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Preoccupano i dati sull’occupazione in Calabria: la regione è prima in Italia per lavoro nero e precario. Aumentano gli infortuni e i controlli sono quasi inesistenti


NEL CONTESTO di una Calabria già segnata dal reddito pro capite più basso d’Italia a fronte di tassi di evasione fiscale e di economia sommersa più alti del Paese, di cui abbiamo trattato domenica 1 settembre, il quadro d’insieme che fotografa l’economia regionale riporta un altro problema strutturale, che è quello del lavoro irregolare e precario, verso cui, come i numeri indicano con drammatica chiarezza, si devono affrontare con urgenza sfide significative nel complesso sistema dei controlli che, anche in questo caso, appare insufficiente e inadeguato, nonostante lo sforzo delle istituzioni competenti e delle stesse forze dell’ordine.

Insomma, anche in questo caso le cose non vanno per nulla bene e i quattro dati d’elezione stupiscono, ancora una volta, per la loro apparente contraddizione: la Calabria ha il tasso di occupazione più basso d’Italia e il tasso di disoccupazione più alto, ma vanta, si fa per dire, il più elevato tasso di lavoro nero e precario e la percentuale più consistente di inoccupati. Ma non basta perché parallelamente, come ha recentemente dichiarato la responsabile regionale dell’Inail, Teresa Citraro, in relazione alle denunce d’infortuni sul lavoro, in questa prima parte del 2024 la Calabria realizza un grave aumento del 4,6%, contro l’1,7 mediamente registratosi nel resto del Paese, con un drammatico incremento del 130% degli incidenti mortali per i primi 4 mesi dell’anno.

I DATI SULL’OCCUPAZIONE: CALABRIA PRIMA IN ITALIA PER LAVORO NERO E PRECARIO

L’Istat fa sapere che il tasso di occupazione complessiva in Calabria per il 2024, dato provvisorio, è del 45%, il più basso d’Italia e significativamente inferiore rispetto alla media nazionale che è del 58%. Per fascia d’età, siamo al 25% tra i 15-24 anni, rispetto al 35% a livello nazionale; tra i 25-54 anni, la percentuale è invece del 60%, mentre la media nazionale è del 70%.
Il tasso di disoccupazione nella nostra regione, invece, è del 20%, rispetto al 9% nazionale, mentre il tasso di inoccupazione, alimentato dalle persone che non hanno mai svolto nessun tipo di attività lavorativa riconosciuta, è del 10%, contro il 5% a livello nazionale (fonte: ISTAT, “Tasso di Disoccupazione e Inoccupazione per Fasce di Età e Settori”, 2024).

Nel settore delle professioni, poi, la Calabria presenta una bassa incidenza di occupati nei settori ad alta qualificazione, con solo il 15% degli impiegati in professioni intellettuali e tecniche, rispetto al 25% nazionale. Le professioni non qualificate e a bassa specializzazione costituiscono circa il 40% della forza lavoro regionale, contro il 30% a livello nazionale (fonte: ISTAT, “Rapporto sul Settore Professionale e Mestieri”, 2024).

Poi va aggiunta la questione del part-time, a tempo determinato o indeterminato che sia. In Calabria i lavoratori così contrattualizzati sarebbero circa il 26 % degli occupati (116.000 su 450.000). Nel 2023, circa il 30% di questi risulta essere in realtà occupato a tempo pieno, ma non registrato regolarmente e senza le dovute tutele legali (fonte: INL, “Rapporto sull’Occupazione e il Lavoro Irregolare”, 2023). I settori dove il fenomeno è più presente sono quelli con forte stagionalità, come l’agricoltura, turismo e ristorazione, commercio, servizi alla persona (stime Istat – Inps e INL).

I DATI SUL SALARIO MEDIO

Sempre secondo l’Istat il salario medio in Calabria è di circa 1.200 euro al mese, significativamente inferiore alla media nazionale di 1.800 euro (fonte: ISTAT, “Salario Medio per Regione”, 2024). Il lavoro part-time contribuisce notevolmente a questa disparità (fonte: INPS, “Rapporto sul Lavoro Part-Time”, 2024). Ne è diretta conseguenza l’oramai noto fenomeno della “fuga dei cervelli”.
Circa il 30% dei laureati delle università calabresi, infatti, cerca lavoro al di fuori della regione, attratto da opportunità di crescita migliori e salari più alti (fonte: ANVUR, “Rapporto sulla Mobilità dei Laureati”, 2024). Questo contribuisce ulteriormente alla carenza di capitale umano qualificato nella regione, che invece si fa valere molto nel resto d’Europa, segno tangibile dell’ottima preparazione assunta negli atenei calabresi.

LAVORO NERO E PRECARIO IN CALABRIA: IL SISTEMA DEI CONTROLLI

I due temi, quello della forte evasione fiscale a fronte di un sommerso rilevante, e quello della bassa occupazione a fronte dell’alta percentuale di lavoro irregolare, fanno comprendere come in Calabria, ma il fenomeno, in misura minore, riguarda tutto il Paese, e molti sostengono nella scia delle politiche liberiste, il sistema dei controlli sia stato, nel tempo, fortemente arginato e reso inadeguato a causa della profonda riduzione del numero di dipendenti pubblici realizzatasi con il blocco del turn over, partito come intervento straordinario con il governo Monti, nel 2011, ma divenuto strutturale nel tempo.

Ma per tornare ai controlli sul lavoro irregolare, i dati recenti rivelano come in Calabria, regione nella quale gli extracomunitari rappresentano circa il 15% della forza lavoro, il tasso di irregolarità nelle ispezioni del lavoro abbia raggiunto circa il 70%, con settori come l’agricoltura e il turismo che presentano tassi di violazione fino all’80% (fonte: Rapporto annuale INL 2023). Questi numeri, che giustificano ampiamente un intervento straordinario, superano di gran lunga la media nazionale, che si aggira intorno al 50-60% (fonte: ISTAT, “Rapporto annuale sull’occupazione e le condizioni di lavoro”, 2023). In questo grave contesto, il fenomeno del lavoro nero in Calabria, che si interseca con quello del caporalato, arriva a circa il 22% dei lavoratori sottoposti a controllo, con una stima media di circa il 20% (nel resto del Paese 11,3%) rispetto al totale degli occupati, che costituisce, purtroppo, l’ennesimo record nazionale negativo.

IL GAP DEI CONTROLLI

Ma è il gap dei controlli che appare grave. I numeri raccontano che, nel 2023, la Calabria ha visto effettuati da parte dell’ispettorato del lavoro poco meno di 5500 tra ispezioni e accessi (fonte: INL, “Attività ispettiva 2023”), a fronte di circa 180.000 imprese attive, il tutto con una forza lavoro che alla fine del 2023 contava solo circa 110 ispettori del lavoro. Va detto che il piano di assunzioni annunciato dovrebbe vedere, per la Calabria, il reclutamento di nuovi ispettori, con le prime assunzioni effettive avvenute tra aprile e maggio 2024. C’è da sperare che l’intervento s’intensifichi, anche se i sindacati di categoria, su questo, continuano ad essere poco ottimisti.

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