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Una corsia ospedaliera

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COSENZA – Uno scenario sostanzialmente immobile. Dopo un anno e mezzo di pandemia la Calabria ha assunto poco rispetto al resto del Paese, pochissimo a tempo indeterminato. E ha lasciato nei cassetti anche i milioni necessari e disponibili per fronteggiare l’emergenza. I soldi c’erano, la possibilità di chiamare personale anche, ma come per il discorso dell’ampliamento delle terapie intensive le cose sono rimaste quasi del tutto sulla carta in primis per colpa di una burocrazia lentissima, in seconda battuta per inerzia dei responsabili.

Quei concorsi da bandire che diventano «un supplizio», rimarcava domenica scorsa il direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, mentre il Gom di Reggio Calabria magicamente ha proceduto senza indugi a concludere tutte le assunzioni autorizzate.

La Calabria tra medici e infermieri, dati aggiornati a fine aprile 2021, ha chiamato 1.474 persone. Ha reclutato meno dell’Abruzzo e della Sardegna ed è stata letteralmente surclassata dalla Puglia che ne ha chiamati oltre 7.600. Tra le regioni del Sud è terzultima (peggio fanno solo Molise e Basilicata).

Ma è anche la “qualità” a giocare un ruolo. Dei 325 medici chiamati a fronteggiare l’emergenza Covid in Calabria soltanto 17 sono stati stabilizzati a tempo indeterminato. Sui 735 infermieri invece soltanto 18 hanno avuto un contratto a tempo indeterminato. Il resto è tutto a chiamata per pochi mesi e con forme contrattuali delle più disparate. Dieci i medici specializzandi, 92 gli abilitati e non specializzati assunti a tempo.

E poi c’è la categoria che comprende Oss e tecnici. Sono 414 le persone assunte, solo 79 a tempo indeterminato. Eppure i fondi c’erano, ma non sono mai stati spesi del tutto. Alla fine del 2020 nei cassetti di Asp e aziende ospedaliere c’erano oltre 50 milioni degli 83 totali stanziati dal Governo per procedere alle assunzioni: più precisamente 50 milioni e 625mila euro su 83 milioni 722mila euro disponibili. Entro il 15 giugno il Mef concluderà le ricognizioni sulla spesa del personale.

La situazione, cristallizzata a fine aprile scorso, apre l’ennesima ferita sul sistema sanitario calabrese. Altre 650 assunzioni già autorizzate restano ferme in un contesto di generale declino. L’ultima rilevazione sui Lea ha descritto scenari tremendi, il generale calo delle prestazioni negli ospedali e una sanità territoriale sostanzialmente congelata hanno fatto il resto.

L’impatto del Covid ha appesantito ulteriormente la crisi territoriale della sanità e la mancanza di personale per sopperire alla crisi è il problema nel problema. Stando alle rilevazioni parziali dell’Agenas relativi al 2020 i ricoveri urgenti sono calati del 29,24%, giù di oltre la metà (58,34%) quelli ordinari programmati. Il day hospital invece è quasi cancellato con -68,18% e i ricoveri chirurgici programmati sono scesi del 60,52%. Meno 41,77% anche per i ricoveri con diagnosi psichiatriche. Una brutta batosta.

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