroscopico. Tutte le regioni in piano di rientro dal 2012 al 2019 hanno migliorato i punteggi. L’unica esclusa è la Calabria. Un aspetto che in teoria smonterebbe il mantra politico relativo ai commissariamenti. Così rimarca Filippo Larussa, segretario Anaao Assomed. «E’ sbagliato il concetto in sé di commissariamento o in realtà sono stati sbagliati gli interpreti e l’affiancamento degli stessi? Il commissariamento si è rivelato un fallimento, a differenza di altre regioni che ne hanno tratto giovamento, per due motivi. Sono stati scelti gli allenatori sbagliati e non gli abbiamo fornito forze e strutture necessarie».

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