Francesca Immacolata Chaouqui
3 minuti per la letturaCITTA’ DEL VATICANO – Dopo oltre 5 ore di camera di consiglio i giudici del tribunale del Vaticano hanno emesso la loro sentenza con riferimento al caso Vatileaks 2 sulla diffusione di documenti riservati alla stampa.
I magistrati vaticani hanno disposto condanne per monsignor Lucio Vallejo Balda e per la calabrese Francesca Immacolata Chaouqui mentre è stato assolto Nicola Maio. Dichiarato il difetto di giurisdizione per i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi.
Il commento di Chaouqui, affidato a Facebook, è stato «Ho vinto. Assolta dal reato di divulgazione di documenti riservati. Assolta dall’associazione a delinquere per non aver commesso il fatto. Condannata per il concorso per aver aiutato Balda. Falso ma sinceramente non mi importa. Era un atto politico dovuto. Il Papa ora sa che non l’ho tradito. Ho affrontato l’inferno pur di dimostrarlo ma ci sono riuscita alla fine. Ora torno alla vita di sempre. Al mio lavoro, alla mia famiglia. Io, Corrado e Pietro Elijah Antonio. La verità vince sempre, questa volta non è stata da meno».
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Nel dettaglio, il tribunale ha riconosciuto per i giornalisti Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi la propria non competenza territoriale; mons. Lucio Vallejo Balda, Francesca Chaouqui e Nicola Maio sono stati assolti dal reato associativo. Maio anche dal reato di divulgazione di documenti mentre per quest’ultimo reato Vallejo è stato condannato a 18 mesi di reclusione, Chaouqui a 10 mesi con pena sospesa.
Il Tribunale presieduto da Giuseppe Dalla Torre, pronunciando la sentenza alle 17.20 “in nome di Sua Santità Papa Francesco”, ha stabilito la propria non competenza giuridisdizionale sui reati contestati a Nuzzi e Fittipaldi, commessi eventualmente fuori dall’ambito vaticano e non essendo loro pubblici ufficiali della Santa Sede, tenuto conto anche della «sussistenza, radicata e garantita dal diritto divino, della libertà di manifestazione del pensiero e della libertà di stampa nell’ordinamento giuridico vaticano». Gli altri tre imputati sono stati assolti dall’accusa di associazione a delinquere «per non aver commesso il fatto». Nicola Maio assolto anche dal concorso e dall’istigazione (anche se non contestata) nella divulgazione di documenti «per non aver commesso il fatto». Sempre per la divulgazione di documenti, considerate le aggravanti e le attenuati, mons. Vallejo è stato condannato a 18 mesi di reclusione. La Chaouqui, riconoscendo che non ha divulgato personalmente documenti ma per il concorso con Vallejo, anche qui tenendo conto delle aggravanti e delle attenuanti, è stata condannata a dieci mesi di reclusione, con pena sospesa per cinque anni. Sia mons. Vallejo che Francesca Chaouqui dovranno rifondere le spese processuali.
Dal canto suo l’avvocato difensore di Immacolata Chaouqui ha sostenuto che la sentenza è stata «equa e saggia nonostante la condanna. Il verdetto è stato soddisfacente – evidenzia Sgrò – nonostante la condanna a dieci mesi. Il punto è che le accuse per i reati principali sono cadute». A detta del legale della Chaouqui, la sentenza del Tribunale vaticano è stata di «grande saggezza. I giudici hanno guardato in faccia i fatti e questo è ciò che più importante e che fa dire che siamo in presenza di una sentenza saggia». Al momento della lettura del dispositivo, in aula, come racconta l’avvocato Sgrò, «né lacrime né applausi. Ma una grande tensione perché è stata molto sentita». Per quanto riguarda un possibile appello «C’è ancora qualche giorno per riflettere, vedremo».
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Proprio riguardo l’appello il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha chiarito che «le motivazioni della sentenza verranno depositate nelle prossime settimane e potranno essere conosciute. Vi sono ora tre giorni di tempo perché gli imputati possano proporre appello».
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