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Medici in reparto

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COSENZA – In Calabria servirebbero almeno 4-500 anestesisti e rianimatori su circa tremila medici. Un esercito che al momento è sostanzialmente irreperibile e in futuro non si sa. La strada non è semplice. La questione oltretutto non si lega solo ed esclusivamente all’ampliamento dei posti letto in terapia intensiva in Calabria ancora molto al di sotto della media nazionale (siamo all’ultimo posto in Italia).

Se da una parte il “trucco” per evitare la zona gialla è quella di considerare anche i posti letti “attivabili” come già disponibili, dall’altra c’è da fare i conti seri sul personale. Gli esempi sono concreti: l’Asp di Cosenza è nella costante ricerca di anestesisti. Spesso e volentieri chiede ai dottori di Crotone la disponibilità a svolgere prestazioni aggiuntive negli ospedali della provincia. Il costo non è basso, ad ottobre 2020 l’Asp ha dovuto stanziare poco più di due milioni di euro per le prestazioni aggiuntive su anestesia e rianimazione. L’ultimo caso riguarda quello dell’ospedale di Castrovillari: 96mila euro di prestazioni aggiuntive per un anno da dividere su sei dottori.

Non solo Covid dunque, anche se ad un anno di distanza si continua a combattere una guerra con armi spuntate. Ci sono in primo luogo i ricoveri in elezione da gestire, i chiari di luna attuali aumentano in maniera esponenziale le liste d’attesa.

L’unica strategia possibile è investire per i prossimi anni, applicare una strategia di risanamento. Il quadro lo spiega bene il segretario regionale dell’Anaao Filippo Maria Larussa. Un atto “radicale” ma necessario a partire dalle specializzazioni.

«La Regione – dice Larussa – dovrebbe aggiungere delle borse di studio. Non fare come nella passata legislatura distribuendoli a pioggia su varie branche ma investire esclusivamente sugli anestesisti». L’altro punto è il contrastare la fuga dei professionisti.

«Si potrebbe destinare queste borse ai soli residenti in Calabria e stabilire un obbligo a restare in servizio in regione per cinque o dieci anni. A quel punto i vincitori possono sempre decidere di andar via, ma si dovranno restituire i soldi della borsa di specializzazione ed eventualmente pagare anche una penale».

La strategia non è nuova, in Veneto si sta già facendo così per far fronte alla mancanza di esperti. «Solo che da quelle parti – incalza il segretario regionale Anaao – le borse sono aperte soltanto a chi si è laureato in regione». Un po’ troppo in un Paese che dovrebbe rivendicare l’accesso universale all’istruzione.

Nel frattempo le situazioni si stanno facendo sempre sono sempre più critiche. «Ci sono zone dove non si riesce a garantire neanche la guardia rianimatoria» chiosa Larussa. In altre parole serve un impegno politico, quello che in questo anno e mezzo di epidemia è drasticamente mancato.

Gli investimenti strutturali come già detto sono fermi al palo, quelli relativi al personale faticano ad essere conclusi. Così sarà difficile. Covid o meno. Per questo l’operazione “posti letto” della struttura commissariale rischia di essere soltanto un piano sulla carta. Serve un piano assunzioni, altrimenti lo standard nazionale non si potrà raggiungere.

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