Una rottura di una condotta idrica
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Acqua, in Calabria quasi la metà va sprecata
I calabresi dovrebbero contare su 504 litri d’acqua pro capite al giorno, ma la quota che riescono ad avere a disposizione non va oltre i 277 litri a testa. È il dato che si ricava dall’ultimo censimento Istat delle acque per uso civile, elaborato sui dati 2020.
Dal report si rileva che nel 2020 l’acqua immessa nelle reti di distribuzione comunali è stata pari a 346mila 367 metri cubi. A causa delle perdite, però, gli utenti finali hanno potuto disporre di 190mila 324 metri cubi di acqua erogata per usi autorizzati, comprendenti gli usi sia fatturati sia non fatturati (tra gli altri, fontanili, lavaggio strade, antincendio). La quantità d’acqua che si perde, quindi, è pari al 45,1 per cento. Un dato su cui dovrà lavorare la nuova governance dell’idrico calabrese.
A parziale consolazione, giova ricordare che la ‘performance’ calabrese per le perdite idriche non si allontana troppo dalla media nazionale, che si attesta al 42,2 per cento, in linea con il censimento precedente. E quella calabrese non è neanche la rete più ‘colabrodo’ del Paese. Peggio della Calabria infatti fanno la Basilicata, con il 62 per cento circa di perdite, e l’Abruzzo, con il 59,8.
LA DISPONIBILITÀ DI ACQUA PER PROVINCIA IN CALABRIA
La provincia con una maggiore disponibilità di acqua è quella di Vibo. Qui i residenti – pur contando su una quota pro capite più bassa in partenza (473 litri al giorno, contro i 527 di Reggio, i 507 di Catanzaro, i 499 di Cosenza, i 475 di Crotone) – nel 2020 hanno potuto contare su 300 litri d’acqua pro capite erogati al giorno, in virtù delle minori perdite (36,6 per cento).
I problemi maggiori sono nel crotonese: l’area più siccitosa della Calabria somma alla carenza di risorse idriche perdite pari al 61,6 per cento. Seguono Catanzaro (47,3), Reggio (45,9) e Cosenza (41,1). La ‘classifica’ per province non rispecchia però del tutto quella dei capoluoghi.
Se prendiamo in considerazione le città, infatti, scopriamo che è Vibo quella che registra il maggior numero di perdite: rispetto all’acqua immessa nella rete cittadina, meno della metà arriva nelle case dei residenti (o è utilizzabile per gli altri usi civili prima indicati), le perdite rappresentano il 50,9 per cento. La città più ‘virtuosa’ è Cosenza, con perdite che si attestano ora al 31,1 per cento. Crotone, Reggio e Catanzaro viaggiano tra il 46 e 48 per cento.
I DEPURATORI
Dal censimento Istat emerge anche che in Calabria nessuna città è sprovvista di servizio di distribuzione dell’acqua potabile o fognario (e in Italia il primo manca in 15 comuni, il secondo in 40). Non tutti i comuni calabresi dispongono però di depuratore: il servizio mancava nel 2020 in 50 centri, che corrispondevano al 5,3 per cento della popolazione residente (circa 100mila abitanti). In Italia il servizio pubblico di depurazione delle acque reflue urbane è completamente assente in 296 comuni, ma il dato calabrese non è il più rilevante in senso assoluto: in Sicilia il depuratore (al 2020) mancava in 79 comuni, pari a circa 636mila residenti.
Tornando alla Calabria, il dato peggiore a livello provinciale si registra a Vibo. Qui i Comuni provvisti di depuratore erano nel 2020 15, pari a quasi 32mila residenti (il 20,7 per cento della popolazione). A Reggio i Comuni provvisti di depuratore risultavano 17 (27mila 755 residenti, pari al 5,3 per cento dei residenti), mentre a Crotone pur essendo solo 6 i centri senza servizio, la fetta di popolazione coinvolta appare significativa: 24.227 residenti, il 14,6 per cento. Numeri più contenuti a Cosenza e Catanzaro, dove erano sprovvisti di depuratore, rispettivamente, 9 e 3 comuni (per un fetta di popolazione residente tra l’1,4 e il 2 per cento).
LA COPERTURA DEL SERVIZIO FOGNARIO
Dal report emerge infine un ultimo dato: pur essendo in Calabria tutti i Comuni raggiunti dal servizio fognario, non tutta la popolazione residente ha, evidentemente, gli allacci. In regione, al 2020, era coperto dal servizio l’89,9 per cento della popolazione (in linea, anzi migliore rispetto alla media nazionale dell’88,7 per cento).
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