Il ministero dell'Economia
3 minuti per la letturaPER tanti Comuni, soprattutto quelli del sud Italia che fanno fatica ad assicurare i servizi essenziali e a tener aperti gli uffici al pubblico, l’arrivo dei cosiddetti “esperti di Brunetta” fu accolto con sollievo (e pure giubilo). Si trattava – per il Mezzogiorno – di 2800 tecnici selezionati con concorso e inviati in soccorso delle Pubbliche Amministrazioni per le esigenze legate alla progettazione, avvio e rendicontazione dei programmi Pnrr.
A Cosenza, città in dissesto e con una pianta organica ridotta ai minimi termini tra pensionamenti e concorsi fermi, ne sono toccati ad esempio sette: in servizio per ora sono 6, due dei quali arrivati a luglio. Senza di loro sarebbe stato pressoché impossibile partecipare a tutti i bandi Pnrr ai quali Palazzo dei Bruzi si è candidato. Stessa storia per tanti altri Comuni calabresi.
Il giubilo che ha accolto l’arrivo degli esperti rischia però di essere di breve durata: i loro contratti sono (al massimo) di 36 mesi e gli assunti della prima tornata scadranno già nel 2024. Il rischio (ma dovremmo parlare di certezza) è che vadano via con i progetti ancora in itinere e di certo prima del 2026, “termine” del Pnrr. Senza contare quelli che potranno andar via prima della fine del proprio contratto: eventualità per nulla remota, dal momento che già tanti professionisti, raggiunti da altre proposte di lavoro più allettanti e stabili, si sono dimessi.
A Roma si è corsi ai ripari, ma non per tutti. Nel decreto “Aiuti bis” è stata prevista la stabilizzazione degli esperti Pnrr, ma solo per i 500 assunti al Mef e nelle amministrazioni centrali con compiti di monitoraggio, rendicontazione e controllo dell’attuazione del Pnrr.
Gli altri 2800, per i quali questa prospettiva è esclusa, si sono riuniti ora in un comitato “per la stabilizzazione dei tecnici per il Sud”. La norma infilata nel decreto Aiuti bis «se da un lato è apprezzabile in quanto prevede un percorso (pur a lungo termine) di stabilizzazione per i lavoratori in discorso, dall’altro lato – si legge in un documento – introduce una inaccettabile e inammissibile disparità di trattamento tra lavoratori assunti con medesima ratio (il rafforzamento amministrativo della Pa per l’attuazione del Pnrr) e medesima modalità di selezione (concorso pubblico per titoli ed esami). La norma in questione funga dunque da apripista per ampliare nel più breve tempo possibile il bacino di lavoratori interessati dalla stabilizzazione, senza indebite e ingiustificate distinzioni».
Uno spiraglio si è aperto alla Camera con l’approvazione di un ordine del giorno, a firma del deputato Nico Stumpo, che impegna il Governo «a prevedere la stabilizzazione nei propri ruoli di tutti i 2800 tecnici assunti, nella qualifica ricoperta alla scadenza del contratto a termine».
«Per i primi assunti, vincitori del concorso “Coesione 1”, o meglio per coloro i quali non hanno ancora abbandonato l’incarico, volge al termine il primo anno di lavoro all’interno delle amministrazioni di assegnazione. Non vadano sprecate le competenze acquisite, la formazione accumulata sul campo, la confidenza acquisita rispetto alle procedure e alle piattaforme gestionali – dice il comitato – si tutelino queste risorse dal lavorare con il costante fiato sul collo della precarietà e dell’incertezza, nell’ininterrotta ricerca di un’alternativa migliore e più stabile cui aggrapparsi e dove migrare alla prima occasione utile; sia questa, la nostra occasione. Ancora, in stretta correlazione con la continuità lavorativa dei Tecnici per il Sud, non venga messa a rischio la chance dell’Italia di migliorare e crescere grazie ai fondi del Pnrr, e alle migliaia di interventi previsti nell’ambito dello stesso, al suo impatto e all’importante contributo alla mitigazione del calo demografico; non si mini l’efficienza delle nostre amministrazioni e dei nostri enti locali in perenne carenza di organico, già messi a dura prova dalle attività ordinarie».
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