La Cittadella di Germaneto, sede della Regione Calabria
5 minuti per la letturaCATANZARO – «Che cos’è il commissariamento della Sanità in Calabria? Una bufala a cui non possiamo più credere».
È quanto affermano in un comunicato congiunto le segreterie regionali di Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Fpl stigmatizzando la gestione del commissario ad acta Guido Longo che, a loro dire, non avrebbe prodotto «nessun cambio di passo».
Le sigle di categoria del comparto funzione pubblica annunciano quindi la proclamazione dello stato di agitazione del personale della sanità pubblica e privata calabrese, convocando per il 30 giugno una assemblea sit-in alla Cittadella regionale di Germaneto.
Affermano i sindacati: «Non solo non si prospettano i risultati tanto annunciati e attesi, ma ogni giorno che passa, viene dimostrato plasticamente dai dati che le azioni di risanamento e le iniziative urgenti da intraprendere per restituire un minimo di dignità al Sistema sanitario calabrese non sono neanche lontanamente prese in considerazione dai supermanager e da chi è stato designato per riordinare, rendere efficienti e mettere a regime, Aziende e Strutture sanitarie che ogni giorno di più precipitano nel degrado».
Aggiungono le sigle di categoria: «Potremmo stilare un lungo elenco, partendo dal crollo del soffitto del pronto soccorso dell’ospedale Spoke di Locri che ci ribalta agli onori delle cronache nazionali e fornisce l’immagine concreta di cosa sia l’abbandono, per scorrere poi i vari problemi ignorati e aggravati da una inerzia inaccettabile».
Quindi si chiedono: «Come si raggiungono i Lea? Dov’è il Piano operativo? Come si riassestano i bilanci? Cosa viene dopo la loro bocciatura? E le assunzioni che sono il nodo fondamentale per far ripartire il sistema, sono state programmate? Quando si daranno le autorizzazioni per fare i concorsi? I piani di fabbisogno con quale logica si stanno formulando? E, ancora, che facciamo con tutto il personale in scadenza, assunto con contratti di ogni sorta interno o esternalizzato, reclutato non solo in tempo di pandemia, ma già prima per le gravi carenze numeriche a tutti note? Quali servizi si potranno ancora pienamente erogare senza di loro? E che diciamo degli atti aziendali che non rispondono spesso e volentieri alle esigenze territoriali di pazienti e cittadini non solo bisognosi di assistenza ma anche di prevenzione?».
Tutte «domande inevase a cui la struttura commissariale si sottrae. Infatti, la nuova gestione Longo non ha certamente segnato quel cambio di passo tanto atteso e auspicato da tutti, anzi semmai si registra un atteggiamento arrogante probabilmente dettato dall’esigenza di celare la propria incapacità e incompetenza in materia sanitaria».
Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica proseguono: «Senza citare la lunga teoria di disagi per utenti e lavoratori, la carenza di servizi e di risposte, riteniamo che vi siano dei punti nodali che, qualora vi fosse la competenza, un concreto impegno e la volontà di scioglierli, sarebbe facile affrontare con tempestività e risolvere. Inoltre, la grave crisi pandemica ha disvelato con ampia chiarezza quanto siano stati e siano fondamentali l’impegno e l’abnegazione dei lavoratori del Sistema sanitario che, seppur in condizioni di grave disagio, anche senza adeguate protezioni, nonostante la grave carenza di personale, hanno affrontato con coraggio e senza risparmiarsi la crisi sanitaria. Tanto che lo stesso Governo, di concerto con la Conferenza delle Regioni, ha stanziato risorse vincolate al fine di ristorare i sacrifici ed il rischio corso, così come per tutti i lavoratori anche per quelli della Calabria che, però, nonostante l’accordo sindacale sottoscritto ormai da quasi un anno, e a differenza dei lavoratori delle altre regioni, non hanno percepito nulla in ragione del pressapochismo della burocrazia regionale e della errata imputazione delle somme nel Decreto di assegnazione delle risorse alle Aziende».
Per le segreterie regionali guidate da Alessandra Baldari, Luciana Giordano e Elio Bartoletti «non si possono usare i soldi stanziati dal governo con un fine ben preciso, premiare i lavoratori con una indennità, per fare altro, ovvero compensare le spese straordinarie del personale impegnato a fronteggiare la pandemia. C’è una bella differenza tra ciò che contrattualmente è stabilito e un riconoscimento premiale di 16 milioni inghiottiti dai bilanci aziendali magari per contabilizzare un bel risparmio! non ci stiamo e vogliamo il pieno rispetto dell’accordo su indennità Covid. La pazienza non può essere abusata, gli operatori meritano risposte ed hanno diritto a ricevere le risorse destinate direttamente dal Governo a ristoro del loro impegno, nessuno può distrarle o spenderle in ragione di altre esigenze».
A ciò si aggiunge che «altrettanta negligenza e incompetenza si è manifestata, allorquando abbiamo chiesto conto al Commissario alla Sanità, al Direttore generale del Dipartimento salute, e alla funzionaria dell’Agenas presente ad uno dei rari incontri ottenuti, circa la delibera della Giunta regionale di stanziamento delle somme a copertura del rinnovo del Ccnl Sanità privata Aiop Aris pari al 50% del costo del rinnovo, ai sensi dell’intesa sottoscritta in Conferenza delle Regioni con il supporto istituzionale anche del Governo che ha fatto da garante. Con grande sorpresa abbiamo appurato che disconoscevano i termini dell’accordo e che con molta arroganza escludevano qualunque partecipazione finanziaria della Regione al rinnovo, creando anche in questo caso un danno ai lavoratori».
In conclusione: «Abbiamo più volte cercato il dialogo ed il confronto per dare un contributo utile, ma, a parte la rarità e inefficacia degli incontri conclusi solo con annunci e promesse, oggi, sono stati travalicati i limiti delle corrette relazioni sindacali, nel momento in cui il Commissario Longo ha convocato i rappresentanti dei lavoratori inutilmente, dati sopraggiunti impegni che non sono stati comunicati per tempo come avrebbe preteso il garbo istituzionale e, mancando anche di buona educazione, li ha lasciati in attesa, senza alcuna notizia, così dimostrando quale sia il grado di rispetto e di considerazione per chi rappresenta la componente essenziale del sistema sanitario calabrese, i lavoratori».
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