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La Calabria è una delle regioni che spende di più nel gioco d’azzardo online: il rapporto nel “Libro nero dell’azzardo”, a cura, di Cgil, Federconsumatori e Isscon
FORSE si è portati a ritenere che si scommetta di più dove i redditi sono più alti. Se si guardano le mappe ed i diagrammi si scopre che è esattamente il contrario. La Calabria è una delle regioni che più “investe” nel gioco d’azzardo online. Anche se sono siciliane le tre province in vetta a questa sgradevole classifica, con oltre 3.200 euro per ogni residente in età 18-74 anni nel 2023, Reggio Calabria e Crotone sono subito dopo. Reggio è sesta, Crotone decima.
Per ciò che attiene ai capoluoghi di provincia, la classifica si apre con l’incredibile record di Isernia, passata nell’arco di un anno da un pur notevole 2.686 euro del 2022 a ben 4.143 euro pro capite del 2023 (classe di età 18-74 anni). A poca distanza troviamo Crotone e Reggio Calabria, quindi il terzetto siciliano composto da Siracusa, Messina e Catania.
Sono i dati che più colpiscono, in un’ottica calabrese, scorrendo le pagine del “Libro nero dell’azzardo”, a cura, di Cgil, Federconsumatori e Isscon (Istituto di studi sul consumo), un’anticipazione del report dell’Agenzia delle Accise, Dogane e dei Monopoli di Stato che contiene i dati che saranno diffusi tramite il “Libro Blu 2023”. Dati che si spiegano col fatto che l’affare del gaming è stato da tempo fiutato dalle mafie. Nella prima parte della classifica della raccolta pro capite per il 2022 si trovano tutte le regioni del Sud.
Differenze evidenti, dati opposti a quelli del gioco fisico (nella cui classifica per giocato procapite si individuano nelle prime posizioni varie regioni del nord), che non possono che essere interpretati con «la scelta delle mafie di utilizzare il gioco legale online come modalità di riciclaggio di capitali sporchi (attività diffusa anche in altri settori economici caratterizzati da forti irregolarità, come l’edilizia e i pubblici esercizi)», osservano gli analisti.
I dati sono impressionanti. Parliamo di una raccolta complessiva di 84 miliardi nel 2013, saliti a 136 miliardi nel 2022 e a 150 nel 2023. In dieci anni la raccolta è cresciuta del 78%, mentre il denaro perso dagli italiani, quasi 22 miliardi nel 2023, è cresciuto nello stesso periodo del 30%.
Dieci anni nei quali si sono registrati peraltro due anni di pandemia (che ha comportato la temporanea chiusura delle attività) ed una pesante crisi economica, che ha ridotto in modo significativo il potere d’acquisto dei salari.
Ma quanti sono 150 miliardi di raccolta? L’enormità di questa cifra potrebbe sfuggire ma bisogna rendersi conto che equivale all’89% della spesa alimentare degli italiani, pari a 5 volte l’importo della legge di bilancio 2024, mentre la spesa sanitaria nel 2023 ammonta a 131,1 mld.
E a cosa corrispondono i 22 miliardi persi nell’azzardo dagli italiani? «È come se venisse del tutto azzerato il reddito annuale netto di oltre 1.100.000 lavoratori a tempo pieno, di buon livello e anzianità, con una busta paga mensile netta attorno ai 1.500 euro».
Veniamo al caso dell’azzardo online. Sono 82 i miliardi raccolti nell’azzardo in rete nel corso del 2023; erano 49 nel 2020. In quattro anni la crescita è stata del 67%. Nel corso del 2023 ogni italiano/a tra i 18 ed i 74 anni (range nel quale si concentra la quasi totalità dei giocatori) ha “investito” in azzardo 1.926 euro.
Si gioca d’azzardo di più al Sud, dunque. Nelle aree più depresse del Paese. Campania, Sicilia e Calabria nel 2023 hanno sfondato il muro dei 2000 euro giocati online pro-capite (in Calabria il dato del 2023, in particolare, è di 2037 euro). Molise, Puglia e Basilicata sforeranno probabilmente nel 2024, secondo le previsioni. I cittadini del Veneto e del Trentino Alto Adige giocano online, pro-capite, un terzo di terzo di quanto giocato in Campania. Nel Sud e nelle Isole si spende in gioco d’azzardo esattamente il doppio rispetto al nord.
Dati che, secondo il report, si spiegano col fatto che una quota consistente dell’azzardo legale online è da far risalire, con evidenza, all’utilizzo di questo canale, da parte delle mafie, come modalità di riciclaggio di denaro di provenienza illecita. La stima prudenziale è di 16-18 miliardi, il 20-22% delle giocate complessive online. La “convenienza” è che di ogni 100 euro giocati ne tornano al giocatore mediamente 94, contro i circa 70-75% dei giochi fisici, per cui «il gioco online ha probabilmente assorbito una parte del riciclaggio esercitato nel passato».
Non solo mafie però; una parte delle anomalie nei numeri dell’azzardo può essere ricondotta alle opacità di alcuni settori economici, dove è frequente la circolazione di capitali in nero; in questo senso «andrebbero esaminati i settori dell’edilizia (con le molteplici opacità del 110%) e del turismo, con attenzione alle rilevanti somme generate dagli affitti turistici irregolari».
Ma c’è un altro fenomeno da evidenziare, nella crescita vertiginosa dei numeri dell’azzardo in remoto; ed è «l’irruzione di consumatori nuovi, che più di altri si sentono a casa propria nella Rete: i giovani».
Che fare? «Il mondo dell’azzardo non è mai stato così forte, e mai così flebile, od oscurata, la voce di chi si oppone alla pervasività dell’azzardo, alla sua estensione sempre maggiore nella società».
Federconsumatori e Cgil bocciano la recente normativa in materia di azzardo online, varata dall’attuale Governo, mentre cresce la preoccupazione rispetto alle norme annunciate in materia di azzardo fisico.« Si annunciano norme che, in nome di una uniformità di regole per gli imprenditori del settore, azzererebbero nei fatti il ruolo delle Regioni e dei Comuni, riducendo ai minimi termini i vincoli posti in materia di insediamenti, localizzazione e orari dei locali dell’azzardo. Sarebbe – è detto ancora nel report – un autentico colpo di spugna su anni di tentativi di contenere gli effetti dell’azzardo, sul lavoro di tante associazioni, della Chiesa, di tanti operatori della Sanità Pubblica, della Scuola, di migliaia di amministratori locali».
Ma c’è un altro aspetto. L’azzardo rappresenta un elemento di mantenimento, se non di accelerazione, delle disuguaglianze sociali. Il report cita una serie di studi secondo cui l’effetto del reddito sulla spesa per il gioco d’azzardo è maggiore tra le famiglie della classe operaia, meno istruite e residenti nel Sud Italia. Paradossalmente, i tassi di gioco d’azzardo sono più elevati tra i gruppi a basso reddito rispetto ai gruppi ad alto reddito.
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