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ROMA – Giunge alla fase definiva il processo scaturito dall’operazione Minotauro sull’infiltrazione della ‘ndrangheta in Piemonte scattata nel 2011 (LEGGI). La Corte di Cassazione, infatti, si è pronunciata sul filone principale dell’inchiesta dopo la sentenza di appello emessa il 28 maggio dello scorso anno (LEGGI) sostanzialmente confermando il verdetto di secondo grado.
La Suprema Corte ha infatti confermato le condanne definitive per 23 imputati, tra i quali anche Nevio Coral, ex sindaco di Leini condannato a otto anni per concorso esterno, e ha disposto alcuni annullamenti con rinvio.
I supremi giudici hanno inoltre derubricato l’accusa di voto di scambio in quella meno grave di reato elettorale per Giovanni Macrì, difeso dal professore Francesco Dassano, e per effetto estensivo anche nei confronti di Antonino Battaglia, l’ex segretario comunale di Rivarolo. Per questi ultimi due, la pena dovrà essere rideterminata dalla Corte di Appello di Torino che aveva pronunciato il verdetto di secondo grado.
Uno solo degli imputati, Giuseppe Mastromatteo, è stato assolto dalla Cassazione «per non avere commesso il fatto». Per Saverio Napoli, sono state annullate le sentenze di primo e secondo grado con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di Torino.
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Un nuovo dibattimento d’appello si terrà nei confronti di Domenico Agresta, Salvatore Demasi (il boss accusato di essere l’interlocutore di alcuni politici), Valerio Ierardi, Rosario Marando, Giuseppe Nirta e Domenico Portolesi: è l’effetto di un verdetto delle Sezioni Unite dello scorso 28 aprile che impone di riascoltare in aula le dichiarazioni dei pentiti che hanno portato alle condanne ribaltando i proscioglimenti di primo grado.
Per Benvenuto Praticò diviene definitiva e «irrevocabile» la condanna, eccetto in relazione ai reati di cui ai capi 63 e 64. La relativa pena sarà rideterminata dalla Corte di Appello di Torino che dovrà fare la stessa cosa, al ribasso, per Marco Zingarelli al quale è stata tolta l’aggravante del metodo mafioso. Oltre alla condanna per Coral, sono diventate definitive, per effetto del verdetto emesso questo pomeriggio dalla Sesta sezione penale, presieduta da Franco Ippolito, anche le condanne per Bruno Trunfio, ex assessore del Comune di Chivasso, per Nicodemo Agostino, Vittorio Bartesaghi, Gaetano Cortese, Vincenzo Femia, Nicodemo Ientile, Nicola Macrina, Stefano Modafferi, Antonino Occhiuto, Antonio Papalia, Vito Pollifroni, Antonio Romano, Natale Romeo, e Giovanni Vadalà.
Tutti i loro ricorsi sono stati «rigettati». Tutti sono stati condannati a pagare le spese processuali e a rifondere all’Associazione ‘Liberà di don Ciotti, costituitasi parte civile con l’avvocato Enza Rando, oltre settemila euro di spese processuali. Sono stati invece dichiarati «inammissibili», con condanna definitiva, i ricorsi di Cosimo Arena, Francesco Direda, Franco Lo Surdo, Francesco Napoli, Antonio Pagliuso, Bruno Raschillà e Stella Raso: ciascuno di loro deve pagare 1.500 euro alla Cassa delle Ammende.
È stato dichiarato inammissibile anche il ricorso del Procuratore generale di Torino contro le assoluzioni di Giuseppe Camarda, Cosimo Catalano, Vincenzo Ciano, Vincenzo Commisso, Vincenzo Antonio Fazari, Angelo Giglio, Valerio Ierardi, Giuseppe Mangone, Antonio Marando, Gaetano Napoli, Aldo Nigro, Antonino Occhiuto, Giovanni Turrà, Antonino Versaci e Francesco Ursino. Parte civile nel processo si sono costituite anche la Regione Piemonte, la provincia di Torino, il Comune di Torino, i comuni di Violpiano, Leini, Chivasso e Moncalieri
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