Andrea Agnelli
3 minuti per la letturaDUE anni e mezzo di inibizione e multa di 50mila euro. Il procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, usa la mano dura nei confronti del presidente della Juventus, Andrea Agnelli, nell’ambito del processo sportivo di primo grado sul cosiddetto “caso biglietti”.
Dopo la prima udienza del 26 maggio (prima della finale di Champions a Cardiff) e i tentativi falliti delle parti per arrivare a un patteggiamento, il procedimento a carico del numero 1 del club bianconero per i rapporti non consentiti con i tifosi è entrato oggi nel vivo con le richieste di condanna formulate dalla procura davanti al Tribunale federale nazionale presieduto da Cesare Mastrocola. Oltre alla maxi-inibizione di Agnelli, deferito per la presunta violazione degli articoli 1 bis (lealtà sportiva) e 12 (rapporti con i tifosi), Pecoraro ha chiesto di sanzionare la Juventus con due gare a porte chiuse più la chiusura della sola curva Sud per un’ulteriore partita e 300mila euro di ammenda. Per Francesco Calvo, all’epoca direttore commerciale del club torinese, sono stati chiesti 6 mesi di inibizione e una multa 10mila euro di ammenda.
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Per Alessandro Nicola D’Angelo, security manager della Juve, inibizione di due anni e ammenda di 10mila euro. Per Stefano Merulla, responsabile del ticket office, inibizione di un anno e 6 mesi e ammenda di 10mila euro.
La sentenza di primo grado arriverà entro 10 giorni, dopodiché Agnelli e la Juve avranno una settimana di tempo per presentare ricorso alla Corte federale d’appello.
“Se puntiamo alla assoluzione completa? Beh, certo”, ha detto il legale di Agnelli, Franco Coppi, al termine del dibattimento durato poco meno di due ore (per la Juventus era presente anche l’avvocato Luigi Chiappero).
“Una richiesta pesante? La procura fa il suo mestiere, in genere non siamo abituati a fare previsioni, se un mese o l’ergastolo. Importante qui è contrastare gli argomenti dell’accusa”, ha aggiunto il legale. Il procedimento sportivo nasce alla luce di quanto emerso nell’inchiesta penale “Alto Piemonte” di Torino sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva allo Juventus Stadium e conclusasi con la condanna in primo grado a 7 anni e 9 mesi di Rocco Dominello, ultrà bianconero accusato tra l’altro di aver permesso alla criminalità organizzata di inserirsi nel business del bagarinaggio.
Nell’ambito del procedimento sportivo, ad Agnelli viene rivolta l’accusa di avere riservato una quantità ben oltre il consentito di biglietti ai gruppi della tifoseria organizzata. Biglietti che, come sostenuto dallo stesso Pecoraro nella sua audizione davanti alla Commissione Antimafia, “sono stati distribuiti anche a persone legate alla criminalità”, che l’avrebbero quindi finanziata con gli introiti del bagarinaggio.
Se le richieste della procura saranno accolte dal tribunale Figc, Agnelli non potrà esercitare le proprie funzioni di presidente e in caso di condanna definitiva in terzo grado superiore a un anno non potrà ricoprire cariche federali come previsto dall’articolo 29 dello Statuto. Per quanto riguarda l’Eca, l’associazione europea dei club che lo ha appena eletto presidente, Agnelli non correrebbe alcun rischio trattandosi di un ente privato. La sua posizione sarebbe invece più complicata in seno alla Uefa dove potrebbe essere costretto a rinunciare temporaneamente alla poltrona nell’Esecutivo, che gli spetta di diritto dopo la sua elezione alla guida dell’Eca.
La trasmissione al governo europeo del calcio della condanna da parte della Figc non è obbligata, ma potrebbe diventarlo nel caso in cui il Tfn dovesse accogliere la richiesta presentata oggi dalla procura federale di estendere tutte le sanzioni in ambito Uefa e Fifa.
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