Corrado Augias
4 minuti per la letturaCATANZARO – Lo stereotipo della Calabria: quello di una terra “irrecuperabile”, pervasa dalla ‘ndrangheta e dal malaffare, in mano a bande di delinquenti e balordi. Tesi che tornano ogni qualvolta che le operazioni giudiziarie travolgono politica, classe dirigente e professionisti. Ad alimentare questa immagine è stato ieri Corrado Augias, giornalista e scrittore, oltre ad esponente della sinistra di cui è stato parlamentare europeo.
Ospite della trasmissione di Rai 3, “Quante storie”, nel commentare l’operazione “Basso Profilo” che ha coinvolto, tra gli altri, Lorenzo Cesa e Francesco Talarico, ha affermato: «La Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano».
Inutile anche il tentativo del conduttore di aprire una riflessione: «E’ una frase tremenda dire “la Calabria è una terra perduta”…», Augias ha confermato la sua teoria: «E’ la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un imprenditore calabrese (Callipo, ndr), forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata (Jole Santelli, ndr). Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’infermo, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare il suo piccolo orto la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…».
Le parole di Augias hanno, ovviamente, scatenato polemiche infinite, anche negli ambienti politici. Tra le reazioni, quella della deputata Wanda Ferro che ha definito razziste le parole dello scrittore.
«Non può essere concesso ad un ex parlamentare europeo del Pds ed intellettuale di riferimento del centrosinistra – ha aggiunto Ferro – di utilizzare espressioni razziste e impregnate di odio etnico. Parole che se fossero state pronunciate da un politico di centrodestra avrebbero determinato, giustamente, il linciaggio mediatico e l’indignazione del mainstream».
Si tratta di parole, secondo Ferro, che «mortificano e insultano la Calabria vera, quella delle persone oneste, di chi ogni giorno lavora per produrre ricchezza e lavoro, di chi fa eccellenza, di chi fa cultura, di chi studia, di chi fa ricerca, di chi fa buona sanità, di chi è schierato in prima linea nella difesa della legalità, di chi ha il coraggio di fare politica e amministrare in una realtà difficile, tenendo le mani pulite e la schiena dritta».
Anche il presidente della Regione, Nino Spirlì, ha respinto la descrizione della Calabria approntata da Augias: «Quando la mente patisce, la lingua aggredisce: nemmeno Corrado Augias sfugge all’atroce destino di chi subisce gli assalti di un’età che galoppa e di una mente che arranca».
«Offendere la Calabria e tutti i calabresi, considerandoli fuori regola – ha aggiunto Spirlì – significa non essere tanto lucidi da poter constatare quanto questa terra sia uguale, nei comportamenti e nei sentimenti, al resto del creato. Il bene e il male lottano da quel primo giorno, in ogni angolo dell’universo: a volte vince l’uno, a volte l’altro. Chi perde sempre è la stupidità umana. Che, constato, è ben distribuita, purtroppo, su una buona parte di umanità. Mi auguro – conclude il presidente Spirlì – che Augias trovi, tra le pieghe del suo caos interiore, il tempo e i modi per chiedere scusa alla Calabria e ai calabresi, alla storia, al presente e all’avvenire di una terra che, prima del suo ultimo sproloquio televisivo, non conosceva l’esistenza di questo signore».
Critica anche la deputata del Movimento 5 Stelle, Dalila Nesci: «Stupisce che Corrado Augias alimenti stereotipi miopi ed ottocenteschi. La Calabria è Italia, gli italiani sono tali anche perché in loro scorre il sangue dei calabresi oltre che dei veneti, dei siculi, dei longobardi e di mille altri popoli. Esprimere giudizi su un popolo è una deviazione positivista che facilmente conduce a teorie deliranti e alle relative aberranti soluzioni naziste».
Secondo Nesci, «quello che c’è da fare, invece, è tutto il contrario: credere negli essere umani e coltivare il bello che abita in ognuno di cui i paesaggi mozzafiato della Calabria sono metafora. Io credo nelle donne, nei giovani e nelle comunità calabresi che non si arrendono. Augias non si senta esonerato dalla grande responsabilità che ha -da giornalista, divulgatore ed ex politico- nel difendere le istituzioni democratiche e i valori della nostra Costituzione».
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