Bettino Craxi e Giacomo Mancini
INDICE DEI CONTENUTI
- 1 IL SINDACO DI REGGIO CALABRIA
- 2 LICANDRO CANTA
- 3 LA CITTÀ DOLENTE
- 4 MANCINI NON ELETTO IN PARLAMENTO
- 5 LA MORTE DI BALZAMO
- 6 L’INTERVISTA DI MANCINI AL CORRIERE DELLA SERA
- 7 DI PIETRO CONVOCA MANCINI A MILANO
- 8 MANCINI NELLA SERIE “1992”
- 9 L’OMICIDIO AVERSA
- 10 LE INCHIESTE DI CORDOVA
- 11 A COSENZA E CATANZARO
- 12 LA STAGIONE DEI SINDACI
- 13 QUELLO CHE RESTA
NEL 1992, in Calabria, terra di malaffare politico, si aspetta che il vento del Nord alimentato dal pool dei giudici milanesi di Mani Pulite arrivi a far pulizia di corrotti e malfattori. Reggio Calabria è dilaniata da una feroce guerra di mafia ma quell‘anno si aggiungerà molto altro.
IL SINDACO DI REGGIO CALABRIA
Agatino Licandro, 36 anni, nel 1990 era diventato il sindaco più giovane della città. Figlio d’arte democristiano. La Dc da Roma cercava di mettere ordine in una città in cui avevano ammazzato Vico Ligato, il potente della città già azzoppato dallo scandalo delle lenzuola d’oro da presidente della Ferrovie dello Stato. Licandro tuona contro la ’ndrangheta in consiglio comunale e sull’Espresso. Dialoga con Leoluca Orlando, il rinnovatore. Sarà lui il Mario Chiesa di Calabria. Nel luglio del 1992, mentre da tempo incassa tangenti per grandi opere da distribuire alla politica di ogni ordine e grado, è costretto alle dimissioni su una semplice richiesta di rinvio a giudizio. In procura i magistrati Pennisi e Verzera adottano il metodo della scuola milanese. Un abuso amministrativo sull’arredo urbano della città catapulta Reggio Calabria sull’asse del Nord.
È lo scandalo delle fioriere. Un banale abuso d’ufficio. Un acquisto senza appalto di 97 milioni fa scattare gli arresti per l’intera giunta Licandro. Pochi mesi prima il sindaco era pronto a candidarsi alle politiche. Ma Forlani in testa aveva chiesto di restare in Comune: “La città ha bisogno di te”.
LICANDRO CANTA
La partitocrazia reggina è decapitata. Pds e Msi cavalcano la protesta. Accade l’imprevedibile, Agatino detto Titti collabora con la giustizia e vuota il sacco su una città corrotta fino al midollo. Il 18 settembre di quello storico 1992 gli arresti sono veramente eccellenti. Finiscono in carcere in 18. Tre ex sindaci, amministratori, ex parlamentari, consiglieri regionali, persino un giornalista. Ma i nomi eccellenti sono i manager dell’Iri-Italstat e della Lodigiani che hanno pagato le tangenti ai partiti di governo. Un miliardo in lire di cresta su un appalto di 113 per il Centro direzionale. Lo scandalo è nazionale.
Licandro in città lo apostrofano come “Titti dei Rolling Stones” per le sue cantate. Torna a lavorare in banca ma non è gradito. Neanche al Circolo di società dove tutti chiedevano favori e prebende. Licandro va via da Reggio e sparisce per anni. Patteggia la pena a pochi mesi.
LA CITTÀ DOLENTE
Licandro lascia una testimonianza imponente che è il più importante spaccato di quel tempo. Con Aldo Varano pubblica “La città dolente”. Sono le confessioni di un sindaco corrotto che ancora oggi aiutano a comprendere come si finanziava la politica. La vicenda giudiziaria finirà nel tempo in una grande bolla. Licandro ogni tanto tornerà a Reggio nel corso del tempo rilasciando interviste ai media locali. Vive lontano. Quella clamorosa vicenda a Reggio Calabria sostituisce una classe dirigente. Quella precedente passa all’oblio.
MANCINI NON ELETTO IN PARLAMENTO
In quel 1992 si vota per il rinnovo del Parlamento. Al Nord è il trionfo della Lega, si affaccia la Rete di Orlando. Si vota con la novità della preferenza unica decisa dal referendum di Mario Segni. Giacomo Mancini, pregato da Craxi, fa da capolista, per dare credibilità alla lista socialista. Dopo dieci legislature, viene clamorosamente trombato da una congiura ben orchestrata. E’ un colpo durissimo. Ma il vecchio leone sa attendere.
LA MORTE DI BALZAMO
Il 14 ottobre l’amministratore nazionale del Psi, Vincenzo Balzamo, è raggiunto da un avviso di garanzia del pool milanese. Il tesoriere viene colpito da un infarto mortale prima che inizi il processo nei suoi confronti. E’ una delle vittime di Tangentopoli.
L’INTERVISTA DI MANCINI AL CORRIERE DELLA SERA
Balzamo aveva fatto parte della corrente manciniana. L’8 novembre Giacomo Mancini rilascia un’intervista al Corriere della Sera. Difende il suo compagno e dice “Balzamo era il segretario amministrativo, ma la parte delle entrate che conosceva era quella che riguardava i grandi progetti dell’edilizia, i lavori pubblici. Ma la vastità del fenomeno, i flussi di finanziamento che hanno avuto come destinatario il Psi non sono certamente passati da Balzamo, non sono stati registrati. Li conosceva solo Craxi”.
Nella vivace pubblicistica del tempo è la notizia del giorno. Non sfugge ai magistrati di “Mani pulite”.
DI PIETRO CONVOCA MANCINI A MILANO
Dieci giorni dopo, Mancini, come persona informata sui fatti, viene convocato in Procura a Milano. A porre le domande sono Gherardo Colombo e Antonio Di Pietro. Nel verbale è documentato che Mancini conferma i contenuti dell’intervista e spiega i meccanismi di finanziamento del Psi. Un mese dopo Craxi sarà raggiunto dal primo di numerosi avvisi di garanzia a suo carico.
MANCINI NELLA SERIE “1992”
Non c’è prova provata che il verbale di Mancini abbia dato l’indizio decisivo al pool di giudici. Mancini fece opera di verità e di rivalsa politica. La questione tornerà d’attualità nel 2015, quando a Tangentopoli viene dedicata una serie di grande successo, 1992, ideata da Stefano Accorsi.
La prima serialità, che mescola verità e finzione, si chiude con Giacomo Mancini (interpretato da un per niente somigliante Pietro Biondi) che va dai giudici a denunciare Craxi.
Il Corriere è creato ad hoc, con titolo diverso. Non è quello autentico. Mancini sembra il vecchio cattivo di una trama. Abbiamo potuto ricostruire la genesi del plot con il regista della serie, Giuseppe Gagliardi, calabrese di successo. “1992’ ha avuto fior di consulenti giornalisti, da Filippo Facci a Marco Damilano. Sulla base dei loro resoconti la parte creativa ha apportato svisate inventate. Il Mancini della fiction non è quello della Storia.
L’OMICIDIO AVERSA
La Calabria del 1992 era in attesa di un riscatto messianico. Come in tutta Italia il tintinnare delle manette ai politici era molto gradito. L’anno si era aperto con l’uccisione del sovrintendente di polizia a Lamezia, Salvatore Aversa, e della moglie, Lucia Precenzano. Poche settimane dopo la “svolta” sulle indagini con la supertestimone Rosetta Cerminara. Vicenda tristemente attuale che, in quel complicato periodo, farà nascere un professionismo dell’Antimafia molto praticato da sociologhe, giornalisti e maestri del nuovo pensiero che arriva ai giorni nostri.
LE INCHIESTE DI CORDOVA
A Palmi opera Agostino Cordova. Mette sottosopra la Piana a più alta densità mafiosa della regione. Torturando un sigaro avvia inchieste sull’Enel che si intrecciano con i grandi scandali nazionali, manda i carabinieri a sequestrare facsimile dei candidati nelle case dei picciotti, scova un conto protetto a Palmi che risponde al nome di una tedesca amica del Guardasigilli dell’epoca, Claudio Martelli. Persegue la massoneria deviata. Ma quei verdetti saranno in larga parte assolutori, le inchieste a volte non sono arrivate neanche in aula.
A COSENZA E CATANZARO
A Cosenza la magistratura è attendista. Ci sono piccoli sussulti. Un assessore socialista viene pescato con i gioielli in tasca dai carabinieri. Pietro Mancini lo mette fuori. Le grandi inchieste arriveranno qualche anno dopo. Ma la tangentopoli cosentina che vede alla sbarra il senatore Franco Covello finisce con una raffica di assoluzioni. Catanzaro registra schizzi di fango per Agazio Loiero a processo per i fondi neri del Sisde. Sarà prosciolto da ogni accusa nel 2000.
LA STAGIONE DEI SINDACI
Anche Lamezia sarà scossa dal terremoto italiano. Consiglio comunale sciolto per mafia, processo per l’ex sindaco socialista. Da quelle macerie spunterà un giudice, Doris Lo Moro, che diventerà sindaco. Sarà il fattore M. Quello dei municipi. Dal 1992 nasce l’onda lunga che crea nuove maggioranze nei comuni calabresi. Argiroffi a Taurianova, la destra che alza mani pulite nella Sibaritide a Corigliano e Rossano. Un’altra donna per la prima volta porta la sinistra al potere a Paola: si chiama Antonella Bruno Ganeri. Giacomo Mancini conquista Cosenza con liste civiche.
A Reggio, sulle rovine di una città a pezzi, avanzerà e diventerà progetto realizzato la città a misura d’uomo di Italo Falcomatà. Realtà di base costruiscono un nuovo municipalismo anche a Soverato. In quei mesi si accendono i primi fuochi di rivolta dell’Enichem. Poco dopo, Crotone, la Stalingrado del Sud, darà i suoi consensi alla destra.
QUELLO CHE RESTA
Dobbiamo registrare che Tangentopoli contribuì a migliorare le nostre città, ma non le aree interne. Gli anni Novanta vedranno un ritorno di molti laureati che dopo avere studiato fuori rivitalizzeranno la Calabria. Il ceto politico si rinnova, la magistratura sarà supplente contro il grande problema criminale. Il Porto di Gioia Tauro e le università diventano poli di sviluppo. Sono passati trent’anni da Mani Pulite. In Calabria quelle sporche prosperano ancora.
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