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UN’APP sullo smartphone e la connessione bluetooth accesa. Così Immuni promette di proteggerci dal rischio contagi nella Fase 2, tracciando i contatti in forma – si assicura – anonima. Perché il bluetooth e non il Gps? Per ragioni di privacy, perché l’app non userà la geolocalizzazione. Tuttavia, anche il bluetooth lascia spazio a dubbi, relativi, in questo caso, all’efficacia della rilevazione dati.
GiPStech – spin-off dell’Università della Calabria che fornisce le più avanzate tecnologie di navigazione al chiuso, ovvero dove il Gps non arriva – ha pubblicato sul proprio sito un’analisi accurata delle ragioni per cui l’app rischia di non funzionare. «Ci sono almeno due problemi che finora non sono stati affrontati – spiegano – Il primo è legato alla possibilità di stimare una distanza a partire dalle misure della potenza del segnale bluetooth emesso da due o più smartphone. Il secondo riguarda la possibilità di mantenere l’app attiva in background, su tutti i telefoni».
Rispetto al primo problema, l’analisi di GiPStech dà una risposta negativa. «Cosa avviene con il bluetooth? Ogni telefono è in grado di emettere un segnale e di ricevere i segnali che sono emessi dagli altri smartphone che si trovano nelle immediate vicinanze: se un segnale è ricevuto con intensità “elevata”, allora lo smartphone si trova “vicino” (o meglio: probabilmente si trova vicino) allo smartphone ricevente e viceversa. Sembrerebbe semplice poter calcolare, anche con precisioni elevate, la distanza tra due smartphone partendo dalla semplice misura dell’Rssi (Received Signal Strength Indication) del segnale che uno smartphone riceve dall’altro. Tuttavia purtroppo non è così. Come peraltro evidenziato anche dallo stesso consorzio che standardizza il bluetooth, numerosi fattori impediscono di effettuare una stima di distanza precisa ed in tempo reale utilizzando solamente il valore del segnale (tra l’altro unico valore misurabile su smartphone Android e iOS). In parole povere, ciò significa quindi che almeno due smartphone di marca e modello diversi, posizionati ad una distanza predefinita che rimane costante durante la misurazione, non ricevono reciprocamente un segnale con la stessa misura di Rssi. Ovvero l’Rssi misurato dai due telefoni sarà diverso e di conseguenza ogni telefono potrà stimare una distanza che sarà diversa l’una dall’altra nonostante siano fermi tra loro».
È un aspetto di non poco conto, dal momento che il compito dell’app è proprio questo: rilevare e segnalare eventuali contatti, avvenuti al di sotto dei limiti dell’ormai noto distanziamento sociale, con soggetti che risultino poi positivi al Covid. Per provare cosa succede misurando l’Rssi del segnale bluetooth, GiPStech ha anche sviluppato un’app di prova rilasciata in open source su github.
Veniamo poi all’altra questione: un’app sul cellulare resta sempre attiva? «È sostanzialmente impossibile: per motivi principalmente legati al consumo della batteria, sarà terminata dal sistema operativo. In parole povere – spiega GiPStech – sulla maggior parte dei telefoni non si può garantire che l’app resti attiva per poter svolgere il compito per il quale è stata progettata: rilevare il contatto tra persone diverse».
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