X
<
>

Un radar meteo

Share
3 minuti per la lettura

CATANZARO – Il radar, pagato dalla Regione Calabria, si trova in Germania, presso la sede dell’azienda costruttrice. In Calabria, invece, resta il danno erariale di 1,7 milioni di euro, anche se il finanziamento perso ammonta a circa tre milioni. Per questo la Corte dei Conti (il collegio era composto da Rita Loreto, presidente, Natale Longo, consigliere relatore, e Sergio Vaccarino) ha condannato quattro dirigenti regionali.

Sotto accusa, per la mancata realizzazione di una stazione meteorologica della Protezione civile finanziata con fondi europei Por, sono finiti Giampiero Gentile, di 76 anni, di Praia a Mare; Luciano Matagrano (68), di Catanzaro; Giuseppina Antinella Sette (50), di Vibo Valentia; Salvatore Umberto Mazzeo (56), di Reggio Calabria.

Il danno contestato dal sostituto procuratore generale Maria Gabriella Dodaro riguardava la mancata realizzazione dell’opera per la quale l’Ue aveva concesso un finanziamento di circa tre milioni. L’opera è stata realizzata soltanto parzialmente e non è mai stata completata. Oggi, di fatto, è inutilizzabile.

Risale al 2002 la proposta, avanzata dal Presidente del Consiglio dei ministri alla Regione, di partecipare al progetto della rete radar. Dopo una complessa trafila burocratica, si arriva, nel 2007, alla convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei ministri (dipartimento della Protezione civile) e la Regione che prevede, sulla base del progetto dell’Ati Selex Damat, l’installazione sul monte Pecoraro, il più alto delle Serre vibonesi, a Mongiana.

«Incomprensibile» secondo la Procura regionale è la comunicazione del responsabile della misura che, a un certo punto, il 15 gennaio 2008, manifesta la volontà di stralciare le infrastrutture dalla negoziazione in atto, ritenendo congruo un ribasso del 10 per cento, prevedendo che comunque il termine di ultimazione dei lavori rimanga fissato in 15 mesi.

Di conseguenza l’Ati presenta una nuova offerta per le infrastrutture, che poi passa. Alla consegna dei lavori il sito viene individuato nel territorio di Serra San Bruno e soltanto il 13 marzo 2009 la Protezione civile regionale chiede al dipartimento Ambiente della Regione il rilascio della valutazione di incidenza sul progetto. Ma l’ente Parco naturale delle Serre, il 17 aprile 2009, esprime diniego di nulla osta, poiché il progetto ricade in “zona A”, di riserva integrale, dove è vietato qualsiasi intervento edilizio.

Dopo un avvicendamento dei responsabili della linea di intervento per la realizzazione del radar, il dirigente generale dell’Autorità di audit della Regione, Francesco Tucci, stila un report nel quale rileva molteplici criticità (anche riguardo al ricorso alla procedura negoziata) e carenze documentali relative alla mancanza dei progetti e dei pareri necessari, concludendo dunque con esito negativo. La Regione revoca il verbale di aggiudicazione in autotutela e la vicenda finisce al Tar, col ricorso dell’Ati che viene accolto.

Arriviamo al 2014, quando il dirigente del settore Protezione civile, Ernesto Forte, ritenuto non superabile il diniego espresso dal Parco delle Serre, chiede un incontro con il Dipartimento nazionale di Protezione civile per reperire un nuovo sito, poi individuato nella località Gambarie, a Sant’Eufemia di Aspromonte. Passa un anno soltanto per indire la conferenza di servizi in relazione all’individuazione del secondo sito, rivelatosi poi inidoneo.

Intanto i pagamenti alla ditta continuano ad essere erogati. Sta di fatto che l’opera, che doveva essere realizzata nell’ambito del Por Calabria 2007-13, non è stata ad oggi ultimata e non è più attuabile essendo ormai venuta meno la copertura finanziaria, mentre il radar già pagato dalla Regione Calabria si trova inutilizzato presso la sede della Selex in Germania.

Le responsabilità di dirigenti e funzionari della Regione e, in particolare, del responsabile del procedimento (Gentile) e del direttore dei lavori (Matagrano), è riconducibile, sempre secondo la ricostruzione del sostituto procuratore generale Dodaro, all’incapacità, nel corso di nove anni, di individuare un’area idonea per l’ubicazione dell’impianto ed al conseguente inutile pagamento all’Ati aggiudicataria.

Un altro paradosso nella Calabria degli sprechi poiché, in seguito a varie inadempienze e negligenze, non è ancora disponibile uno strumento indispensabile per prevenire alluvioni ed eventi meteorologici disastrosi. In Calabria ne sappiamo qualcosa, all’inizio di ogni autunno.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE