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Il Porto di Tropea

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Dall’operazione Olimpo emergono sempre più dettagli, per lavorare al porto di Tropea il clan La Rosa chiedeva un pagamento di 10 mila euro

VIBO VALENTIA – Diecimila euro sarebbe stata la somma estorta all’imprenditore Aristide De Salvo quale corrispettivo della protezione garantita alle attività imprenditoriali direttamente a lui riconducibili all’interno del porto di Tropea. Una circostanza, questa, che vede accusati Antonio La Rosa, Domenico Polito (considerati gli ideatori del proposito criminoso) e Fernando La Monica (quale intermediario).

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La vicenda ha la sua genesi dopo la querela formalizzata alla polizia dalla vittima – socio di maggioranza della “Porto di Tropea Spa” e amministratore delegato. Nell’atto specificava che fin dal mese di giugno del 2018 era stato “avvicinato da La Monica, responsabile del ristorante “Marina Yacht club”, sito all’interno del porto. Questi gli aveva proposto e suggerito di “attivarsi” per non subire attentati da parte della criminalità organizzata. La Monica avrebbe offerto la propria disponibilità a fungere da intermediario in quanto conosceva le persone che gravitavano nell’ambito criminale, ribadendogli anche più volte di «non scherzare con queste persone in quanto era gente pericolosa».

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OLIMPO, LE PRETESE DEI LA ROSA PER LAVORARE AL PORTO DI TROPEA

L’imprenditore, ad una prima rassicurazione intervenuta già nell’agosto 2018, precisava come poi fosse subentrata una più concreta richiesta di denaro da corrispondere nel settembre 2018. Richiesta quantificata da Lamonica nell’importo di euro 10.000 euro, da versare in due tranches di pari importo «facendo finta che stavamo pagando uno stipendio». A quel punto l’imprenditore aveva prelevato la somma di 5.000 euro dall’incasso del ristorante “Officina del Pesce” di Catanzaro Lido. Tuttavia, alla seconda presunta richiesta estorsiva, arrivata a gennaio del 2019 e relativa alla seconda tranche, Di Salvo si era rifiutato di corrispondere l’importo e aveva dichiarato di voler denunciare l’accaduto.

A sostegno della denuncia della parte offesa una intercettazione tra Polito e La Rosa. Nel corso della conversazione si faceva riferimento all’importo che complessivamente avrebbe dovuto essere versato, pari a 60mila euro.

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A La Monica gli inquirenti contestano poi una tentata estorsione sempre in danno di Di Salvo. Questo perché, dalla denuncia presentata dalla vittima, emergeva come l’indagato avesse fatto cenno anche alla circostanza che presso il porto di Tropea avrebbe dovuto essere ormeggiato per un lungo periodo un gommone «di alcune persone pericolose legate allo stesso ambiente criminale degli interlocutori precedenti». La società amministrata da Di Salvo avrebbe dovuto stipulare un regolare contratto, per l’importo di 3.000 euro, che sarebbe stato inizialmente onorato dagli interessati, ai quali però la somma avrebbe dovuto essere restituita in contanti in data postuma. L’imprenditore, tuttavia, rifiutava sin da subito tale richiesta.

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LE PRETESE SUGLI ORMEGGI AL PORTO

Successivamente la parte offesa precisava di aver stipulato – nel gennaio 2019 – un contratto di ormeggio con Alessandro De Benedetto e che dopo la stipula, Roberto Verdiglione, direttore del porto, lo aveva informato della richiesta avanzata dallo stesso contraente, finalizzata a sostituire l’imbarcazione inizialmente indicata aggiungendo che De Benedetto si era presentato al porto unitamente ad uno dei La Rosa, di cui non faceva il nome ma che descriveva come «la peggior persona che potesse presentarsi al porto». Solo successivamente l’imprenditore sarebbe, quindi, venuto a conoscenza del fatto che erano stati versati solo mille euro del canone di ormeggio previsto. In tal modo restando ancora da incassare la parte residua concordata.

OLIMPO, I LA ROSA E IL GOMMONE AL PORTO DI TROPEA

Gli inquirenti hanno riscontrato tali dichiarazioni in una conversazione captata il 7 settembre 2018 tra Antonio, Francesco e Domenico La Rosa nella quale si parlava proprio di Di Benedetto e della sua intenzione di comprare un gommone e parcheggiarlo al porto (FRANCESCO: mò un motoscafo vuole comprarsi coso, 15 mila euro; DOMENICO: il genero tuo?; TONINO: si; FRANCESCO: un gommone … lui ha detto … mille euro dopo li vuole per tenerlo al porto e sono 16 mila).

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Il discorso veniva ripreso il successivo 8 agosto 2019 allorquando Polito Domenico si confrontava con Antonio La Rosa. Nell’incontro i due hanno affrontato il tema dei gommoni da impiegare ad uso turistico e dei guadagni che ne sarebbero potuti scaturire, facendo cenno al mancato conseguimento della patente nautica ad opera del “marito di Cristina” riconducibile a De Benedetto.

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