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COSENZA – Un’altra tegola sul sistema di accoglienza calabrese. Stavolta a puntare i fari sul “modello Riace” e i suoi omologhi sparsi sul territorio è la Procura regionale della Corte dei Conti di Catanzaro che, all’esito delle attività d’indagine condotte dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea, ha notificato un provvedimento di “invito a dedurre” a 42 soggetti relativo a un danno erariale per un ammontare di 5 milioni di euro.
Nel mirino dei magistrati contabili c’è la gestione dei Centri di accoglienza per migranti nella Regione Calabria nel periodo da aprile 2011 a dicembre 2012 e una serie di presunte irregolarità da parte del dirigente pro tempore del settore Protezione civile della Regione Calabria Salvatore Mazzeo, sindaci e amministratori dei Comuni di Raice, Caulonia e Acquaformosa, amministratori e rappresentanti legali di cooperative con sede in provincia di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria.
Nel provvedimento il vice procuratore generale Giovanni Di Pietro annota «anomalie» e «gravi irregolarità» che avrebbero contraddistinto «la gestione dell’emergenza relativa all’afflusso dei soggetti migranti provenienti dal Nord Africa nel 2011»: in particolare, la documentazione prodotta dal soggetto attuatore è risultata non solo «incompleta» e «carente» dei requisiti e dei presupposti stabiliti dalle relative norme di regolamentazione ma addirittura «non veritiera» e «predisposta artatamente in maniera evidente solo in un momento successivo per rispettare la previsione richiesta delle necessarie indagini di mercato preliminari agli affidamenti dell’incarico».
A riprova di ciò i magistrati catanzaresi mettono nero su bianco alcune circostanze come ad esempio il fatto che le offerte pervenute da parte delle società affidatarie risultano tutte uguali. Ma la “conferma inequivocabile” della loro mancanza di autenticità si evince – a dire dei pm – dal fatto che in alcuni casi siano state inviate ancora prima che le società stesse venissero costituite. È il caso, ad esempio, dell’offerta della Cooperativa “Le Rasole”, protocollata in data 12 aprile 2011 con l’intestazione del centro di accoglienza per migranti, contrada Manche 12, Rogliano: peccato, però, che a quella data in quel sito insisteva solo un villaggio turistico abbandonato.
L’ORIGINE DELL’INCHIESTA
L’attività investigativa ha inizio nel marzo 2017 a seguito di una segnalazione depositata dalla Guardia di Finanza di Amantea presso la Procura regionale della Corte dei Conti del capoluogo, a seguito dell’avvio di due procedimenti penali da parte rispettivamente della Procura della Repubblica di Paola e di Catanzaro. Quest’ultima ha poi trasmesso gli atti alla Procura contabile e da lì si è sviluppata l’inchiesta che ha riguardato in un primo momento la gestione del centro di accoglienza ubicato presso la struttura Hotel Ninfa Marina di Amantea e affidato alla cooperativa sociale Zingari 59, in seguito gestito da altre strutture.
COSA PREVEDEVA LA NORMATIVA
Un’ampia parte delle 78 pagine che compongono l’informativa è dedicata alla normativa predisposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la gestione dello stato di emergenza a seguito dell’eccezionale flusso di migranti in quell’anno. In particolare viene richiamato il provvedimento con cui il commissario delegato nominava i soggetti attuatori regionali per la stipula delle convenzioni e il tetto massimo di 40 euro quale contributo giornaliero per migrante (non superiore a 46 euro nel caso di richiedenti asilo e soggetti vulnerabili) e non superiore a 80 euro nel caso di minori non accompagnati in relazione ai posti convenzionati indipendentemente dal loro effettivo utilizzo.
IL CASO DI RIACE E ACQUAFORMOSA
Per la Procura contabile ciò non sarebbe accaduto a Riace dove, il 4 luglio 2011, il soggetto attuatore sottoscriveva una convenzione con il Comune facendo seguito ad un’offerta (non citata nel documento ma pervenuta alla Regione Calabria priva di data e protocollata in data 11 aprile 2011) in relazione alla possibilità di accoglienza di 130 posti ricavati all’interno di civili abitazioni. È lo stesso sindaco Mimmo Lucano a dichiarare di non aver presentato alcuna offerta e di essere stato contattato dal soggetto attuatore Mazzeo proprio nel giorno della sottoscrizione della convenzione, così come sarà sempre lui a chiarire che il Comune non ha mai emesso fatture ma che, come ente gestore, ha documentato le spese sostenute attraverso le fatture prodotte dalle associazioni che hanno gestito il servizio (“Città Futura”, “Riace a sud di Lampedusa”, “Riace accoglie”, “Eurocoop”, “Real Riace”, “Il Girasole”). Il che si traduceva, secondo i pubblici ministeri, in veri e propri subappalti, oltre al fatto che le strutture risultavano sprovviste dei requisiti di specializzazione e da poco costruite o convertite verso la finalità dell’accoglienza ai migranti. Un danno erariale quantificato in un milione di euro.
Lo stesso vale per Acquaformosa. Qui il 5 settembre 2011 veniva sottoscritta la convenzione tra il soggetto attuatore e il Comune per l’accoglienza di 15 migranti garantendo la ricettività presso civili abitazioni. Anche qui diverse sono le criticità riscontrate: il Comune, infatti, stipulava una convenzione con l’associazione “Don Vincenzo Matrangolo” affidandole totalmente i servizi per i quali si era impegnato in prima persona e liquidandole le somme ottenute dal soggetto attuatore. «In ogni caso non si comprende – si legge ancora nel testo del provvedimento – come il soggetto attuatore abbia potuto sottoscrivere una convenzione per 18 posti letto avendo il soggetto affidatario la disponibilità di un appartamento di 2 vani non ammobiliato». Il danno è stimato per 17mila euro.
LA REAZIONE
Contattato al telefono, Giovanni Manoccio, rappresentante legale pro tempore del Comune di Acquaformosa dal 2004 e tra gli odierni indagati, si è detto «rammaricato»: «Da sindaco ho sempre contestato la gestione della Protezione civile in merito all’accoglienza dei migranti e adesso mi ritrovo inspiegabilmente dall’altra parte. Tuttavia ho fiducia nella magistratura e sono certo che alla fine emergerà la verità».
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