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Fabrizio Marano, catanzarese d'origine, capo scout nazionale di Agesci

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CATANZARO – «Sarà la prima manifestazione nazionale contro la ‘ndrangheta e si terrà fuori dalla Calabria. A Milano, luogo simbolo, in cui la ‘ndrangheta opera attivamente». Parola di Fabrizio Marano, catanzarese d’origine, capo scout nazionale di Agesci, tra le associazioni aderenti alla manifestazione che si terrà il prossimo 5 luglio nel capoluogo lombardo all’insegna dello slogan “Mai più stragi”.

La mobilitazione nasce, nel trentennale delle stragi di mafia, in seguito alla scoperta del progetto di attentato ai danni del procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri. Sono salite a 130, finora, le sigle del Terzo Settore, sindacali e della società civile che hanno aderito.

Tra le associazioni impegnate a dare un segnale forte c’è l’Agesci, che rappresenta 180mila soci di cui 150mila ragazzi e 30mila capi adulti. «L’iniziativa nasce non per celebrare ma per contrastare l’isolamento dei magistrati e contrastare chi non vuole tenere conto della presenza delle mafie e in particolare della ‘ndrangheta, che in questo momento rappresenta la realtà più importante ma anche più silenziosa tra le organizzazioni criminali – spiega Marano al Quotidiano – La Calabria è un punto di riferimento ma il braccio operativo è su scala nazionale, il fenomeno è diffuso in maniera capillare nelle regioni del Centro-Nord così come al Sud, purtroppo se ne prende coscienza soltanto quando accadono fatti criminosi. Per questo, anziché celebrare, vogliamo manifestare solidarietà – spiega ancora – a un magistrato che con coraggio e grande motivazione porta avanti una battaglia importante e non sempre questo gli viene riconosciuto».

Nicola Gratteri

Quando gli si chiede se il riferimento sia alla mancata nomina di Gratteri a procuratore nazionale antimafia, quasi contestuale alla scoperta del progetto di attentato, Marano precisa: «questo piano a noi non compete, ma la magistratura calabrese, e non solo calabrese, viene messa a dura prova costantemente. Sappiamo quanto Gratteri abbia insistito per avere personale e mezzi adeguati per la Procura di Catanzaro. Inoltre, negli anni della pandemia le mafie hanno operato largamente, a livello nazionale e internazionale. Gratteri più volte ha denunciato che mafie dispongono di grandi liquidità con cui rilevano le aziende in crisi. La nostra adesione – spiega ancora – è quella di un’associazione che agisce sul piano educativo, quindi ci interessa portare tutto ciò all’attenzione dei capi di 150mila ragazzi per dare loro una speranza di crescita».

Gli fa eco Daniela Ferrara, capo guida nazionale. «La nostra partecipazione a questa manifestazione nasce perché ci interessa educare i ragazzi alla dignità della persona, al rispetto delle regole, ai valori fondamentali della democrazia che mettiamo al centro del nostro fare formazione. Oggi più che mai è necessario centrare il nostro intervento sull’educazione nei territori ed è fondamentale anche dopo la pandemia, un momento di crisi sanitaria, economica, sociale, educativa. Il nostro ruolo è anche quello di essere collante sociale in un momento particolarmente difficile».

Daniela Ferrara, capo guida nazionale

Anche lei, come Marano, viene dal Sud, dove l’impegno sociale acquista un significato particolare. Trent’anni fa c’era a un incontro con Borsellino. «A quasi un mese dalla morte di Falcone chiedemmo a Borsellino cosa fare, e lui rispose: “noi arrestiamo i padri, voi educate i figli”. Questo è il nostro stile educativo, che mette al centro i ragazzi e che ci porta ad essere presidio di legalità nei territori».

Ma l’impegno è su e giù lungo lo Stivale. «Rappresentiamo tutta l’Italia, certo il Terzo Settore al Sud ha sensibilità diversa perché vive sulla propria pelle le difficoltà ma oggi il fenomeno mafioso è ovunque, coinvolge tutto il Paese», osserva Marano.

Quello che si dice spesso nei convegni sulla legalità, e cioè che il contrasto alle mafie non può essere delegato soltanto a magistratura e forze dell’ordine poiché è fondamentale agire sul piano culturale, l’Agesci lo mette in pratica. Di un progetto che ha coinvolto ragazzi di tutt’Italia è particolarmente orgogliosa Ferrara. «Abbiamo sperimentato come progettare un’azione di cambiamento, un’esperienza educativa di grande valore che inizia facendo analisi d’ambiente. Questa è la strada che dobbiamo percorrere insieme ai ragazzi, l’azione di cambiamento va svolta insieme per costruire comunità aperte. Ed essere attori di cambiamento nei territori».

La mobilitazione nel giro di pochi giorni di una realtà così vasta è significativa. Marano ne è convinto. «La maturazione di una cultura e di una coscienza, nella società civile e nella Chiesa, è la prima risposta ai fenomeni mafiosi che cercano di disgregare e isolare. Qualsiasi realtà criminale porta a un isolamento. L’esempio di questa mobilitazione è un catalizzatore importante, una scuola di cittadinanza molto alta».

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Fabio Grandinetti

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