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Calabria, terra dell’economia sommersa con il più alto tasso di evasione a fronte del reddito pro capite dichiarato più basso d’Italia


L’evasione fiscale rappresenta una delle piaghe più dolorose per i conti dello Stato, nonostante il buon risultato dell’anno passato contrassegnato da un recupero di 24,7 miliardi, 4,5 in più rispetto al 2022 (+22%). Ma la somma complessiva dell’evasione si attesta comunque sugli 83 mld di euro, cifra che basterebbe per pagare tutti gli interessi sul debito pubblico italiano. Una sindrome cronica, quella di non pagare le tasse di cui è affetta una consistente parte di italiani, e a cui, come i numeri testimoniano, i governi, nel tempo, non hanno mai saputo o voluto, per più o meno smaccate “empatie elettorali”, porre reale rimedio con azioni di contrasto efficaci.

In Calabria, poi, il mancato pagamento delle tasse, dei tributi, dei contributi previdenziali (leggi lavoro nero o irregolare) e l’omesso o il parziale versamento dell’Iva (tax gap intorno al 30%) assumono una connotazione allarmante. In un territorio già duramente provato da condizioni economiche difficili e dalla forte e pervasiva presenza della criminalità organizzata, l’evasione fiscale non solo priva la regione di risorse preziose ma aggrava le disuguaglianze sociali, contribuendo a una situazione di diffuso disagio.

IL PIL PRO CAPITE PIU’ BASSO E L’EVASIONE FISCALE PIU’ ALTA D’ITALIA

I due dati, Pil pro capite più basso d’Italia ed evasione fiscale più alta del Paese, che possono sembrare contrastanti, in realtà sono le facce della stessa medaglia. E i numeri lo confermano. Nei giorni scorsi abbiamo chiesto conforto all’Agenzia delle Entrate, scrivendo al competente ufficio stampa. La risposta è stata cortese ma piuttosto lapidaria: “L’Agenzia non fornisce questo tipo d’informazioni di dettaglio, inoltre in questo momento non sono previste interviste con la stampa”. Insomma nessuna disponibilità, al netto di un gentile invito ad un “utile controllo” su quanto contenuto nell’ultima “Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva” del Mef.

E allora vediamo i numeri, partendo proprio dal Pil pro capite che, nel 2023, in Calabria si è attestato a circa 18.500 euro (la Lombardia è a 39.700 e la provincia autonoma di Bolzano addirittura a 48.100 euro), il più basso tra tutte le regioni italiane e ben al di sotto della media nazionale, che è di circa 29.500 euro (Istat, “Conti economici territoriali” 2024). Questa cifra riflette una realtà economica difficile e di non semplice lettura se confrontata con il fenomeno dell’evasione fiscale nella regione. Dalla Calabria, con un Pil pro capite così ridotto, ci si aspetterebbe un’evasione fiscale più contenuta. Ma i numeri dicono il contrario e cioè che la nostra regione ha il più alto tasso di evasione fiscale d’Italia, vicino al 20%. Sembra di capire che non siamo solo di fronte al disagio economico, ma anche ad un’economia parallela che sfugge al controllo delle autorità fiscali.

L’EVASIONE E L’ECONOMIA SOMMERSA DELLA CALABRIA

Secondo stime recenti, infatti, l’economia sommersa in Calabria, dov’è maggiore l’uso del contante rispetto al resto d’Italia, potrebbe rappresentare oltre il 22% del totale (quella media in Italia è poco sotto al 12%), traducendosi in miliardi di euro di mancato gettito per l’erario. Questo significa che una parte consistente delle attività economiche avviene al di fuori dei circuiti ufficiali, privando lo Stato delle risorse necessarie per migliorare le infrastrutture e i servizi pubblici, peraltro reclamati a gran voce anche dai contribuenti infedeli.

Il fenomeno del sommerso, secondo quanto sostengono le stime più accreditate, colpisce diversi settori della debole economia calabrese. Vediamo quali. Commercio e servizi: l’evasione in questo settore rappresenta circa il 42% del totale, con una percentuale di irregolarità che raggiunge il 62% degli accertamenti.
Edilizia: qui c’è una quota di economia sommersa pari al 32%, con un tasso di irregolarità intorno al 57%.
Agricoltura: il settore è meno toccato dal fenomeno con un 16% di economia sommersa e un tasso di irregolarità del 52%.

Va anche sottolineato che esiste anche una connessione preoccupante tra evasione fiscale, economia sommersa e criminalità organizzata. Le organizzazioni criminali, poi, non solo evadono le tasse ma possono anche infiltrarsi nelle imprese lecite, riducendone la trasparenza economica.
Le forze dell’ordine (Gdf in testa) lavorano duramente per contrastare l’evasione fiscale connessa alle attività della criminalità organizzata. Il risultato operativo è significativo: nel 2023, nella nostra regione, il valore complessivo dei sequestri e delle confische effettuate nell’ambito delle operazioni contro le cosche ammonta a oltre 350 milioni di euro.

LE CATEGORIE PIU’ COINVOLTE

Secondo il Rapporto annuale 2024 dell’Agenzia delle entrate, in Calabria, le categorie che risultano maggiormente coinvolte nell’evasione fiscale sono: Professionisti e Lavoratori autonomi. Rappresenterebbero circa il 35% dell’evasione fiscale regionale. Questo gruppo include avvocati, medici, ingegneri, e altri professionisti. Il 30% dell’evasione fiscale è attribuito a piccole e medie imprese, soprattutto nei settori del commercio al dettaglio, della ristorazione e delle costruzioni. L’evasione nel settore agricolo ammonterebbe invece a circa il 20% del totale a cui contribuisce pesantemente il ricorso a manodopera irregolare. Circa il 15% dell’evasione fiscale, infine, è legata all’edilizia, un settore vulnerabile a pratiche di lavoro irregolare e sottofatturazione.

È giusto sottolineare, infine, come anche in Calabria c’è chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo. A riguardo, secondo il Rapporto economico 2024 del Mef, l’Irpef è pagata in gran parte da dipendenti pubblici, privati e pensionati, che rappresentano circa il 70% del totale dei contribuenti. Queste categorie, da sole, contribuiscono al 75% del gettito Irpef complessivo della regione. Un dato davvero inaccettabile che cristallizza un’ingiustizia eclatante e indegna di uno stato di diritto. L’enorme massa di economia sommersa ci dice che una parte considerevole di imprese e liberi professionisti non partecipa alla fiscalità generale come dovrebbe o, addirittura, sia completamente sconosciuta al fisco (15% della popolazione attiva) finendo per creare una condizione di manifesta concorrenza sleale ai danni dei titolari di partita Iva che invece pagano le tasse con regolarità rispettando la legge.

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