Nicola Gratteri al webinar con Michele Albanese e Nicola Morra
4 minuti per la letturaCATANZARO – Il procuratore della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri ed il giornalista calabrese sotto scorta Michele Albanese, del Quotidiano del Sud, hanno partecipato ad un webinar della Commissione parlamentare antimafia, primo di una serie organizzata dal presidente Nicola Morra.
Temi dell’incontro “Colletti bianchi e ndrangheta, infiltrazioni della massoneria deviata”.
«Abbiamo perso almeno 40 anni – ha detto Gratteri – perché mentre raccontavamo il sequestratore rozzo altri erano già in contatto con Riina a Palermo e con la mafia di New York. Siamo indietro nello spiegare alla gente che delinquere non conviene. Oggi è molto triste vedere fior di professionisti e pezzi delle istituzioni nei salotti o a tavola con noti esponenti ndranghetisti solo per ingordigia di denaro e bramosia di potere. Chiedo ai giornalisti uno sforzo per leggere tra le righe delle ordinanze la mentalità che spinge le azioni mafiose. Le polemiche degli ultimi giorni? Ho empatia con quasi tutti i magistrati, soprattutto con il presidente della Corte d’appello, un grande magistrato che è stato molto vicino in questi anni alla Procura di Catanzaro – ha concluso Gratteri – ma sono ben allenato a non fare falli di reazione. Intanto la nostra procura è stata dichiarata la più attiva in periodo covid. Non ho fatto nulla di eccezionale, però mentre tutti chiudevano noi abbiamo attrezzato gli uffici secondo normative: controllo temperatura tramite esercito, plexiglass, gel, aerazione e presenze dimezzate. Così il lavoro non si è mai fermato».
Da parte sua il presidente Morra ha ribadito che «l’articolo 110 di concorso esterno è grave quanto il 416bis e che quando verranno meno i divieti di licenziamento legati alla pandemia potrebbe scoppiare un dramma sociale di dimensioni inimmaginabili».
«Non so quanto rimarrò in Calabria, – ha aggiunto il magistrato – però io dico che ancora faremo tante cose importanti. Sul piano della tecnica di indagine o della strategia ho le idee molto chiare. Man mano che, però, alziamo il livello, vediamo sempre più gente che dà la solidarietà a prescindere agli indagati senza aver letto un rigo di quello che abbiamo fatto. Ecco perché noi abbiamo bisogno di giornalisti che facciano un’esatta narrazione dei fatti e che vadano a fondo. C’è un ceto sociale medio che dovrebbe sulla carta capire quello che stiamo facendo e che invece esprime la solidarietà a persone che per noi hanno commesso reati anche gravi. Questo mi preoccupa e mi rattrista».
Durante il webinar si è discusso anche di come contrastare la ‘ndrangheta fuori dai confini italiani. «Se in Europa non c’è un sistema giudiziario omologo – ha detto Gratteri – io ho poco da fare. Si, ci sono Europol, Interpol e Eurojust. Certo, però spesso questi organismi, come Interpol o Europol, sono più delle sigle. Le agenzie non sono quello di cui abbiamo bisogno. Piuttosto servirebbe che la guardia di finanza di Catanzaro possa fare tranquillamente indagini a Francoforte. Io a questo sistema penso e non alle rogatorie. La Procura europea è una bella idea. Ma se il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso non esiste nei paesi europei, il procuratore non mi può autorizzare un’indagine sulla mafia. L’Europa deve avere più coraggio. Bisogna osare e partire dal sistema giudiziario italiano per omologare i codici. Altrimenti stiamo fermi. Oggi l’Italia è molto debole sul piano internazionale. Non siamo in grado di dettare l’agenda dell’Europa nemmeno dove siamo più bravi degli altri».
A proposito dell’Europa, il magistrato ha aggiunto: «E’ il supermercato del mondo, dove tutti vengono ad acquistare beni senza temere controlli anti-riciclaggio. In Germania chiunque può acquistare un’auto di lusso portando due valigette di soldi. I trafficanti sudamericani reinvestono in Europa il 91% dei proventi illeciti. Ma quando gli investigatori italiani, che sono stimati i migliori al mondo, seguono una pista fuori dai confini nazionali vengono fermati dalle varie burocrazie. In alcuni paesi i pedinamenti si fermano alle 13.30 del venerdì per il fine settimana. Da noi un carabiniere si alza persino al cenone di Natale per un appostamento. Vorrei un’ Europa federale – ha poi aggiunto Gratteri rispondendo ad una giornalista belga – in cui la polizia di ogni stato possa muoversi liberamente, senza rogatorie e perdite di tempo».
Il presidente della Commissione Morra ha poi aggiunto, sorridendo, di voler invitare Gratteri al Parlamento europeo a Bruxelles «a rompere un po’ le scatole».
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